Se ne è andata Inge Feltrinelli a 87 anni. Un’istituzione dell’editoria italiana, autentica testimone della cultura del Novecento. In suo onore oggi alle 19 in tutte le librerie Feltrinelli d’Italia sarà intonato il celebre valzer del Gattopardo, scritto da Giuseppe Verdi, immortalato nel film di Visconti tratto dal romanzo di Tomasi di Lampedusa che proprio la casa editrice Feltrinelli fece conoscere al grande pubblico. E anche la Buchmesse di Francoforte, il prossimo 10 ottobre, la ricorderà nel padiglione italiano.
La sua figura emerge imponente nei ritratti delle ultime ore che sono rimbalzati su tutti i giornali e i media. Su Twitter #IngeFeltrinelli è stata anche trend topic nella mattinata di ieri. Lettori, scrittori, giornalisti, editori hanno voluto tributarle un omaggio, ricordarne un particolare, sottolinearne l’impegno e la passione. “I libri sono tutto. I libri sono la vita” è la frase-manifesto che sintetizza quella che è stata la missione della sua vita.
Dal comunicato ufficiale della casa editrice si legge: «Fonte quotidiana di ispirazione per le attività dell’intero gruppo, Inge Feltrinelli è stata la guida più esigente e lo sguardo più innovativo, l’entusiasta promotrice di nuove attività come la diga più invalicabile a difesa dell’indipendenza e dell’autonomia della cultura e di tutte le manifestazioni di pensiero libero».
Inge Schönthal Feltrinelli è stata un personaggio decisivo nella promozione della cultura e dei libri nel nostro Paese, dagli anni Sessanta in poi. Figlia di ebrei tedeschi immigrati dalla Spagna ha da subito manifestato uno spirito internazionale, una visione del mondo aperta e contemporanea. Il matrimonio e sodalizio con Giangiacomo, fondatore della casa editrice nel 1954, ha ampliato e consolidato un orizzonte costellato già da numerosi interessi e attività: fotoreporter e giornalista attenta e curiosa, colleziona alcuni scatti che le danno notorietà, riuscendo a fotografare personaggi del calibro di Greta Garbo, Elia Kazan, John Fitzgerald Kennedy, Winston Churchill. Questa sua ricca esperienza le consentì di svolgere il ruolo di editrice nel migliore dei modi, guadagnandosi l’appellativo di “The Queen of Publishing” (“La Signora dell’Editoria”), in un mondo allora fortemente declinato al maschile. La sua è una biografia esaltante, dove il confine tra la vita e il romanzo sembra essere abbastanza sottile, in cui tuffarsi per riconoscere i segni di un’esistenza vissuta con pienezza. Non sono mancati momenti tragici, come la morte del marito Giangiacomo nel 1972, e difficili, come la necessità di portare avanti la casa editrice, con un’impronta e uno stile inconfondibili. Il suo fiuto da talent scout ha consentito a noi di conoscere grandissimi personaggi e autori del Novecento.
Amos Oz la definì “Un vero vulcano di idee, curiosità, gentilezza”, qualità che non hanno fatto altro che arricchire una personalità già straordinaria che si è spesa sempre fino all’ultimo, che non lesinava sorrisi e belle parole a coloro che incontrava e che, soprattutto, credeva fermamente in tutto ciò che faceva e nel ruolo dei libri nella nostra società.