Indignati, arrabbiati, demoralizzati, propositivi: voce al popolo dei 30-40enni, “generazione sotto scacco”

scritto da il 21 Febbraio 2018

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Avete scritto e commentato in tanti: indignati, arrabbiati, propositivi, demoralizzati, pieni di idee e richieste. Siete il popolo dei trenta-quarantenni, la generazione che lo studioso Mario Morcellini, già prorettore all’università Sapienza e oggi anche commissario Agcom, ha definito in un’intervista a Alley Oop – Il Sole 24 Ore “sotto scacco. Un articolo che ha suscitato tante reazioni ed emozioni. E in tanti, infatti, avete scritto per far sentire la vostra voce, la vostra storia. La generazione 30-40 è stata la più penalizzata dalla flessibilità del lavoro e dalla crisi economica che ha investito il nostro Paese negli ultimi anni. E’ la generazione che sta pagando il prezzo più alto in termini psicologici ed economici. E’ la generazione che oggi, alla vigilia delle elezioni, chiede una risposta alla politica, a quanti hanno o avranno potere decisorio, richiamando attenzione sul caso. Pretendendo di non essere ignorati dal dibattito. Ma ora lasciamo a voi la parola, scusandoci, per dovere di sintesi, di poter riportare solo una piccola parte dei vostri numerosi commenti.

pexels-photo-265651“Ci siamo laureati, specializzati, abilitati, salvo poi entrare in un mondo professionale che, di fatto, ci ha chiuso le porte in faccia, pretendendo il pagamento di elevati contributi previdenziali pur in assenza di un effettivo guadagno”. A parlare è Nina86, esponente della “lost generation” che però non si arrende: “mentre i nostri coetanei negli altri Paesi europei mettevano su figli e famiglia, abbiamo continuato a studiare ogni sacrosanto giorno“.

Da Chiara, psicologa a psicoterapeuta quarantenne, arriva l’appello ai politici perché “sono loro che hanno il potere di cambiare le cose”: Nel leggere questo articolo – afferma – mi sento compresa e fa tanto bene, finalmente qualcuno che con competenza di parola ha scritto un articolo che è allo stesso tempo denuncia e forte sprone a chi si occupa di politiche del lavoro …si riaccende la speranza ma allo stesso tempo, nel leggere, ho sentito paura …tanta paura di essere ancora una volta tagliata fuori! Eh sì perché avevo 30 anni quando quelli ad essere agevolati nell’ingresso nel mondo del lavoro erano quelli che avevano meno di 28, poi ne avevo 32 quando il limite era quello dei 30, poi ne avevo 35 quando le agevolazioni erano per gli under 32. Adesso di anni ne ho 41 e fra otto giorni ne compio 42. La mia vita sta passando nella precarietà lavorativa più assoluta. Nel frattempo ho studiato e studiato e studiato ancora”. E conclude:Si sveglino dunque i politici e coloro che al governo del nostro Paese hanno il potere di cambiare le cose!”

night-office-shirt-mailC’è poi chi il lavoro ce l’ha, ma è stato colto impreparato dalla differenza riscontrata tra le difficoltà dell’ oggi  e il modus vivendi delle generazioni precedenti: “Il lavoro – racconta un ingegnere 39enne – me lo sono creato, nessuno me l’ha dato. La cosa che mi lascia l’amaro in bocca è che per avere un tenore di vita paragonabile a quello che avevano i miei genitori, due persone serie con un lavoro comune, oggi sia necessario un impegno decisamente molto superiore. Questo nessuno me l’aveva detto, a questo non ero assolutamente preparato”.

Salvatore, papà di un ragazzo di 33 anni precario, avanza una proposta, quella di stilare un ‘Manifesto-appello’ che raccolga le richieste della generazione “sotto scacco” e delle loro famiglie: “Siamo i genitori di giovani tra 30 e 40 anni nella totale disperazione perché assistiamo ad un suicidio di massa di giovani altamente preparati, laureati, studiosi, master ed altro, abilitati, avvocati etc. Nessuno se ne occupa anche a livello di media. Tutti i posti di lavoro disponibili teoricamente sono occupati da persone anziane e inadeguate soprattutto per la lingua e informatica. Studiano sempre di più ma invano. A 33 anni, come mio figlio, non hanno ancora una possibilità lavorativa se non in nero e al massimo a 400 euro mensili”. Occorrerebbe, secondo papà Salvatore, un manifesto-appello da parte dei giovani interessati e dei loro genitori rivolto non solo alla politica ma anche ai manager e agli opinionisti dei media.

pexels-photo-279415Elena accende invece un faro sul caso dei precari negli Irccs (Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico) per cercare di fermare la fuga di cervelli: “Grazie – scrive – finalmente ci voleva un articolo su quest’argomento! Potete fare un approfondimento anche sui quarantenni precari da oltre quindici anni negli Irccs e che, grazie alla legge di bilancio, nonostante abbiano una specialità (quindi i requisiti per accedere al livello dirigenziale) rimarranno precari per altri 10 anni nel comparto (quindi pagati meno) prima di avere la possibilità di fare un concorso (e di conseguenza non avranno mai la possibilità di fare carriera)? Questi ricercatori della Sanità pubblica dopo la legge di bilancio stanno infatti cercando di migrare all’estero o di cambiare lavoro: una vera e propria diaspora dei ricercatori che porterà alla lenta morte della Ricerca pubblica indipendente”.

Ultimi commenti (24)
  • Michele |

    32 anni ingegnere elettrico, a breve anche professionista antincendio. Sfruttato a 8€/ora (con la partita Iva). Presente.

  • Antonella |

    Già. ..
    Ho 44 anni, laureata in chimica e tecnologia farmaceutiche , abilitazione a farmacista e specializzazione in farmacologia.
    Adesso faccio la supplente di sostegno senza titolo in una scuola media….
    Fino al 30 giugno. …
    Poi non so che fine farò. ..
    Intanto studio ancora e disperatamente per un concorso…

  • Maurizio |

    Una situazione imbarazzante poiché anch’io cinquantenne quasi non arrivo a fine mese sono solo con due figli lo scorso mese ho inviato 58 candidature ho ricevuto 3 risposte il suo profilo è troppo alto impegnativo e poi lei ha due figli…..cosa significa che dobbiamo morire di fame❓

  • Luca |

    Dipende dal lavoro. Il lavoro bello ben pagato senza saper lavorare e il sogno con cui siamo cresciuti…. La laurea, il pezzo di carta…. Tutti dottoroni senza realmente saper lavorare perché il lavoro lo impari sul campo… Io resterò sempre convinto che se tornassimo ad essere gli artigiani più bravi del mondo come eravamo, ci sarebbe lavoro in abbondanza… Troppa offerta fa calare il prezzo… Andate a lavorare a 18 anni appena diplomati, fate la gavetta alzatevi alle 5 e mezza, e a 33 anni vi assicuro che il mondo è diverso da quello che descrivere…

  • Elisa |

    Finalmente qualcuno che affronta l’argomento. Io, oggi 33enne, due lauree in economia ed un master… e tante porte chiuse in faccia per lasciar il posto agli under 28 (anch’essi sfruttati ma spesso figli di papà e svogliati). Io che studiavo e andavo avanti facendo la cameriera. Tutto questo per me, per un futuro migliore che attendo tutt’oggi. Oggi insegnate precaria, sdegnata e delusa da questo paese che cambia rotta ad intervalli ben precisi. Io, sdegnata come moltissimi giovani italiani, umiliati da un paese che non vuole cambiare.

  • Lorenzo |

    33 anni, lavoro nel settore IT da 14 anni (si, non ho fatto l’università), di cui 4 a Londra.
    Sono rientrato in Italia 1 anno e mezzo fa a fatica, dopo innumerevoli colloqui che terminavano sempre con “eh, mi spiace ma per questa posizione lei è troppo senior/non possiamo darle quanto chiede/cerchiamo neolaureati” (con N anni di esperienza che si sono fatti non si sa bene come), in cui chiedevano un inglese fluente e che, a sentirli poi parlare loro in inglese, sapevano giusto le 4 frasi preparate sul foglio e lette a malapena. Tralasciando i motivi per cui son dovuto rientrare, mi ritrovo ora ad arrivare a fine mese forse con 50€ sul conto.
    Sto pensando seriamente di tornare a Londra.

  • Maria Teresa De Cicco |

    Aumentare l’età per la partecitazione ai concorsi pubblici .

  • giuseppe |

    Vi parla uno della classe 1981, un giorno ho avuto un’illuminazione: ho lasciato tutto e tutti, fatto le valigie e lasciato il paese. tutto questo 10 anni fa. Questo commento lo sto scrivendo dal Canada.

  • Chiara |

    La verità, la nuda e cruda verità è che siamo una generazione che non può progettare. Ho fatto tutto per bene, laurea, abilitazione ed ancora a 30 anni non ho un lavoro, nessuna esperienza se non quelle gratuite che per il mondo del lavoro non contano. Sono finita nello spirale dei concorsi e non faccio altro che studiare e convincermi che prima o poi qualcosa arriverà. Ma questo poi quando dovrebbe essere esattamente? Quando sarà troppo tardi per avere un figlio, per godersi un po’ la vita, per fare qualcosa anche di utile per gli altri? La sensazione più triste è che la vita ci stia sfuggendo…ognuno di noi vuole realizzarsi come persona sotto tutti i punti di vista ma per farlo è necessario essere indipendenti, avere una certezza per poter costruire qualsiasi cosa si voglia.

  • Marina |

    Lavoro in autonomia perché nessuno mi poteva pagare . Ho sfruttato la p Iva per crearmi un lavoro . Nessuno mi ha aiutata. Solo spese. Anzi se hai la p.Iva paghi di più. Nessun diritto. Nessuna agevolazione. Nessun incentivo dopo anni di studio laurea dottorati master. I limiti per chiedere aiuto sempre più risicati per non parlare dell’età. Ho 45 anni e non posso ancora permettermi di fare progetti che siano oltre il mese. Se non avessi dei nonni che curano mia figlia non saprei dove sbattere la testa . Se volessi un finanziamento avrei bisogno di mio padre che funge da garante con la pensione come quando da piccolo ti firmano le giustificazioni. Eppure sono brava e parecchio ma il merito non esiste. Non stiamo qua a raccontarci che la colpa è dell’immigrato. La colpa è di quelli che stanno sopra. Gli intoccabili. Quelli che nonostante tutto godono ancora di privilegi. E vengono a grattare il barile da noi