“Perché devo andare a scuola?”: una domanda semplice per una sfida complessa

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A settembre si sono riaperti i cancelli di centinaia di istituti scolastici italiani, gli alunni sono tornati tra i banchi ed è iniziato un nuovo anno scolastico. Per moltissimi bambini e ragazzi si tratta davvero di un nuovo inizio: il primo giorno in un nuovo grado di scuola suscita sempre emozioni forti e contrastanti. Il timore di entrare in un ambiente ancora poco familiare si sovrappone all’eccitazione che comporta l’avventura di diventare “grandi”, con nuovi compagni, insegnanti e nuove cose da imparare.

E poi c’è un inizio che è “più inizio” di tutti gli altri: quello dei bambini di tre anni che si apprestano a cominciare il percorso scolastico, entrando nel primo ambiente che si occupa, insieme alla famiglia, della loro educazione e formazione: la scuola dell’infanzia. Il periodo caratterizzato dall’ingresso dei piccolissimi alunni si chiama “inserimento” ed è una fase delicata nella vita di un bambino perché deve compiere un passaggio non facile da una “zona di confort”(casa, famiglia, nonni, nido) ad un luogo che assomiglia tanto ad un “microcosmo” sociale, con dinamiche del tutto nuove e differenti, figure di riferimento non familiari e un gruppo di coetanei più ampio e multiculturale.

Durante l’inserimento, i bambini sperimentano, non solo il distacco dalle figure di attaccamento, ma anche l’incontro con un mondo del tutto nuovo. Spesso le reazioni sono di non facile gestione, sia per la famiglia, sia per le insegnanti che, sanno bene, quanto sia importante preparare un’accoglienza quanto più empatica, inclusiva e positiva possibile. Pensate ad un bambino di tre anni, provate a mettervi nei suoi panni: non ha ancora maturato la sua personalità, non è in grado di compiere delle scelte complesse e in completa autonomia e non è dotato di pensiero astratto. Per quanti discorsi o parole potremmo spendere, vivrà sempre e comunque ancorato alla realtà e al concreto. La domanda che si pone, spesso manifestandola col pianto, è: perché devo andare a scuola?

Un bambino che inizia il suo percorso non sa cosa è la scuola, non l’ha mai vissuta e non conosce la motivazione per cui dovrà frequentarla. Motivazione. Questa è una delle parole-chiave del momento dell’accoglienza. Fornire ai bambini la motivazione per tornare a scuola il giorno dopo, e quello dopo ancora, rendere la scuola un centro d’interesse, un luogo stimolante e accattivante: sono queste alcune delle sfide dell’insegnante della scuola dell’infanzia.

Per rendere la scuola motivante è innanzitutto fondamentale la strutturazione degli spazi. L’aula deve contenere angoli allestiti appositamente per stimolare la curiosità dei piccoli: ad esempio angolo delle costruzioni, angolo dei libri, dei travestimenti, degli esperimenti, della manipolazione di materiali. Il contesto deve essere “a misura di bambino” e l’insegnante una figura di riferimento importante per condurre i piccoli verso l’esplorazione “del nuovo”. E’ importante che le esperienze proposte a scuola facciano incontrare il bambino con le “cose “, nell’accezione più vasta del termine: oggetti, esseri viventi, ambienti, immagini, in modo efficace sotto ogni aspetto: affettivo-emotivo, percettivo, cognitivo, estetico. Il compito dell’insegnante è quello di “mostrare” al bambino che la scuola può offrire tante opportunità, non solo per crescere e per scoprire, ma anche per imparare ad incontrare gli altri, favorendo la socializzazione.

La vita non offre sempre stimoli piacevoli, e questa è una lezione che, purtroppo, spesso, si impara da piccoli. Per questo, ogni alunno, dovrebbe trovare nella scuola, sin dal primo giorno, un’ambiente “alleato” e nell’insegnante un forte punto di riferimento, capace di consolare, spronare, comprendere gli stati d’animo, insomma una persona ricca di empatia, capace di aiutare a superare le fragilità e a potenziare le capacità di ciascuno. I bambini, fra i tre e sei anni esprimono una grande ricchezza di bisogni ed emozioni a cui la scuola dell’infanzia risponde proponendo l’ incontro e la sperimentazione di nuovi linguaggi, ed esperienze inattese per stimolare la creatività e la curiosità, l’ osservazione del mondo, l’ elaborazione delle le prime ipotesi sulle cose, sugli eventi, sul corpo, sulle relazioni, sulla lingua, sui diversi sistemi simbolici e sui media, e sull’esistenza di altri punti di vista.

Ogni giorno la scuola può e deve diventare occasione di scoperte, di nuove domande, di esperienze positive e concrete che possano fornire ai piccoli alunni la motivazione per tornare il giorno dopo, e quello dopo ancora…trasformando, insomma la domanda: “Perché devo andare a scuola?” in un’esclamazione: “Mi piace stare a scuola!”