Differenze di genere nel voto di laurea

laurea

Quando devo affrontare in classe il tema delle differenze di genere nei voti di laurea so già prima di cominciare che la lezione incontrerà punti di resistenza psicologica, e che i miei studenti di genere maschile non mancheranno di sottolinearli.

I dati Istat sui percorsi di studio dei laureati evidenziano che la componente femminile (che rappresenta il 55,3% del totale) ottiene mediamente voti più alti della componente maschile. Per l’aggregato che comprende tutti i tipi di laurea, il voto medio è 104,0 per la componente femminile e 101,9 per la componente maschile. La disaggregazione per tipo di laurea (tabella1) mostra che questo miglior risultato vale sia per le lauree triennali sia per le lauree magistrali.

Eh, prof, è perché le femmine rifiutano i voti finché non sono belli come dicono loro, e pazienza se devono andare fuori corso …

No, le femmine vanno fuori corso meno dei maschi, e comunque hanno voti più alti sia tra i laureati in corso sia tra i laureati fuori corso (tabella 1).

Eh, prof, è perché noi lavoriamo fin da prima di laurearci, invece le femmine studiano e basta …

No, anche le studentesse fanno dei lavori durante gli studi … e comunque hanno voti più alti sia tra coloro che lavorano (occasionalmente o continuativamente), sia tra coloro che non hanno mai lavorato.

Tab. 1 – Voto di laurea per sesso e condizione del laureato, e rapporto di composizione per sesso.

Voto Maschi Voto Femmine
Laurea triennale 98,4 101,5
Laurea magistrale 106,0 107,4
Laureati in corso 104,4 105,8
Laureati fuori corso 99,3 101,4
Hanno svolto lavori occasionali durante gli studi 101,5 103,7
Hanno svolto lavori continuativi durante gli studi 100,4 102,8
Non hanno mai lavorato durante gli studi 103,1 104,7

Nostra eleborazione su dati Istat file InsProLau_A2015.dta 

“Eh, prof, ma non vale mettere insieme noi (Economia, ndr) e lettere! Le femmine fan tutte lettere dove 30 e lode ne danno tanti, noi qui di lodi se ne vedono poche …

Giusto. Infatti il voto medio nel gruppo Letterario è 107,2 mentre nel gruppo Economico-statistico è 100,4. Ma se separiamo i gruppi di laurea in cui la componente femminile è in maggioranza (chiamiamole per intenderci lauree “femminili”) dai gruppi in cui è la componente maschile a prevalere, (chiamiamole per intenderci lauree “maschili”) il risultato non cambia: le femmine arrivano sempre prime in graduatoria rispetto ai maschi.

Tab. 2 – Voto medio di laurea per sesso e gruppo di corso di studio.

Voto medio
I Femmine con laurea “femminile 104,4
II Femmine con laurea “maschile 103,1
III Maschi con laurea “femminile 102,8
IV Maschi con laurea “maschile 101,1

Nostra eleborazione su dati Istat file InsProLau_A2015.dta 

Ma, prof, allora le femmine sono più intelligenti di noi?( 😉 )”

No, sono ugualmente intelligenti per ipotesi, lo assumiamo. La distribuzione di intelligenza o abilità innata o capacità cognitiva è uguale tra i generi (gender similarities hypothesis). La variabile che spiega la differenza di risultato non è il talento ma l’impegno …

“Cioè?”

Studiano di più

“Lo dicono loro?”

Sì, il tempo dedicato allo studio è rilevato dall’Istat nelle statistiche sull’uso del tempo (Multiscopo sulle famiglie). Per gli studenti, la durata media generica in ore e minuti al giorno dell’attività di studio è di 4,37 ore per i maschi e di 4,49 ore per le femmine.

E’ perché alle femmine studiare piace più che ai maschi?”

Non lo so. So però che gli economisti assumono l’ipotesi che le preferenze siano date e non differiscano tra le persone, e spiegano la diversità di comportamento analizzando le scelte di donne e uomini che hanno le stesse preferenze ma devono far fronte ad una diversa struttura degli incentivi, cioè ad una differenza nei costi o nei benefici che derivano da ciascuna scelta.

In questo caso, il maggior tempo dedicato allo studio dalla componente femminile è interpretabile come un segnale di abilità per il mercato del lavoro. Le giovani donne son consapevoli di avere minori probabilità di occupazione e minori retribuzioni al termine del percorso formativo e razionalmente investono risorse in questa attività di segnalazione per battere gli stereotipi di genere. Questa scelta in verità risulta premiante, stando ai dati sulle retribuzioni … ma questa è un’altra storia, e ne parliamo un’altra volta.

  • Blu |

    “Le giovani donne son consapevoli di avere minori probabilità di occupazione e minori retribuzioni al termine del percorso formativo e razionalmente investono risorse in questa attività di segnalazione per battere gli stereotipi di genere”. Ricostruzione apodittica: l’impegno nello studio da parte delle femmine è maggiore già durante la scuola secondaria, quando le prospettive lavorative non rientrano nelle dinamiche logiche dei discenti. Ma perché i maschi mostrano in genere rendimenti inferiori rispetto alle femmine? Potrebbero essere proposte diverse risposte. Una di queste è la femminilizzazione della scuola. Se le insegnanti sono il 96% alle elementari, il 77% alle medie, il 65% alle superiori, è evidente che nell’età dello sviluppo i maschietti si trovino in un ambiente “altro da sè”, la qual cosa non incide soltanto a livello psicologico (la scuola è femmina), ma anche sotto il profilo didattico: l’insegnamento femminile non è uguale a quello maschile.
    Proviamo a ipotizzare, per analogia, che il 96% di chi insegna alle elementari siano uomini ( e il 77% di chi insegna alle medie): siamo proprio sicuri che le femmine avrebbero lo stesso rendimento scolastico? Le conseguenze di un “no, non siamo sicuri”, si ripercuoterebbero anche sull’analisi dei rendimenti universitari.

  • davide tedesco |

    il voto medio da solo non vuol dire nulla se non c’e’ informazione sulla variabilità!
    “se metto una mano nel forno el’altra nel frigorifero la mia temperatura media e’ normale” Cit. Bukowsky

  • ElpJo84 |

    I fatti fanno torto a questo articolo, in realtà sono i maschi a prendere a voti più alti, da me a Medicina prendevano agli esami uno o due punti in più, e poi un mio vecchio compagno di liceo si è laureato con lode in Giurisprudenza dopo aver preso 30 e lode a tutti gli esami, battendo altre colleghe di qualche punto

  • Maria Teresa Portoghese |

    Sono stata componente della Commissione Regionale per le Pari Opportunità deĺa Regione Sardegna dal 2005 al 2016. Le donne hanno maggiore costanza e pazienza ed hanno capacità di raggiungere l’obiettivo con maggiore determinazione. Il maschio ha grandi capacità ma tende ad impegnarsi meno, però quando decide è inarrestabile. Sono madre di 4 figli maschi e sono nonna di 4 nipoti maschi.

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