Un rossetto rosso con stampato il 1522 come strumento per contrastare la violenza sulle donne. È l’iniziativa nata nell’ambito del progetto Second Life e realizzato da Giraffa Onlus con il sostegno di Fondazione Con il Sud. L’obiettivo, di più ampio respiro, è quello di favorire l’inserimento lavorativo delle donne che sono state vittime di violenza. La scelta di stampare sul rossetto il 1522 non è casuale: si tratta del numero attivo 24 ore su 24, sette giorni su sette dedicato proprio alle donne vittime di violenza.
Chi è Giraffa Onlus
Nata a Bari nel 1997, l’associazione ha messo in atto numerose campagna di sensibilizzazione sul tema del maltrattamento e dello sfruttamento ai fini sessuali delle donne. Nel 2001 ha assunto la gestione della postazione della Puglia del numero verde nazionale contro la violenza di genere: il 1522. L’obiettivo dell’associazione è di sviluppare pratiche e culture a favore delle donne, promuovendo percorsi per contrastare tutte le forme di disagio che ne caratterizzano l’esistenza.
Da qui l’acronimo Giraffa (Gruppo Indagine Resistenza Alla Follia Femminile, Ah!) – Onlus. L’associazione aderisce alla Rete internazionale delle pratiche di lotta contro l’esclusione sociale: alla Rete di Orlando, che riunisce le più autorevoli associazioni di donne italiane; alla Rete di Augusta, per pratiche innovative nel campo della Salute mentale delle donne; ha partecipato alla Rete di “Occhi di donna”, per scambiare e divulgare informazioni al femminile.
Un rossetto per salvare la vita delle donne
«L’iniziativa – spiega la presidente dell’associazione, Maria Pia Vigilante – rientra nel progetto Second Life sostenuto da Fondazione con il Sud. La nostra associazione è capofila del progetto e si avvale del partenariato di diversi enti tra cui la Casa delle donne del Mediterraneo, il Policlinico di Bari, l’ordine dei giornalisti della Puglia, il liceo scientifico Salvemini e l’Ordine degli psicologi della Regione Puglia. Il progetto mira a definire un protocollo di intervento condiviso con tutti i soggetti della rete antiviolenza di Bari e a rafforzare i servizi offerti dal centro antiviolenza “Paola Labriola”, la psichiatra uccisa da un suo paziente nel 2013. L’obiettivo è quello di sviluppare delle azioni specifiche per l’intercettazione di 300 donne che hanno subito violenza, che vivono in quartieri di Bari compromessi e che difficilmente denunciano i reati subiti».
Nell’ambito del progetto è prevista anche l’apertura «di un terzo sportello di ascolto che offrirà alle donne servizi di accoglienza, consulenza psicologica, legale e ostetrica. Inoltre per favorire lo sviluppo dell’autonomia economica saranno realizzate attività di bilancio delle competenze e orientamento al lavoro, corsi di formazione mirati e borse lavoro presso le aziende partner con il coinvolgimento di 30 donne, 12 delle quali intraprenderanno un percorso di inserimento socio-lavorativo. Ci saranno poi corsi di accompagnamento alla nascita e di sostegno per eventuali minori vittime di violenza assistita grazie all’avvio di un centro pedagogico che accoglierà gli eventuali minori a carico».
E’ proprio nell’ambito di questo progetto che si inserisce “Rosetto 1522”. L’obiettivo, prosegue la presidente, “era quello di rendere il rossetto non solo un semplice prodotto di make up ma farlo diventare uno strumento che può salvare la vita delle donne. Come? Diffondendo in modo capillare il numero anti violenza 1522”.
Il rossetto da sempre protagonista dell’affermazione delle donne
Il rossetto rosso è un emblema senza tempo di bellezza e potere per le donne. Oggi il rossetto rosso continua a essere una manifestazione di sicurezza e glamour, ma il suo significato è cambiato e ha assunto diverse connotazioni. I primi esempi di questa rivoluzione li troviamo nei primi anni del Novecento quando, grazie al movimento delle suffragette, divenne il simbolo della lotta pe i diritti delle donne. All’epoca fu proprio l’imprenditrice Elizabeth Arden a distribuire tubetti di rossetto rosso alle suffragette proprio nel 1912. Un modo semplice per attirare l’attenzione sulla causa e costringere gli uomini ad ascoltare le loro richieste.
Che il rossetto rosso non fosse solo un “vezzo”, è testimoniato dal ruolo che questo cosmetico giocò durante la Seconda Guerra Mondiale. È in quel periodo infatti che divenne il simbolo della femminilità patriottica e della resilienza. A quell’epoca ancora una volta Elizabeth Arden diede il suo contributo producendo una tonalità che si intonava perfettamente con gli ornamenti, anch’essi rossi, delle uniformi dei marines.
Anche nel nostro Paese troviamo degli esempi su come il rossetto rosso fosse usato per veicolare messaggi sociali. Nel 1946 quando le donne italiane furono chiamate alle urne per la prima volta nel referendum per scegliere tra Monarchia e Repubblica. In quel caso un articolo de Il Corriere della Sera, scrisse un articolo in cui spiegava il perché le donne si dovessero recare alle urne senza il rossetto sulle labbra. «Siccome la scheda deve essere incollata e non deve avere alcun segno di riconoscimento, le donne nell’umettare le labbra il lembo da incollare potrebbero, senza volerlo, lasciare un po’ di rossetto e quindi rendere nullo il voto. Dunque, il rossetto lo si porti con sé, per ravvivare le labbra fuori dal seggio».
Quella famosa domenica di quasi ottant’anni fa rappresentò un momento di svolta epocale per il nostro Paese: le donne superarono il numero degli uomini come presenza alle urne. Si trattava del primo passo verso il diritto al voto delle donne. Una scena che la regista Paola Cortellesi, nel suo film “C’è ancora domani” racconta in maniera chiara.
Ma il fascino senza tempo del rossetto rosso continua ad attrarre e a conferire potere agli individui, riaffermando il suo status di emblema di ribellione e forza. Nel 2018, la campagna #SoyPicoRojocampaign in Nicaragua ha visto uomini e donne indossare il rossetto rosso per protestare contro la dittatura della nazione. Nel 2019, migliaia di donne in Cile hanno indossato il rossetto rosso per denunciare la violenza sessuale.
L’ultima iniziativa in ordine di tempo che ha visto protagonista il rossetto rosso, è stata quella lanciata dalla Lega Serie A in occasione della giornata contro la violenza sulle donne, dal titolo #unrossoallaviolenza. Dopo pochi giorni la tragica scomparsa della giovane Giulia Cecchettin, i calciatori e gli arbitri del massimo campionato di calcio italiano sono scesi in campo con un segno di rossetto rosso sul viso per dire basta alla violenza di genere.
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