Cresce la popolazione femminile del Politecnico di Torino mentre migliorano sempre più le prestazioni delle studentesse. Molti infatti sono i traguardi che sono stati raggiunti dal 1908, anno in cui la prima ingegnera d’Italia, Emma Strada, si laureò proprio nell’ateneo piemontese.
Attualmente le donne sono complessivamente il 30% sia della popolazione docente sia di quella studentesca e si continuano a registrare progressi significativi, tanto nelle immatricolazioni femminili a ingegneria (passate dal 23,4% dell’A.A. 2017-18 al 27,3% di quest’anno accademico) quanto nella popolazione delle professoresse ordinarie a ingegneria (passata dal 10.3% del 2017 al 15.6% del 2022). Le materie STEM quindi stanno guadagnando terreno ma restano le disparità nel mondo del lavoro: dal gender pay gap alla stabilità dei contratti.
Questi dati emergono dall’ultimo bilancio di genere del Politecnico, dal titolo Diversità è cambiamento, presentato durante Fill (in the) Gaps, evento che dal 23 al 30 novembre ha visto la comunità politecnica celebrare la diversità e l’inclusione in ateneo.
La pubblicazione è parte di un percorso avviato nel 2018 per affrontare il tema del gender gap all’interno delle lauree STEM e attrarre più studentesse. L’edizione 2023 giunge a tre anni dal primo bilancio e consente di guardare agli anni passati per vedere l’evoluzione dei dati legati al genere in ateneo alla luce anche delle attività condotte per costruire una strategia di gender mainstreaming. Il Politecnico ha infatti previsto nel proprio Gender Equality Plan (GEP) di investire risorse significative volte a incrementare la componente femminile attraverso progetti innovativi specifici.
A che punto siamo
“Complessivamente i dati del nuovo bilancio confermano quelli del precedente, con un miglioramento moderato verso la parità”, riassume Arianna Montorsi, referente del rettore per la Parità di genere e la Diversity, che aggiunge: “le studentesse, in particolare a Ingegneria, continuano in media a laurearsi percentualmente di più (dal 5 al 10% in più nell’ultimo triennio) in minore tempo (nel termine previsto, 3-4% in più, e così negli anni a seguire) nel 2022, e con un voto medio superiore rispetto ai loro compagni”.
Per quanto riguarda le docenti, nonostante la qualità dei risultati ottenuti nella ricerca scientifica, continuano a sperimentare un significativo soffitto di cristallo, sebbene in diminuzione. La componente femminile del personale tecnico amministrativo e bibliotecario, a fronte di un più elevato livello di istruzione rispetto alla componente maschile, è presente in maniera consistente anche nelle posizioni apicali.
Le donne al Politecnico di Torino sono cresciute non solo in termini numerici. Accanto a una maggiore presenza, c’è stata anche una evoluzione in termini di consapevolezza del proprio ruolo: “L’essere in forte minoranza in passato ha significato un appiattimento su valori e i principi di una comunità maschile. Solo nel 2018 sono nate PoliWo -politecnico for women, lista di discussione docenti sulle tematiche di genere e diversità – e WeAreHERe, la community di studentesse di ingegneria. A livello di governance, è ora presente una vicerettrice per le Pari opportunità, e una referente per la Parità di genere e la Diversità, ed è stato creato l’Osservatorio di genere che coordina la redazione del bilancio di genere e del piano di azioni per l’eguaglianza di genere, il GEP (gender equality plan)”, spiega la professoressa.
Andamento a due velocità
Come evidenzia il rettore Guido Saracco, i dati riflettono una situazione variegata: accanto ai traguardi raggiunti negli ultimi anni, come la riduzione del soffitto di cristallo e l’aumento di iscrizioni di ragazze ai corsi di laurea dell’area dell’Ingegneria, restano aspetti su cui è necessario lavorare, come la segregazione di genere.
Le donne sono infatti presenti soprattutto nei corsi dell’area di Architettura, dove sono la maggioranza (56,8% per le lauree triennali e 60,5% per le magistrali). Per Ingegneria i valori sono in miglioramento ma al di sotto della media del totale (25,3% per le triennali e 27,1% per le magistrali).
Lo stesso vale per la presenza femminile nel corpo docente dove, nonostante i primi miglioramenti, continua ad essere più difficile per le docenti accedere a posizioni apicali rispetto ai loro colleghi maschi. “Sono progressi importanti in termini relativi ma è ancora necessario un cambiamento importante per raggiungere la parità”, dice il rettore.
La segregazione orizzontale
Uno degli aspetti messi in luce dal Bilancio è il fenomeno dei corsi segregati per genere, ovvero quelli in cui, tra la popolazione studentesca, uno dei due generi è rappresentato al di sopra del 60%.
Per quanto riguarda i collegi dell’area dell’Ingegneria, dei 50 corsi presi in esame, l’82% è frequentato principalmente da uomini e solo il 18% è equilibrato dal punto di vista del genere, mentre in nessun corso la percentuale di donne supera il 60%. Nei 10 corsi di architettura presi in esame, invece il 60% è equilibrato dal punto di vista del genere e nel restante 40% la popolazione studentesca è composta al 60% da donne.
Se il profilo delle studentesse che si iscrivono ai corsi di Architettura non sembra differire di molto da quello dei colleghi maschi, le studentesse che si iscrivono ai corsi di Ingegneria sono in prevalenza spinte da “una forte passione per le materie scientifiche e da una forte motivazione“.
Come racconta Montorsi: “Scelgono di intraprendere il percorso approfondendone in anticipo i contenuti, con uno scarso supporto da parte di famiglie e scuola nella scelta. Il profilo che sembra mancare è la studentessa che si iscrive per curiosità verso le materie, senza più specifica conoscenza iniziale. Nemmeno i ragazzi sanno esattamente in cosa consista il lavoro di ingegnere, ma molti di loro si iscrivono comunque a ingegneria, sviluppando in seguito la passione per quello che diventerà il loro mestiere. Questo non avviene ancora per le ragazze, frenate nella scelta iniziale da un contesto culturale che vede sia questo tipo di studi che il successivo lavoro come roba da uomini. Anche fra chi supera il test di ingresso, rinuncia a completare l’iscrizione circa il 30% in più delle ragazze rispetto ai ragazzi. Probabilmente come conseguenza della forte motivazione iniziale, il profilo della studentessa di ingegneria è quello di una studentessa particolarmente brillante, che durante il suo percorso consegue in media ha risultati migliori degli studenti maschi: nei tempi di raggiungimento della laurea e nei voti, ed anche nel minore tasso di abbandono”.
La prova del voto
Per quanto riguarda le performance durante il percorso di studi, le evidenze del Politecnico sono in linea con la situazione italiana che evidenzia come le studentesse ottengono risultati migliori da diversi punti di vista: conseguono voti più elevati durante il percorso di laurea, lo completano più rapidamente e manifestano anche un maggiore interesse per la mobilità internazionale.
Più in dettaglio, le studentesse di ingegneria si laureano in media dal 5 al 10% in più rispetto ai colleghi maschi nel triennio, in minor tempo e con voti mediamente superiori. Considerando i voti di Laurea Triennale, le studenti presentano un’incidenza superiore, rispetto agli uomini, nelle fasce di voto medio-alte.
Al lavoro
E poi che succede? Essere brave non basta. Quando si vanno a guardare i guadagni e la stabilità dei contratti, a uno e a cinque anni dal diploma di laurea, le carriere di uomini e donne sembrano andare a velocità differenti.
Sul fronte della stabilità occupazionale, a un anno dalla laurea triennale, la quota di donne con una posizione lavorativa a tempo indeterminato è pari al 20,1% rispetto al 29,8% per gli uomini. A 5 anni dalla laurea magistrale, le donne si trovano al 65,5% del lavoro a tempo indeterminato, mentre gli uomini sono al 77,8%, con una differenza di 12,3 punti percentuali.
Gender pay gap
Crescono, poi, con gli anni di lavoro, anche le differenze di retribuzione, sebbene dal precedente bilancio emerga che il gender pay gap sia in diminuzione.
A un anno dalla laurea, la retribuzione media netta per le donne in possesso della laurea triennale è inferiore rispetto a quella degli uomini di 167 euro (per una retribuzione media per le donne pari a 981 euro rispetto a 1.148 euro per gli uomini, il 17% in più), mentre le donne in possesso di laurea magistrale presentano in media uno stipendio netto inferiore di 116 euro rispetto a quello degli uomini (1.516 euro contro 1.632 euro).
A cinque anni dalla laurea il delta è sempre più marcato: la retribuzione media netta delle donne (1.698 euro) è inferiore di 250 euro rispetto a quella degli uomini (1.948 euro, il 15% in più) per la laurea magistrale. Un fenomeno che, sottolinea il report, può essere legato a diversi tipi di segregazione, verticale e orizzontale, che rendono difficoltosi gli avanzamenti di carriera.
Nuove narrazioni
Per migliorare l’equilibrio di genere negli studi STEM, spiega Montorsi, “è necessario lavorare per cambiare la narrativa, come già è avvenuto in altri campi, come Legge o Medicina”.
Fa parte di questo sforzo di story telling il progetto WeAreHERe (noi siamo qui/noi siamo lei): “Interrogando studenti e studentesse, è emerso che, per convincere le studentesse indecise, è meglio mostrare che si tratta di studi ‘normali’ anziché ricorrere a figure ispirazionali, eccellenti che vengono percepite come irraggiungibili”, spiega la referente.
WeAreHERe mira quindi a decostruire gli stereotipi attraverso la testimonianza diretta di giovani universitarie e sta dando i suoi frutti. “Il progetto, oltre ad avere raggiunto il risultato concreto di un significativo incremento di iscrizioni di ragazze negli ultimi 5 anni (+20% relativo), ha ricevuto diversi riconoscimenti in ambito europeo, dall’adozione da parte dell’EIGE (European Institute for gender equality) come best practice, al premio Woman and Science Chair”, dice la professoressa.
Proprio per valorizzare i progressi fatti finora dall’ateneo è stata da poco inaugurata la mostra online Le Prime che racconta “storie di donne del secolo scorso al Politecnico di Torino fra diversità, scienza e tecnologia, per fare emergere una presenza femminile che già in passato è stata importante ma dimenticata“.
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