Dispersione scolastica: le risposte di Scampia, Forcella e Quartieri Spagnoli

Le sfide del futuro poste dall’AI saranno più pesanti in alcune aree dell’Italia piuttosto che in altre. Nelle aree ad alta marginalità, in cui anche solo imparare a leggere e a scrivere non è scontato, il lavoro del futuro caratterizzato da competenze digitali rischia di accentuare le diseguaglianze esistenti. Ma è proprio da queste aree che arrivano risposte rigenerative. Esperienze che nella dimensione comunitaria trovano la via per costruire un’occupazione utile, condivisa e altamente umana. È il caso de Le Muse – Una casa al mercato, FOQUS, Chikù, Maestri di Strada: associazioni che sviluppano esperienze di supporto alla lotta all’abbandono scolastico dal basso.

«Proviamo a costruire cattedrali di senso in un deserto di significati – afferma Cesare Moreno, “maestro con i sandali” e presidente della comunità di apprendimento Maestri di Strada che a Napoli sostiene giovani che vivono una condizione di esclusione, curandone le dimensioni psichiche e personali, oltre che culturali ed economiche, con attività e laboratori. Secondo il suo modello, all’individualismo a cui abituiamo i giovani, dovremmo anteporre l’interdipendenza, che aggiunge alla persona la forza dei legami facendone un individuo sociale. «Questa esperienza oggi è decisiva per costruire dei nuclei di resistenza umana al disumano che avanza» – sostiene il maestro.

Vivere nelle aree svantaggiate

Le aree svantaggiate sono tutt’altro che poco diffuse: l’indagine “Periferie urbane” di Save The Children ha stimato che in 14 città metropolitane, in cui per il 13,7% delle persone il reddito annuo è inferiore 15 mila euro, si concentrino 3 milioni e 785 mila di under 19. Sono contesti in cui il 70% degli edifici scolastici non ha certificato di agibilità e in cui due bambini su cinque vivono in abitazioni sovraffollate. Una condizione che, ricorda Fondazione Toniolo nel Rapporto Giovani 2025, influisce sulla propensione allo studio: secondo la rilevazione, l’assenza di un posto tranquillo per studiare si associa a un rischio significativamente maggiore di abbandono precoce della scuola (16,4%), mentre chi dispone di uno spazio adeguato limita tale rischio al 9,2%.

E la stessa equazione vale per il livello di studio della famiglia di origine: il 24% di chi non ha genitori che hanno studiato, lascia precocemente i banchi di scuola, contro il 4% di chi ha genitori laureati. Non stupisce, quindi, che per quattro giovani su dieci in Italia il futuro non dipenda né dalla formazione né tantomeno dal lavoro. A determinare – e in molti casi, pregiudicare – le opportunità che avranno “da grandi”, è il contesto socioculturale di partenza. Un disincanto che nei contesti più fragili contribuisce ad allargare la fascia dei Neet, ovvero di coloro che non studiano e non sono occupati. In Campania, i Neet sfiorano il 30 per cento.

A scuola di futuro nei Quartieri Spagnoli

In questi contesti, la prima competenza da allenare è quella della fiducia nel cambiamento possibile. Nei Quartieri Spagnoli a Napoli, una delle aree in cui oltre l’80% degli adulti non ha completato l’obbligo scolastico e il 25% degli studenti è a rischio di dispersione, opera FOQUS, Fondazione Quartieri Spagnoli. Una realtà che, con altri partner locali, ha dato avvio a “Scuola di futuro”.

Si tratta di un progetto di formazione integrativa che coinvolge sia studenti che docenti del quartiere per realizzare iniziative di apprendimento extra-scolastico basate su teatro, musica, promozione dei diritti e cittadinanza attiva. Un apprendimento informale e inclusivo, che può contrastare l’emarginazione e il rischio delinquenza. Oltre 1000 ragazzi e ragazze partecipano ogni anno ai percorsi della Fondazione, dal nido alla scuola secondaria di primo grado, fino alla formazione per musico-terapeuti, con 350 posti di lavoro creati negli anni.

Donne rom e italiane insieme a Scampia

Sempre a Napoli, nel quartiere di Scampia, noto sia per gli alti tassi di disoccupazione e criminalità, che per essere uno tra i più giovani d’Europa, opera Chikù, un ristorante nato dall’unione dell’associazione Chi rom e… chi no e La Kumpania, la prima impresa sociale d’Italia che mette insieme donne rom e italiane in un percorso pedagogico e di emancipazione professionale ed economica.

Un centro di aggregazione e di valorizzazione della diversità culturale, sociale e generazionale degli abitanti del quartiere a cui nel 2023 si è aggiunto il Moss, il primo ecomuseo ufficialmente riconosciuto della città che arricchisce il quartiere con workshop, laboratori scolastici, mappe di comunità e altre pratiche di riflessione conviviale volte a innescare processi collettivi di trasformazione.

A Piazza Mercato, lo spazio che contrasta la povertà educativa

A Piazza Mercato, altro zona difficile del capoluogo campano, il 10 dicembre prossimo sarà inaugurata la nuova sede de Le Muse – Una casa al mercato, un progetto di L’Altra Napoli EF in partenariato con AssoGioca il cui obiettivo principale è contrastare la devianza giovanile e l’abbandono scolastico (nel territorio, solo l’11% delle persone possiede un diploma di scuola media superiore). Aule per il doposcuola, spazi per attività ricreative e per la lettura, un’aula di informatica: la nuova sede di Piazza Mercato vuole rinnovare la sua identità come luogo di prossimità aperto alla comunità, in cui far fiorire attività formative e di coesione sociale.

Parlare di futuro del lavoro significa, quindi, solo in parte definire come accresceremo le competenze digitali e ripenseremo le professionalità tradizionali. In molti altri casi, vuol dire riattivare la speranza. Speranza nella comunità come ancora, nella scuola come luogo di crescita, nel lavoro come opportunità di espressione e valorizzazione del sè.

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