
Un sensibile calo rispetto allo scorso anno per gli omicidi complessivi in Italia e anche per quelli con vittime donne, che non cambiano però la proporzione di un dato strutturale: le donne muoiono numericamente meno degli uomini, ma quando muoiono lo fanno prevalentemente in ambito familiare e affettivo e soprattutto per mano di partner o ex. La fotografia resta quindi costante, secondo l’ultimo report trimestrale del ministero dell’Interno, che aggiorna i numeri al settembre 2025.
Il numero degli omicidi è in diminuzione, da 255 a 224 (-12%), come è in calo pure il numero delle vittime di genere femminile, che da 91 scendono a 73 (-20%). Anche i delitti commessi in ambito familiare/affettivo, fanno rilevare un decremento sia nel numero di eventi da 122 a 98 (-20%), che nel numero delle vittime di genere femminile che da 79 passano a 60 (-24%). Gli omicidi commessi dal partner o ex partner fanno registrare un decremento, rispetto allo stesso periodo del 2024, passando da 55 a 53 (-4%), così come le relative vittime di genere femminile che da 48 diventano 44 (-8%).

Per comprendere meglio, su 151 uomini uccisi, 9 sono stati ammazzati da partner o ex, il 6%, 38 in ambito familiare e affettivo (38%). Su 73 donne uccise, come abbiamo visto, 44 sono morte per mano dei compagni, cioè il 60%, percentuale che arriva all’83% se si considerano le donne uccise in ambito familiare o affettivo. Segno che le donne vengono uccise per la maggioranza nell’ambito di una relazione, cosa che non avviene per gli uomini.
Per questo si parla di femminicidi, ovvero l’uccisione di una donna in quanto donna, come atto di prevaricazione e possesso. I numeri degli ultimi mesi confermano le proporzioni degli ultimi anni, che ci raccondano un fenomeno strutturale e non episodico, che come tale va trattato.
I numeri che mancano e che servono
Va ricordato che il ministero dell’Interno non utilizza il termine femminicidio, perché anche ora che il femminicidio è in via di definizione come reato a sé stante, utilizza dei parametri più generici, riflettendo una generale difficoltà a misurare il fenomeno, a riconoscerlo per quello che è.
Un altro elemento che va tenuto presente è che il Viminale ha scelto, da quest’anno, di non contare più gli omicidi (scorporati per genere) settimanalmente, ma trimestralmente, contribuendo a privare ancor di più il sistema di protezione di numeri certi. Una scelta non spiegata e poco comprensibile, in un momento come questo, in cui contare i femminicidi diventa cruciale per comprenderli e per chiedere le falle del sistema.
Il sistema di protezione, come ci dimostrano i recentissimi casi di cronaca, troppo spesso non funziona. Una rete che ha troppi buchi e che non riesce a salvare e a proteggere anche quelle donne che un grido d’aiuto lo avevano lanciato, come Pamela Genini, 29enne accoltellata a morte dopo un anno di violenze subìte e raccontate e non comprese. Ma recentissimi sono anche le morti di Elisa Polcino e di suo figlio, il femminicidio di Cinzia Pinna poche ore prima in Sardegna.
Liste, nomi, storie che vanno raccontate, che vanno contate. In assenza di dati ufficiali, associazioni e volontarie cercano di dare dignità alle storie e ai numeri: tra le altre, Non Una di Meno ogni 8 ottobre aggiorna la lista dei femminicidi sul suo sito, così come fanno altre realtà di attiviste.
Per far sì che le donne possano sentirsi sicure in casa loro non servono proclami, dichiarazioni roboanti, indignazione. Servono impegni concreti e investimenti mirati (sui numeri e sulla reale comprensione del fenomeno, sui sistemi di protezione, sui centri antiviolenza, sulla prevenzione) per far sì che una donna che si sente in pericolo possa chiedere aiuto. E sia certa di trovarlo.
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Se stai subendo stalking, violenza verbale o psicologica, violenza fisica puoi chiamare per avere aiuto o anche solo per chiedere un consiglio il 1522 (il numero è gratuito anche dai cellulari). Se preferisci, puoi chattare con le operatrici direttamente da qui.
Puoi rivolgerti a uno dei numerosi centri antiviolenza sul territorio nazionale, dove potrai trovare ascolto, consigli pratici e una rete di supporto concreto. La lista dei centri aderenti alla rete D.i.Re è qui.
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