Violenza sulle donne, in Sicilia avviso pubblico da oltre un milione di euro per le vittime ma mancano i dati

C’è tempo fino al 30 di settembre per presentare i progetti sui quali richiedere il contributo: l’assessorato regionale della famiglia e delle politiche sociali della Sicilia lo scorso mese di luglio ha pubblicato un avviso, a valere sul Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità, che destina oltre un milione e quattrocento mila euro di risorse.

Destinatarie e soggetti proponenti

Destinatarie finali dell’iniziativa regionale sono le vittime di violenza domestica, ospitate in case a indirizzo segreto oppure in carico ai centri antiviolenza per un percorso di fuoriuscita dal tunnel degli abusi e dei maltrattamenti. «La donna  è posta al centro – dice l’assessora Nuccia Albano – Le vittime di violenza, in particolare quelle sole, con figli a carico e le donne migranti, sono ad alto rischio di marginalità nel mercato del lavoro e la dipendenza economica, legata alla mancanza di occupazione, diviene un elemento di ulteriore ostacolo nel percorso di emancipazione».

Titolato a fare domanda, è il comparto dell’associazionismo. L’assessora precisa che l’avviso «è basato sulla collaborazione virtuosa tra e.t.s. (con l’acronimo ci si riferisce agli enti del terzo settore, n.d.r.) che gestiscono servizi di accoglienza per donne, enti di formazione e aziende del territorio disponibili ad azioni di informazione e inserimento lavorativo per tale target di utenza». Una delle caratteristiche del finanziamento è di chiamare in causa direttamente il terzo settore che – specie in relazione all’offerta sociale e a quella socio-sanitaria  – sappiamo essere attore insostituibile, nell’isola come nel resto del Paese. In definitiva, stiamo parlando per lo più di cooperative sociali, associazioni e enti che gestiscono centri antiviolenza e strutture di accoglienza. Non tutti, però, indistintamente possono essere coinvolti nei progetti.

Per potere ambire alle risorse, infatti, gli e.t.s. devono avere maturato almeno 5 anni di esperienza ed essere iscritti all’albo regionale delle istituzioni assistenziali. Il registro risale a una legge del 1986 e dal 2015 contempla (nella sezione già denominata “gestanti e ragazze madri” alla quale è stata aggiunta di recente la locuzione “e donne in difficoltà“), anche l’accreditamento dei c.a.v. che siano riusciti a mettersi in regola con gli standard strutturali e organizzativi introdotti con decreto del presidente della Regione. Non può tacersi, sul punto, che essi siano stati imposti ai centri antiviolenza esattamente come alle case rifugio (vere e proprie strutture di accoglienza di tipo residenziale).

In Sicilia, del resto, anche gli adempimenti richiesti agli enti del terzo settore dalla riforma del 2017 sono stati motivo di grande caos: la Fondazione Terzjus denunciava nel dicembre scorso la  cancellazione di circa 900 soggetti che non erano riusciti a mettersi al passo con l’iscrizione al Registro unico nazionale del Terzo Settore (R.U.N.T.S.). La vicenda culminava nella conseguente decisione di adottare una sospensione dell’efficacia di quei decreti di cancellazione, resasi necessaria a gennaio di quest’anno.

Gli obiettivi e gli interventi finanziabili

Ma torniamo all’iniziativa regionale per aggiungere che essa si muove su alcune importanti direttrici: finanziare attività nelle scuole, con lo scopo di sensibilizzare e formare sulle tematiche della violenza di genere e della parità; tra le  finalità dell’intervento, c’è poi la promozione dell’autonomia delle vittime attraverso progetti personalizzati e il sostegno al loro reinserimento lavorativo, all’autonomia abitativa e all’autoimpresa. Sono finanziabili: le borse lavoro, i tirocini formativi, l’autonomia abitativa e la formazione nelle scuole che pesano fino a 10.000 euro per intervento; l’autoimpresa, fino a un massimo di 15.000 euro.

In linea generale il contributo sarà concesso a conclusione del progetto che verrà selezionato sulla base di una valutazione comparativa tra alcuni criteri: i requisiti soggettivi dell’ente, le caratteristiche delle attività proposte e la congruità del piano finanziario. Il rimborso sarà riconosciuto, ovviamente, solo all’esito della prescritta attività di rendicontazione.

La questione dei dati

Sulla coerenza degli interventi in materia di violenza contro le donne c’è sempre molto da dire. Si aggiunga che il contesto in Sicilia non è diverso dal resto del Paese, dove il Servizio di Analisi Criminale del Dipartimento della Pubblica Sicurezza per il periodo 1 gennaio – 31 dicembre 2024 ha contato 314 omicidi, con 111 vittime donne, di cui 96 uccise in ambito familiare oppure affettivo (indicativo come in 59 di questi casi il femminicida sia il partner o l’ex partner). Non si tralasci, poi, che proprio i delitti commessi in ambito familiare o affettivo sono in aumento nell’andamento generale. E per una panoramica ancora più aggiornata degli omicidi volontari consumati a danno di vittime donne, considerando il triennio 2022 – 2024 e il periodo 1 gennaio – 30 giugno 2025, c’è la Relazione del luglio 2025: rispetto all’analogo periodo del 2024 si registra un aumento del numero dei reati; fanno registrare un incremento gli omicidi commessi dal partner o ex partner, così come le vittime di genere femminile (Alley Oop ne ha trattato più diffusamente qui).

Per una più accurata geografia dei territori rimarrebbe inevitabile, a questo punto, avere a disposizione i dati ufficiali della regione siciliana per farsi un’idea precisa dell’incidenza del fenomeno, del numero delle vittime, della tipologia di reati (maltrattamenti, stalking, violenza sessuale, ecc.), della distribuzione territoriale di quei delitti nell’isola.

E qui, tuttavia, non si può tacere che anche la ricerca più meticolosa non porterebbe a nulla. Bisogna arrendersi al fatto che quei dati mancano da sempre. Eppure gli organismi preposti alla valutazione e all’indagine ci sono. C’è una cabina di regia e c’è un forum permanente; c’è persino un osservatorio, istituito da oltre un decennio, che è però talmente ininfluente da risultare invisibile (Alley ne ha scritto qui). Va detto, peraltro, come negli anni non siano mancate richieste di riattivazione dell’organismo, per non citare il paradossale annuncio di un disegno di legge per la sua istituzione, uscito durante le commemorazioni di un otto marzo di qualche anno fa. A oggi comunque non si rinvengono relazioni, né report periodici. La lacuna è di quelle gravissime. A mancare è la fotografia di un fenomeno che continua a non risparmiare nessuna.

Ma se è vero che dai territori non arriva nulla, dall’Istat giunge l’istantanea di una terra in cui il problema è serissimo: per il 2023, la Sicilia è sul podio per numero di femminicidi (con Lazio e Lombardia); gli ospedali registrano un incremento dei ricoveri per lesioni da violenza tra il 2017 e il 2023; il 17,7% delle donne ha cominciato il percorso di fuoriuscita dalla violenza in una situazione di emergenza; nel primo trimestre 2024 le richieste di aiuto al 1522 sono cresciute rispetto all’anno precedente (dati Istat al 25 novembre 2024).

***

La newsletter di Alley Oop

Ogni venerdì mattina Alley Oop arriva nella tua casella mail con le novità, le storie e le notizie della settimana. Per iscrivervi cliccate qui.

Per scrivere alla redazione di Alley Oop l’indirizzo mail è alleyoop@ilsole24ore.com