Creare un ambiente lavorativo equo e innovativo è tanto più difficile quanto più si parla di comparti a trazione maschile. Come l’immobiliare (a meno che non si tratti di venderle, le case) e le costruzioni, settori che storicamente hanno beneficiato meno dell’equilibrio di genere tra i talenti. E’ quello che prova a fotografate l’ultimo studio di JLL (società di advisory internazionale del mondo real estate) con “Empowering women in STEM: bridging the gap in real estate and construction”
Lo studio evidenzia come in Italia esista un evidente disallineamento tra istruzione e occupazione nelle materie STEM. Sebbene nel 2023 il 57% dei laureati fosse costituito da donne – con una percentuale ancora più alta, pari al 60%, nei corsi di laurea scientifici (dati Miur) – solo il 47% di impiegati in discipline scientifiche e tecnologiche è donna, ponendo l’Italia agli ultimi posti in Europa, in termini di peso percentuale sul totale (dati Eurostat). Inoltre, guardando ai dati assoluti, nel 2023, tra i laureati di 25-34 anni, solo il 16,8% delle donne possedeva una laurea STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics), contro il 37% degli uomini.
Più si sale più le donne sono rare
Questo fenomeno si inserisce in una tendenza più ampia nota come narrowing pipeline, dove la rappresentanza femminile diminuisce man mano che si sale nella gerarchia professionale: nel settore immobiliare, architettura, ingegneria e construction, solo il 25% dei ruoli di middle management è ricoperto da donne e la percentuale scende al 14% per le posizioni dirigenziali di alto livello. Sebbene i settori STEM offrano tassi di occupazione più elevati rispetto ad altre discipline (86,6% tra i 25-64enni), il tasso di occupazione femminile in questi ambiti resta inferiore di 6,3-9,3 punti percentuali rispetto a quello maschile, segnalando disuguaglianze persistenti sia nella formazione che nel mercato del lavoro.
Tra architettura e ingegneria
Nei settori dell’architettura e dell’ingegneria le donne rappresentano sì il 42% degli occupati, ma questa presenza cala drasticamente man mano che si sale nella gerarchia: solo il 28% è quadro e appena il 15% ricopre ruoli dirigenziali. Questa disparità si accentua ulteriormente nei settori dell’immobiliare e delle costruzioni, dove la rappresentanza femminile, pur rilevante nei livelli iniziali — come apprendiste o impiegate — si riduce drasticamente nei ruoli di maggiore responsabilità. La ricerca di JLL mette in luce come la presenza delle donne in ruoli di leadership, e quindi una popolazione aziendale variegata, nel settore immobiliare porti con sé prospettive innovative e un impatto positivo sulle performance aziendali. Da quanto emerge anche da un recente report della società di consulenza McKinsey “Diversity Matters Even More” le aziende in cui le donne rappresentano oltre il 30% del top management tendono a ottenere risultati finanziari significativamente migliori rispetto a quelle con una presenza femminile pari o inferiore a tale soglia.
Nonostante i dati evidenzino i vantaggi concreti nell’avere profili diversi nelle posizioni di leadership, i progressi restano lenti. Negli Stati Uniti, solo il 10,4% dei ceo di aziende Fortune 500 sono donne; nel Regno Unito, nel 2024, sono solo dieci le ceo presenti nel FTSE 100. L’Italia è ancora più indietro: tra le 40 società quotate nel FTSE MIB solo il 3% ha una donna al vertice.
Nel 2024 nel settore del Commercial Real Estate si è registrato un lieve miglioramento, con un numero limitato ma crescente di amministratrici delegate. Tuttavia, i dati rendono evidente la necessità di strategie più mirate per promuovere la diversità di genere soprattutto tra i vertici aziendali. Resta ancora molto lavoro da fare.
L’impegno di JLL
Dal canto suo, JLL afferma il suo impegno a creare un ambiente di lavoro equo e strategie volte ad eliminare bias cognitivi ed ostacoli culturali che possono limitare lo sviluppo professionale. Questo approccio ha portato ad un naturale bilanciamento di genere nella popolazione aziendale (55% di donne), equilibrio che si mantiene anche nelle posizioni senior (46.7% di manager donne).
“Nel settore immobiliare e delle costruzioni – ha spiegato Chiara Adam, HR Lead in JLL Italia – spesso si lamenta una carenza di talenti in ambiti tecnici. La realtà è che questi talenti esistono, ma troppo spesso vengono trascurati a causa di preconcetti. Il nostro approccio mira a valorizzare le competenze di tutti, costruendo un’azienda realmente rappresentativa della società. Questa diversità non solo promuove l’equità, ma si rivela anche una leva strategica fondamentale per l’innovazione e il successo futuro del settore”.
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