
foto di Gianmarco Maraviglia
C’è Alain che è stato il primo ospite nel 2000, si è fidato e ha cambiato vita. Ci sono Daniel, ora educatore e Massi che si conosciuti all’istituto penale minorile Beccaria di Milano. Dino che si occupa dei ragazzi di San Siro. Luca che fa musica e quest’anno ha la maturità. Sono tanti i ragazzi passati nella comunità Kayros, ora con sede a Vimodrone.
Al momento sono una cinquantina gli ospiti ma è impossibile fare un calcolo preciso di tutti quelli che la comunità di don Claudio Burgio, cappellano del carcere minorile Beccaria di Milano, ha accolto nel corso degli anni. Giovani che escono del carcere, sono ai domiciliari o in difficoltà per vari motivi. Giovani spesso protagonisti delle storie di cronaca delle periferie milanesi.
«La nostra non è una comunità modello, ci sono storie di dolori e sconfitte. Ma ogni persona, con il suo passato e le sue cicatrici, può avere un futuro di speranza senza giudizi», sottolinea Don Claudio Burgio, che fa una stima di 800 – 900 ragazzi accolti dalla fondazione negli anni. Per festeggiare i 25 anni di Kayros è nata la mostra fotografica “Spavaldi e Fragili”, in collaborazione con la fondazione Aem.
Dal carcere alla vita da educatore
«La comunità è stata una benedizione, lì ho passato i momenti più belli, sono nate amicizie vere», raccontano i ragazzi. Massimiliano è stato 8 anni in comunità, un anno e mezzo fa si è sposato, a celebrare il matrimonio è stato don Claudio che ha anche battezzato la sua bimba. «Il mio è stato un percorso di sconfitte e risalite», racconta Massi, che con il suo cane Mino è diventato una celebrità del web.
Daniel, nato a Quarto Oggiaro, ha un passato di furti, rapine e carcere. Poi è entrato a Kayros e a 27 anni si è laureato. Ora è educatore, aiuta gli altri ragazzi. Come Luca, arrivato in Kayros pochi mesi fa: ha 18 anni, il suo nome d’arte è Rnwa e nelle sue canzoni parla di emozioni. In comunità ci sono anche Bryan, uno dei ragazzi evasi a Natale 2022 dal Beccaria e Bilal, che a 12 anni è scappato da solo dal Marocco e ha vissuto in Spagna, Francia, Olanda, sempre in strada. Nel 2022 è arrivato in Italia come minore straniero non accompagnato e dopo il carcere a Torino è entrato in Kayros, dove finalmente si è fermato.
Ognuno di loro ha il suo sogno. «Io vorrei vivere tranquillo e avere una famiglia», dice Gabry, che ha conosciuto don Claudio in carcere a Rimini. «E’ difficile entrare nelle storie di questi ragazzi, bisogna farlo con grande umiltà e discrezione, con la consapevolezza che ogni storia, anche quella più sbagliata, è una storia sacra», spiega don Burgio.
A ognuno il suo sogno
«A Kayròs i ragazzi hanno molte opportunità, tra attività e laboratori», dice don Claudio, circondato ogni giorno nel suo lavoro da tante persone. Tra loro Giuseppina Re, con lui fin dalla fondazione. Kayròs in greco significa «il momento opportuno»: in comunità non ci sono chiavi né barriere, perché tutto è basato sulla fiducia. All’ingresso vi è un cancello sempre aperto con la scritta: “Non esistono ragazzi cattivi”.
Ma esistono ragazzi fragili, che sbagliano, cadono, si risollevano e cadono ancora. Don Claudio li accoglie e accompagna. A Kayròs c’è anche uno studio di registrazione, nato grazie all’aiuto del gruppo Sugar, dove i ragazzi incidono musica – soprattutto trap – con una vera propria etichetta musicale: “Kayròs music”, in collaborazione con Universal.
In comunità sono nati artisti come Sacky, Baby Gang, Simba la Rue. Recentemente una canzone dei ragazzi di Kayròs ha fatto da colonna sonora al podcast “L’abbraccio che ripara – Perdonare un delitto” di Niccolò Agliardi. La canzone si intitola “Come te lo spiego” , di Ryuk zc ,Yambo, Commando, SIMO.
La mostra fino al 27 giugno
«Faccio il fotogiornalista da tanto tempo, mi capita spesso di fotografare i problemi. In questo caso ho la sensazione di aver fotografato una soluzione», sottolinea Gianmarco Maraviglia, che ha passato mesi in comunità con i ragazzi per ritrarre i momenti salienti della loro vita. «Raccontare 25 anni è impossibile. Abbiamo cercato di fotografare l’energia, che è forse la cosa più importante ed è quella che Kayròs restituisce. Un’energia positiva che va a sostituirsi a passati fragili e problematici», aggiunge la curatrice Chiara Oggioni Tiepolo.
La mostra, inaugurata l’1 aprile 2025, resterà aperta fino al 27 giugno in piazza Po a Milano, nella sede della fondazione Aem.
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