Come anche noi paghiamo le guerre e le crisi geopolitiche

Guerra e tensioni geopolitiche fanno calare la cooperazione fra gli Stati. Cosa c’entra questo con il nostro tenore di vita? La collaborazione fra le diverse nazioni permette progressi nell’ambito sanitario, del commercio, dell’innovazione e della sicurezza, solo per qualche esempio. E se gli Stati diventano più autoreferenziali e meno aperti alla cooperazione questo non pesa solo sulle popolazioni dei Paesi in via di sviluppo, ma anche su Paesi come l’Italia.

A fare il punto su un tema complesso da analizzare è il secondo Global Cooperation Barometer 2025 presentato oggi dal World Economic Forum, che evidenzia come dopo il calo registrato nel 2020, i livelli di cooperazione internazionale sono tornati ai numeri registrati pre-pandemia ma per quanto la tendenza generale sia in crescita, il trend positivo resta minimo. E, in termini generali, nel mondo la collaborazione tra Paesi si trova oggi in una situazione di stallo.

D’altra parte i focolai di tensione si stanno moltiplicando negli ultimi anni: dalla guerra della Russia contro l’Ucraina che il prossimo 24 febbraio compirà due anni al conflitto Israelo-Palestinese iniziato a seguito dell’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023; dalla deposizione del presidente sud coreano Yoon Suk Yeol (per il quale proprio oggi è stato spiccato un secondo mandato d’arresto) alla caduta l’8 dicembre scorso del regime dell’oltre ventennale regime di Bashar al-Assad in Siria; dalle crisi di governo in Francia, Germania e Canada ai coflitti africani in Suda, Nigeri e Camerun; dalle tensioni commerciali fra Stati Uniti e Cina, che rischiano di acuirsi con l’insediamento di Donald Trump alla presidenza, al fronte aperto delle rivendicazioni di Pechino su Taiwan.

Il rapporto del Wef

L’analisi del World Economic Forum appena pubblicata, giunta alla sua seconda edizione, mira a fornire ai leader mondiali uno strumento per comprendere meglio i contorni della cooperazione in senso ampio. Lo fa guardando nello specifico a cinque pilastri fondamentali: commercio e flussi di capitali, innovazione e tecnologia, clima e capitale naturale, salute e benessere, pace e sicurezza. Attraverso nuovi dati, il Barometro 2025 offre un quadro aggiornato del panorama globale della cooperazione, riservando anche una particolare attenzione all’impatto della tecnologia nell’era contemporanea. E analizza le tendenze in corso tratteggiando rischi e necessità di intervento in tema proprio di cooperazione internazionale.

Come lo scorso anno, la situazione attuale risente particolarmente del persistere (e acuirsi) di conflitti violenti che hanno portato a un netto calo nel pilastro della pace e della sicurezza. E impattato pesantemente nello specifico, anche la collaborazione sanitaria globale. Le aspre tensioni geopolitiche, le guerre in corso e le crisi umanitarie conseguenti (spesso spinte ma non limitate a questi territori), dal Medio Oriente, all’Ucraina al Sudan, sono fattori che continuano a erodere la sicurezza collettiva mondiale. E riducono la collaborazione tra gli Stati.

Sosteneva in settembre il segretario delle Nazioni Unite, António Gutierres, intervenendo all’assemblea generale a New York: il mondo si trova bloccato in un “purgatorio di polarità” nel quale «conflitti feroci e violenze stanno infliggendo terribili sofferenze. Le divisioni geopolitiche dilagano. Le disuguaglianze e le ingiustizie sono ovunque, corrodendo la fiducia, aggravando le rimostranze e alimentando populismo ed estremismo. Le sfide secolari della povertà, della fame, della discriminazione, della misoginia e del razzismo stanno assumendo nuove forme.»

Ecco allora come lo stallo della cooperazione indicato dal barometro del WEF, realizzato in collaborazione con McKinsey, diventa particolarmente rilevante in questo inizio 2025. Con l’avvicinarsi di scadenze globali importanti, la situazione attuale dimostra come, nonostante le aspettative e gli sforzi, il progresso non si trova dove dovrebbe essere.

Dove siamo rispetto ai traguardi futuri

A una manciata di anni dai traguardi indicati da Agenda 2030, solo il 17% degli Obiettivi per lo sviluppo sostenibile mantengono il passo necessario per essere raggiunti entro i tempi previsti. Oltre a questo, forse mai come negli ultimi mesi il cambiamento climatico ha mostrato il suo impatto devastante su comunità e gli Stati; con l’anno appena finito a essere il più caldo da quando esistono le misurazioni. A ciò si aggiunge, inoltre, una prospettiva di crescita globale (apparentemente) debole. Secondo il Fondo monetario internazionale, infatti, sarà del +3,1% nei prossimi cinque anni. Se questo non bastasse, continua a crescere la crisi del debito. In conseguenza di questo, come riporta anche il Barometro, oggi oltre 3 miliardi di persone vivono in Paesi che spendono più per gli interessi, che per istruzione o salute.

Non fa mistero della situazione critica e delle sfide mondiali il presidente e ceo del World Economic Forum, Børge Brende. Presentando il testo, infatti, ha commentato: il barometro viene «pubblicato in un momento di grande instabilità globale e in cui molti nuovi governi stanno sviluppando le agende per l’anno e i loro mandati a venire». Proprio in questo quadro internazionale, però, ha confermato anche che «la cooperazione non solo è essenziale per affrontare le sfide economiche, ambientali e tecnologiche cruciali. Ma è anche possibile nel contesto più turbolento di oggi». Se infatti la situazione generale mostra uno stallo, ci sono trend che conoscono una crescita importante e altri, per quanto con andamenti e risultati misti, possono rappresentare la chiave per guidare il cambiamento e sbloccare opportunità di progresso condiviso a partire dall’anno (complicato) appena iniziato.

Esempio su tutti, perché discussissimo e potenzialmente pervasivo in ogni campo, il ruolo primario che potrà essere svolto dalle tecnologia. Si legge nel report del WEF: «L’intelligenza artificiale e le altre tecnologie emergenti stanno ridisegnando il panorama globale. La cooperazione sarà fondamentale per sfruttare i benefici e minimizzare i rischi, tra cui quello di una potenziale “corsa agli armamenti dell’IA” e di una nuova prima linea di competizione geostrategica».

Tra regressione e progresso

C’è bisogno di cooperazione. Forse come mai prima. Lo confermava alla presentazione del Barometro anche Bob Sternfels, Global Managing Partner di McKinsey & Company. «Il progresso dell’innovazione, della salute, della prosperità e della resilienza a livello globale non può essere fatto da soli. I leader avranno bisogno di nuovi meccanismi per lavorare insieme sulle priorità chiave, anche se in disaccordo su altre, e gli ultimi anni hanno dimostrato che questo equilibrio è possibile». Parole che riassumono gli intenti dell’analisi del World Economic Forum, accennando gli ambiti posti sotto osservazione.

Dicevamo prima come in questa seconda edizione sullo stato della cooperazione globale, a fare notizia sia la situazione attuale di stallo. Trascinata da una parte dal grave calo dell’andamento del pilastro “pace e sicurezza”, è sostenuta però, al contrario, dal consolidarsi della crescita dei livelli relativi all’ambito “clima e capitale naturale”. Due pilastri agli antipodi che sottolineano certo la grave frammentazione politica e sociale (acuita dai conflitti ma diffusa e capillare anche in territorio dove non si registrano operazioni di guerra). Ma danno anche segnale di un certo impegno diffuso sui temi ambientali – spinti soprattutto dalla crescita di finanziamenti e del commercio di tecnologie a basso impatto, l’eolico e il solare in testa. Un progresso accompagnato (o stimolato?) dalla necessità azioni urgenti perché le emissioni continuano ad aumentare.

Sottolinea il report: «Una maggiore cooperazione globale sarà essenziale per aumentare le tecnologie e garantire i finanziamenti necessari per raggiungere gli obiettivi climatici entro il 2030». Ne va della vita di milioni di persone e ci interessa da vicino anche per l’impatto, potenzialmente devastante, delle migrazioni di massa.

In parte legato all’ambito climatico-ambientale, il tema dell’innovazione ha conosciuto, seppure in maniera minore, uno slancio secondo il Barometro. Nel 2023 in particolare è cresciuta la cooperazione internazionale in questa “area” – anche se non equamente e non ovunque allo stesso modo. Con un avanzamento, in particolare, legato alla digitalizzazione dell’economia mondiale, all’aumento dell’adozione di nuove tecnologie e alla crescita della mobilità degli studenti. Allerta però il documento, «la rapida perturbazione da parte di tecnologie emergenti come l’IA sta rimodellando il panorama globale. Sollevando la possibilità di un nuovo fronte di competizione geostrategica o addirittura di una “corsa agli armamenti dell’IA». Davanti a queste tendenze «Una leadership cooperativa e strategie inclusive saranno fondamentali per sfruttare il suo vasto potenziale e affrontare i rischi».

Salute e commercio internazionale

Dei cinque pilastri considerati nella redazione del Barometro, i due rimanenti mostrano andamenti diversi e misti. L’ambito della salute che ha visto un miglioramento continuo delle aspettative di vita dal 2020, sta registrando ultimamente un progresso rallentato a confronto coi ritmi pre-Covid. Si è arenata poi la cooperazione sul commercio di beni sanitari e sui regolamenti internazionali. E alcuni parametri, come la mortalità infantile e materna, continuano a restare alti. «A fronte dell’aumento dei rischi per la salute e dell’invecchiamento della popolazione, – commenta il documento del WEF – i leader dovrebbero investire nella cooperazione globale per rafforzare la salute pubblica e sistemi sanitari sostenibili».

Seguono un’evoluzione opposta, dopo anni di crescita, il commercio e il flusso di capitali. Infatti, a seguito di una ripresa importante dallo scoppio della pandemia, nel 2023 la circolazione e lo scambio di beni e servizi è diminuito del 5%. Causa principale di questo, il rallentamento della crescita cinese e di altre economie in via di sviluppo e la riduzione degli scambi tra blocchi occidentali e orientali. Nonostante ciò, però, hanno resistito i flussi di servizi, capitali e persone, con investimenti diretti esteri aumentati e una ripresa forte delle migrazioni di manodopera.

Davanti al quadro tratteggiato dal Barometro per la cooperazione globale, tenendo a mente le sfide pressanti del futuro a breve termine e le grandi tensioni attuali, in un mondo sempre più globale, idealmente la risposta dovrebbe tendere alla collaborazione. Quella che documento del WEF è chiamata “cooperazione disordinata”. «In prospettiva, i leader dovranno trovare il modo di lavorare insieme, anche se la concorrenza aumenta, perché i risultati tangibili saranno fondamentali per mantenere la fiducia e il sostegno del pubblico». Nel panorama critico di oggi, serve una leadership che sia adattativa, trovi strade per una cooperazione flessibile, e pratichi un “opportunismo pianificato”.

Quelli che hanno (e avranno) poteri decisionali, «devono essere pronti a far perno rapidamente sulle opportunità appena emergono», conclude il Barometro. Pensando in grande ma iniziando dal piccolo, «non sottovalutando quello che sembra una piccola opportunità di cooperazione. Piccoli approcci cooperativi, possono dare grandi risultati nel lungo termine. Con il tempo la cooperazione può generare cooperazione, perché la fiducia tra le parti cresce». Si instaura così un circolo virtuoso «in cui si approfondisce la fiducia nella cooperazione ed emergono nuove opportunità per soluzioni condivise».

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