L’hanno definita “povertà da vacanza”, per dare voce a un trend che negli ultimi anni sta andando aumentando: secondo il nuovo studio pubblicato dalla Confederazione europea dei sindacati (Ces), nel 2022 quasi 40 milioni di persone nell’Unione europea non hanno potuto andare in vacanza a causa dei costi elevati. Due milioni in più rispetto all’anno precedente.
Le cifre per il 2023 potrebbero essere ancora peggiori a seguito di un aumento record del costo delle vacanze la scorsa estate, combinato con il calo dei salari reali in tutta l’UE, a causa dell’inflazione guidata dai profitti. L’Italia ha ancora il numero più alto di lavoratori che non possono permettersi una pausa: sono oltre 6 milioni (6.074.387) coloro che non hanno potuto concedersi una vacanza. Dal 2020 al 2022 la quota di famiglie con almeno un figlio minore che non potevano permettersi ferie è aumentata di 4 punti percentuali, passando dal 30,4% al 34,2%.
Intanto per il 2024, in attesa di dati istituzionali, diverse associazioni a tutela dei consumatori denunciano le stangate estive che si sono abbattute sulle famiglie che dopotutto hanno deciso di affrontare la spesa delle vacanza, dopo che l’Istat a luglio ha certificato un nuovo aumento dell’inflazione che ha portato i prezzi dei beni a +1,3% su base annua (a giugno erano a +0,8%). A guidare la lista della risalita dei costi sono effettivamente i pacchetti vacanza nazionali: +29,9% sull’anno.
La mappa dei rincari
Dai traghetti agli aerei, dalle strutture ricettive agli stabilimenti, gli aumenti delle tariffe riguardano ogni aspetto delle villeggiature. È quanto emerge da un’indagine congiunta Assoutenti-Centro di formazione e ricerca sui consumi (C.r.c.), che ha messo a confronto i prezzi nel settore turistico registrati nel 2023 con quelli in vigore quest’anno. L’indagine è stata condotta tra il 3 e il 6 giugno 2024 sui siti specializzati in prenotazioni alberghiere e voli aerei.
Una famiglia con due bambini che avesse deciso di trascorrere una settimana di ferie in una località di mare in Italia, prenotando una struttura ricettiva a tre stelle o categoria equiparata (pasti esclusi) per il periodo a cavallo di Ferragosto (dal 10 al 17 agosto, 7 notti), avrebbe speso da un minimo di 872 euro di Bibione a un massimo di 3.500 euro di Porto Cervo. In pratica, il costo più basso per un albergo in una località marittima sarà comunque più alto del 19,6% rispetto al 2023.
Secondo poi l’Unione nazionale consumatori (Unc), i “servizi ricettivi e di ristorazione” messi insieme rincarano del 4,3% su base annua. In termini concreti, “significa che una coppia con due figli spenderà 106 euro in più su base annua per fronteggiare i rincari di alberghi e ristoranti, una coppia con 1 figlio pagherà 95 euro in più”. Villaggi vacanze, campeggi, ostelli hanno avuto un aumento del 18,8% su giugno 2024. Sui pacchetti vacanza nazionali si segnala un incremento in appena un mese del 14,5%. Sul trasporto marittimo +11,4%, su stabilimenti balneari e piscine +10% sul mese precedente, i voli intercontinentali +8,4% e in settima posizione pensioni e simili con +4,6%.
Rinunciare alle vacanze
Secondo un’indagine realizzata da mUp Research e Bilendi per Facile.it, saranno circa 3,7 milioni i cittadini italiani che quest’estate rinunceranno alle ferie per ragioni economico-finanziarie. È stata la risposta del 56% degli intervistati, con un aumento del campione fino al 64% se si considerano i rispondenti di età compresa tra 25 e 34 anni e gli over 65. Il 47% ha dichiarato di essere in difficoltà per un generale aumento dei costi della vita, mentre il 33% ha fatto riferimento al rincaro dei prezzi per andare in vacanza.
Un’altra indagine realizzata dall’Istituto Piepoli per conto dell’Udicon (Unione per la difesa dei consumatori), racconta che quasi un italiano su due (49%) resterà a casa durante l’intera stagione. Tra coloro che partiranno, il 43% lo farà a giugno o a settembre «perché i prezzi sono più accessibili», anche affidandosi a soluzioni last minute «sperando di risparmiare». Secondo le stime di Federconsumatori, quest’anno poco più di quattro italiani su dieci (il 41,3%) andranno in vacanza, con un leggero aumento rispetto al 2023 (+2,3%). Tra coloro che partiranno, il 52,7% sceglie soggiorni brevi di 3-5 giorni, cercando di contenere le spese, magari usufruendo dell’ospitalità di amici e parenti.
Al di là dei numeri, le denunce che emergono dalle associazioni consumatori delineano un trend che non si può ignorare: non diminuiscono gli italiani che rinunciano alle vacanze perchè non possono permettersele. E dietro ai numeri, come sempre, ci sono persone, famiglie, bambini, giovani, adulti, lavoratori e lavoratrici. Sta davvero succedendo che le vacanze estive, le partenze, i viaggi, entreranno a far parte di quel pacchetto di privilegi acquisiti per nascita e per fortuna, anzichè una sana abitudine diffusa in modo verticale?
Perchè sì, andare in vacanza non è solo un vezzo, è fondamentale per molte ragioni che riguardano il benessere fisico, mentale ed emotivo, per rafforzare i legami e crearne di nuovi, per ridurre il rischio di malattie legate allo stress, migliorando il benessere generale. La mancanza di viaggi ed esperienze nuove non solo riduce le opportunità di esplorare e apprendere, esponendosi a nuovi ambienti, culture e attività, ma può generare frustrazione, delusione e un senso di privazione che agiscono negativamente sulla salute degli individui. E a farne le spese, in una visione lungimirante, è la società intera.
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