In uscita oggi con Il Sole 24 Ore la guida sulla Riforma per la disabilità, in cui è contenuto anche il seguente contributo. Altri articoli a questo link.
di Alessandro Solipaca – Dirigente di ricerca Istat
La Convenzione ONU (CRPD) definisce le persone con disabilità come quelle che “… presentano durature menomazioni fisiche, mentali, intellettive o sensoriali che in interazione con barriere di diversa natura possono ostacolare la loro piena ed effettiva partecipazione nella società su base di uguaglianza con gli altri”. Il nuovo paradigma esalta la dimensione sociale della disabilità, che mette in luce come questa condizione sia, in parte, una conseguenza, particolarmente grave, dell’incapacità di una società di assicurare l’eguaglianza di opportunità alle persone con problemi di salute.
A questo ultimo riguardo, è opportuno conoscere le condizioni di vita delle persone con disabilità, con riferimento ad alcune delle principali dimensioni dell’inclusione sociale. In Italia, le persone con una certificazione o a cui è stata erogata una pensione o una indennità legata alla disabilità sono 7 milioni e 658 mila, dei quali 4 milioni e 245 mila sono over 65-enni . Questi dati si riferiscono alle persone che hanno un deficit di salute certificato da una Commissione medico-legale.
L’Istat, nelle indagini di popolazione, seguendo l’approccio proposto dalla CRPD, stima che sono 2 milioni e 921 mila le persone che, a causa dell’interazione negativa tra condizioni di salute e ambiente di vita, non sono in grado di svolgere le attività che normalmente un individuo compie nel corso della vita. Sono persone per lo più anziane (1 milione e 326 mila sono ultra settantacinquenni), che spesso vivono in condizione di fragilità e solitudine (il 28,4% vive da solo), in cattive condizioni di salute (il 55,4%) e che ricevono aiuti o ausili insufficienti (circa 2 milioni di individui).
Diritto all’istruzione
L’articolo 24 della CRPD riconosce il diritto all’istruzione delle persone con disabilità come strumento per lo sviluppo delle loro potenzialità, come garanzia della loro dignità umana, nonché come mezzo indispensabile per la loro autonomia individuale. Il 55,7% delle persone con disabilità di età 25-44 anni possiede almeno il diploma di scuola superiore (è il 78,0% riscontrato tra le persone senza disabilità); il 5,3% delle persone con disabilità non ha conseguito nessun titolo di studio (è l’0,8% nel resto della popolazione).
Diritto al lavoro
Dal punto di vista del diritto al lavoro, nella popolazione di 15-64 anni di età, solo il 33,5% è occupato (è il 60,2% nel resto della popolazione); la quota delle persone in cerca di occupazione è pari al 18,7% (è il 12,9% tra le persone senza disabilità). I lavoratori con disabilità meno frequentemente ricoprono posizioni apicali: il 15,6% vs 18,3% del resto della popolazione.
Le condizioni economiche delle famiglie con una persona con disabilità risentono dei costi elevati per la cura e l’assistenza, ma anche delle difficoltà nella produzione del reddito. Il rischio di povertà o esclusione sociale interessa il 28,4% delle famiglie con almeno una persona con disabilità (è il 23,4% il dato medio nazionale) e il 38,4% sperimenta una bassa intensità lavorativa (è il 9,1% nel resto delle famiglie).
Il quadro di sintesi presentato, se confrontato con quello relativo alla media della popolazione, mette in luce che esistono ancora significativi svantaggi delle persone con disabilità. Le politiche di welfare, attuate in larga parte attraverso trasferimenti monetari, hanno solo attenuato le differenze sociali ed economiche o impedito che queste si amplificassero. Questo testimonia che c’è ancora molta strada da fare, in termini di aiuti, abbattimento di barriere e di nuovi strumenti abilitativi, per assicurare la completa inclusione alle persone con disabilità.
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