Cambiare la cultura con un linguaggio universale, capace di parlare alle persone colpendo dritto al cuore. La “chiamata alle arti” della fondazione Una Nessuna Centomila, così come l’ha definita la presidente onoraria Fiorella Mannoia, interpella la musica come mezzo privilegiato per scardinare “privilegi” precisi e ormai obsoleti: rimanere inermi davanti alla violenza maschile contro le donne e pensare che non ci riguardi. Così, radunando intorno allo stesso obiettivo diverse voci della musica italiana, Una Nessuna Centomila ha portato all’arena di Verona – nel doppio appuntamento del 4 e 5 maggio – la seconda edizione dell’omonimo concertone, nato proprio con l’obiettivo di raccogliere fondi da destinare ai centri antiviolenza.
Dalla violenza si può e si deve uscire
«Noi vogliamo convincere le donne che dalla violenza si può e si deve uscire, e soltanto attraverso i centri antiviolenza e le case rifugio potranno trovare il coraggio per affrontarlo. Quando avete problemi c’è un numero da chiamare, e soprattutto, rivolgetevi al centro antiviolenza più vicino» spiega Mannoia, raccontando come la nascita della fondazione risponda alla volontà comune – insieme alla presidente Giulia Minoli e alle vicepresidenti Celeste Costantino e Lella Palladino – di iniziare e proseguire un percorso di prevenzione e supporto sulla violenza contro le donne.
«Dopo il concerto del 2022 a Campovolo – ha spiegato l’artista e presidente onoraria della fondazione – abbiamo deciso che il nostro impegno non poteva finire lì e siamo diventati fondazione. Una Nessuna Centomila nasce dall’osservazione di una realtà che parla di una donna uccisa ogni tre giorni. Solo una piccola minoranza trova il coraggio di denunciare le violenze di qualunque tipo e il nostro compito è anche dire alle donne che chiedendo aiuto si può uscire da un incubo».
Come nel 2022, anche per il concerto di quest’anno – in diretta su Rai1 mercoledì 8 maggio – sono stati tantissimi gli artisti e le artiste che hanno risposto alla “chiamata alle arti”. Esattamente come il pubblico: i biglietti venduti hanno già permesso all’evento veronese di raccogliere 600.000 euro che saranno devoluti a numerosi centri antiviolenza sparsi in tutta Italia, dalla Basilicata alla Calabria, passando per Caivano in Campania ma anche in Puglia, Sicilia, Sardegna, Lazio, Liguria e Veneto. La raccolta fondi sarà sostenuta, oltre che con gli incassi dei due concerti live, anche grazie una campagna di sensibilizzazione che la fondazione Una Nessuna Centomila ha lanciato dal 3 all’11 maggio e durante cui sarà possibile donare attraverso sms o telefonata al numero 45580.
La musica al centro
«La musica è stato il vero manifesto di questa serata. C’è ancora tanto da fare, ma vedere quello che si sta realizzando grazie a questo progetto, mi fa capire quanto sia giusto e importante unirsi quando c’è qualcosa di importante, unirsi per raggiungere un obiettivo che riguarda le donne che stanno subendo violenza, che potrebbe riguardare un giorno le nostre figlie» ha commentato Mannoia a margine della prima serata, descrivendo il filo rosso che ha tenuto insieme gli artisti sul palco: mettere a disposizione la propria arte per una causa comune, “contaminandola” attraverso duetti inediti e sinergie inaspettate.
Se l’evento all’arena di Verona non poteva che partire sulle note di “Mariposa” di Fiorella Mannoia, sul palco, presentati da Amadeus al suo ultimo grande evento da conduttore in Rai, si sono succeduti una lunga serie di esibizioni: Tananai ed Elodie sulle note di “Tango” hanno accolto il pubblico con dolcezza e intensità, Giuliano Sangiorgi ha duettato con tutto il pubblico dell’arena con “Meraviglioso”, poi Alessandra Amoroso – che ad Alley Oop ha raccontato del suo impegno con la fondazione – l’energia di Annalisa, le parole di Samuele Bersani, la passione di Big Mama, l’originalità di Brunori Sas, e ancora l’esplosività di Emma, la poesia di Niccolò Fabi, l’unicità di Achille Lauro, le melodie di Ermal Meta, la determinazione di Francesca Michielin, la grinta di Fabrizio Moro, la voce graffiante di Noemi e l’emozione di Paola Turci che, dopo aver intonato la sua “Fatti bella per te”, ha evidenziato l’importanza dell’aiuto dei centri antiviolenza leggendo una lettera scritta da una donna di 51 anni, Carla: «Con il sostegno delle operatrici del centro antiviolenza ti senti di nuovo una persona, non sei sola. Impari che nessuno può toccarti se non vuoi. Che il tuo corpo, il tuo tempo, il tuo spazio è solo tuo, e la tua vita riparte».
A chiudere la prima serata, il finale corale sulle note di “Nessuno mi può giudicare”: “ho cantato questa canzone al Festival di Sanremo nel 1966, un inno alla libertà e all’uguaglianza. Da allora sono stati fatti passi avanti ma le cronache ci dicono che c’è tanto ancora c’è da fare” ha detto Caterina Caselli presentando il brano dalla platea dell’arena e unendosi alle voci di tutti i cantanti sul palco e a quella del pubblico. Per la seconda serata dell’evento, al parterre artistico si sono aggiunti anche Piero Pelù e Mahmood.
Assente più che giustificata Ornella Vanoni che, spiega in un video pubblicato sui social, è in meritato riposo dopo due concerti agli Arcimboldi di Milano: «siete tanti e soprattutto è giusto che ci siano gli uomini» ha riferito nel suo messaggio, confermando la grandezza di chi sa esserci anche nell’assenza.
Insieme contro la violenza, è il momento della “responsabilità maschile”
La presenza maschile, come Vanoni sottolinea nelle sue parole, è la novità del concerto di quest’anno che lascia presagire un cambio di rotta e maggiore consapevolezza da parte degli uomini: «La fondazione Una Nessuna Centomila fa un lavoro straordinario per aiutare le donne che subiscono violenza e la musica è stata il manifesto di questa sera. C’è tanto da fare ma vedere quanto si sta già realizzando mi fa capire quanto sia importante unirsi per un obiettivo come questo. È fondamentale l’impegno anche di noi uomini» ha commentato Amadeus al termine della prima serata, aggiungendo: «Ringrazio una donna straordinaria come Fiorella e sono onorato di essere stato al suo fianco sul palco dell’Arena”. Essere non solo “a fianco” ma insieme, nel contrasto alla violenza sulle donne, è quello che può fare la differenza: “Nel 2024 dobbiamo ribadire ancora la grandezza della donna? – chiede Giuliano Sangiorgi – È assurdo che ci siano ancora uomini che dicono ‘ma io non sono così’».
Lo ribadisce anche Ermal Meta, raccontando dei tanti messaggi ricevuti a seguito della pubblicazione di sue canzoni particolarmente vicine al tema della violenza: «Ad accomunare i racconti che mi sono stati inviati è il silenzio messo in atto dopo la violenza, la convinzione di averne la colpa e la mancanza di fiducia nelle istituzioni» spiega il cantante, che aggiunge: «Questi eventi e questi fondi ci aiutano a bypassare un percorso complicato per far arrivare finanziamenti a istituti fondamentali per persone che vivono grazie al lavoro di altre che invece ci lavorano, ma che a loro volta devono mantenere le famiglie. Bypassare questa filiera lunga, creare volontariamente un cortocircuito, è importante».
Riconoscere tutti i tipi di violenza
La violenza non è solo fisica e si muove anche attraverso atti di sopraffazione che sfruttano il digitale (cyberviolenza) come la richiesta di condividere costantemente la localizzazione, l’oppressione attraverso continui messaggi e chiamate, il controllo che passa attraverso la cessione delle proprie password: è questo il tema che hanno portato sul palco Anna Foglietta e Massimiliano Caiazzo, attraverso un dialogo che mette in scena la spirale della violenza. Anche digitale. Tutto parte con un telefono comprato da lui, poi la richiesta di condividere la posizione e foto private, l’ossessione del sapere dove e con chi si trova la partner. A questo segue la rabbia, la diffusione non consensuale di materiale intimo, l’apice di una violenza che ha il volto di chi ti fidavi. La rappresentazione, lucida e realistica, è il risultato di un’indagine fatta insieme alla polizia postale.
«Abbiamo ricevuto una serie di chat vere e vi assicuro che ciò che abbiamo rappresentato stasera è fin troppo edulcorato, perché quello che noi abbiamo letto era ancora più grave, opprimente e violento» ha spiegato Foglietto, specificando: «Se qualcuno ha riconosciuto nelle nostre parole segnali relativi alla propria relazione, per favore interrogatevi su quei segnali, e se soltanto li riconoscete come sbagliati non sottovalutateli e chiamate il 1522. Ci sono tantissime persone che lavorano per aiutare voi donne a uscire da quel vortice di violenza e per aiutare vuoi uomini a uscire da quella che è anche la vostra violenza. Per favore fatelo».
Sensibilizzare e supportare
Con 600.000 euro già raccolti, la fondazione Una Nessuna Centomila supporterà nove centri antiviolenza in Italia: «Individuare i centri destinatari delle risorse è un’operazione di grande responsabilità perché ogni centro antiviolenza deve fare i conti con la cronica mancanza di risorse, con le difficoltà di dare risposte efficaci ad una richiesta che cresce e che fatica a trovare spazi e strutture sufficienti ed adeguate» specificano dalla fondazione.
Dovendo inevitabilmente selezionare una rosa circoscritta di realtà tra le tante, un primo criterio utilizzato è quello della territorialità: «È stata data priorità al Sud e alle periferie, ai contesti particolarmente critici – spiegano le founder – Una Nessuna Centomila nasce con una grande attenzione al sud, ma in generale tutte quelle aree dove più spesso alla discriminazione di genere si accompagnano altre forme di discriminazione legate alla mancanza di risorse socio-economiche e culturali, ai paesi d’origine nei percorsi migratori, all’isolamento, ai vincoli generati dalle infiltrazioni della criminalità organizzata».
Per questo motivo, oltre che per il loro dimostrato impegno a supporto delle donne che subiscono violenza, a ricevere i finanziamenti saranno le associazioni Differenza Donna per il suo centro antiviolenza in Basilicata a Lagonegro (100mila euro), Mondiversi che ha dato vita al centro antiviolenza Fabiana in Calabria (100mila euro), Thamaia Onlus che in Sicilia coordina la rete antiviolenza interistituzionale di Catania (100mila euro), PonteDonna che nel Lazio gestisce diversi centri antiviolenza e case rifugio (100mila euro), il centro antiviolenza Telefono Rosa di Verona (25mila euro), Telefono Donna di Savona (25mila euro), Onda Rosa che in Sardegna gestisce un centro antiviolenza e una casa rifugio (50mila euro), G. I. R. A. F. F. AH! (Gruppo Indagine Resistenza Alla Follia Femminile) che nel suo centro antiviolenza a Bari dispone di operatrici sempre reperibili (50mila euro) e la cooperativa sociale Nessuno resti solo a Caivano: qui le risorse che arriveranno dal concerto (50mila euro) saranno destinate all’attivazione nel parco verde del primo sportello di ascolto per minori e donne vittime di violenza e per contribuire all’allestimento di una sartoria etica finalizzata all’inserimento lavorativo di chi ha subito violenza.
Le nuove generazioni guidano il cambiamento
«Il lavoro del terzo settore in Italia è straordinario ma spesso resta invisibile» ha affermato la presidente della fondazione Giulia Minoli, motivando la selezione dei centri antiviolenza che riceveranno i finanziamenti. Oltre al supporto economico, sottolinea Minoli, serve prevenzione e sensibilizzazione perché «l’Italia è ultima in Europa per quanto riguarda l’educazione sessuale nelle scuole». Insieme a Cipro, Bulgaria, Polonia, Romania e Lituania, il nostro Paese è privo di programmi curricolari dedicati alla sessuo-affettività.
Da questo dato parte il progetto con le scuole che Una Nessuna Centomila realizzerà con il gruppo assicurativo AXA Italia, main partner del concerto: il cuore dell’iniziativa, dedicata a venti istituti distribuiti su tutto il territorio nazionale, è un percorso incentrato sul ruolo dell’arte come linguaggio in grado di aprire una riflessione su tematiche collegate al concetto della violenza di genere, compresi gli stereotipi esistenti. L’obiettivo è stimolare il racconto emotivo, il pensiero critico e la gestione delle relazioni. Tra gli strumenti proposti alle scuole che aderiranno all’iniziativa, l’utilizzo e la fruizione di uno strumento culturale (film, spettacolo teatrale, poesia, fumetto, canzone o videogame), seguito da un momento orizzontale di confronto e dialogo, a cui prenderanno parte formatori o formatrici specializzate, operatrici dei centri antiviolenza, referenti della fondazione Una Nessuna Centomila e anche artisti.
«Vogliamo parlare alle ragazze e ai ragazzi, aprire un dialogo con loro, per costruire, insieme, un domani realmente inclusivo» ha spiegato Chiara Soldano, ceo di AXA Italia. «Troppo spesso ragazzi e ragazze si rivolgono al web per cercare delle risposte e il più delle volte le risposte che trovano qui sono quelle sbagliate, come emerge chiaramente dai dati sulla pornografia online. La scuola e l’aiuto delle nostre formatrici li può accompagnare in un percorso utile a non cadere vittime di situazioni pericolose, di messaggi dannosi» aggiunge Minoli.
Le fa eco Mannoia che sulle nuove generazioni ha le idee chiare: «Sfatiamo il fatto che i giovani non sono recettivi. Sono assetati di sapere, bisogna solo trovare il linguaggio adatto per poterci parlare. Le ragazze ma anche i ragazzi, perché siamo tutti vittime di stereotipi. Così come noi donne ci portiamo dentro da anni il fatto di essere sempre state ai margini, sono vittime anche gli uomini, che devono apparire sempre come quelli forti e protettori. Tutto questo va scardinato un po’ per volta. È un percorso che dobbiamo fare insieme: cerchiamo di lavorare per sradicare questa cosa, e bisogna iniziare educando i bambini al rispetto, per chiunque».
La strada da fare è lunga – secondo i dati Istat il 31,5% delle donne in Italia ha subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale – ma il lavoro della fondazione non si arresta: «Il nostro impegno contro la violenza sulle donne – conclude Fiorella Mannoia – è come un treno a vapore che procede lento e che farà un passo per volta, così come si fanno le rivoluzioni. Ci sono stereotipi che vengono da lontano e non si cambiare subito. Ci vorrà tempo, ma le cose cambieranno». Le risponde Giuliano Sangiorgi: «Ed è allora, quando tutto sarà finito, che faremo una festa. Perché deve finire».
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