Cyberviolenza, come difendersi dallo stalking digitale

Dal revenge porn alle forme di stalking digitale, dal furto d’identità alle molestie tramite social media, tutto fa capo al mondo della cyberviolenza. A pari passo con le esigenze della rete e degli utenti online, così la tecnologia amplifica la possibilità per un abuser di esercitare il controllo sulla vita del partner. App nate come sistemi di controllo parentale o di antifurto, possono oggi diventare vere e proprie armi se finiscono nelle mani di potenziali stalker e aggressori.

C’è una differenza sostanziale tra dimostrare apprensione e invadere sistematicamente la privacy di un’altra persona: il gap risiede proprio nell’ossessione tossica del controllo, che nulla ha a che fare con l’interesse, l’amore, la condivisione. Un controllo dell’altra persona che è alla base della violenza nelle relazioni.

Lo racconta bene la serie You prodotta da Netflix, che procede a ritmi serrati di puro stalking online e offline. Il protagonista Joe utilizza Instagram e altre app sul telefono per monitorare e spiare le sue vittime. La miniserie The Stranger è un altro esempio di narrazione contemporanea thriller incentrata sull’uso di internet. Dal tracciamento gps ai messaggi, l’intera trama si fonda e si snoda tramite una premessa pericolosa: la possibilità di controllare il telefono di una ragazza scomparsa.

Il 58% dei giovani subisce molestie sui social quotidianamente

In Europa il 58% degli adolescenti e giovani subisce molestie sui social quotidianamente, il 71% degli autori di violenza domestica controlla il computer del partner, il 54% traccia i cellulari delle vittime tramite software, e ancora il 95% degli abusi online avviene contro le donne (Cyber violence is a growing threat, especially for women and girls, Eige – European Institute for Gender Equality). A mettere insieme i dati e a scattare una fotografia complessiva dei vari fenomeni è stato il progetto europeo di formazione e sensibilizzazione DeStalk sulla formazione e sensibilizzazione sulla violenza di genere online.

Il 25% delle donne intervistate da Amnesty International (Toxic Twitter – A Toxic Place for Women) ha subito minacce di violenza sessuale, violenza fisica, istigazione al suicidio e morte su Twitter; secondo una ricerca dell’organizzazione CCRI (Cyber Civil Rights Initiative) citata da EIGE, il 51% delle donne intervistate e vittime di diffusione non consensuale di immagini hanno istinti suicidi e il 93% dichiara di aver affrontato un forte stress emotivo post abuso.

Inoltre, secondo Kaspersky (il gruppo tech specializzato in software di sicurezza informatica) 29.312 persone in tutto il mondo sono state vittime di stalkerware nel 2022. Italia e Germania i paesi più colpiti nella classifica europea, Russia Brasile e Stati Uniti su scala mondiale. La Coalition Against Stalkerware stima, infatti, che l’uso di questa forma di software a livello mondiale potrebbe sfiorare un milione di casi all’anno. Secondo il loro report Digital stalking in relationships, il 26% delle persone in Italia riterrebbe normale spiare il proprio partner senza il consenso e l’8% lo ha fatto davvero. Il 24% degli italiani invece, sospetta che la sua privacy digitale sia stata violata.

Recentemente, è stata proprio Kaspersky a commentare la serie prima citata You di Netflix e il suo protagonista Joe Goldberg, stalker omicida. In una dichiarazione consultabile sul sito dell’azienda, Amedeo D’Arcangelo (Enterprise Project Technical Coordinator) ha invitato caldamente a non romanzare il comportamento del protagonista. Il messaggio è chiaro: lo stalking e l’utilizzo di stalkerware sono fratelli e sono forme di violenza. D’Arcangelo è stato inoltre coinvolto nella conferenza stampa di De Stalk del 25 novembre, già in quell’occasione aveva denunciato l’importanza di lavorare sull’awareness della violenza digitale e sull’educazione al riconoscimento dello stalking.

Le forme di cyberstalking: stalkerware, hacking, cracking e altro

Facciamo ordine. La violenza online è un vaso di pandora e al suo interno troviamo il cyberstalking, una sorta di stalking 2.0. Quest’ultimo consiste nel monitorare e controllare una persona (conoscente, parente o partner) attraverso app di messaggistica, tracciamento di posizione e diverse strategie digitali. Quali sono le declinazioni del cyberstalking?

Lo stalkerware è un’app spia installata sul dispositivo della vittima per monitorarla a sua insaputa; per hacking o cracking intendiamo rispettivamente l’accesso a comunicazioni/dati registrati online e il controllo di webcam/dispositivi smart (per ascoltare o registrare conversazioni); tramite app di posizione (GPS) è possibile rintracciare una persona e quindi conoscere ogni suo spostamento;  il partner o conoscente può inoltre aver richiesto la condivisione di una password per accedere ad account e informazioni personali; e ancora la persona in questione può creare account social falsi o monitorare tutte le informazioni pubblicate online (iscrizioni ai gruppi/commenti/tag/contenuti digital) per adottare strategie manipolative.

Lo stalkerware è legale?

Installare un’app spia è legale e chiunque può farlo. La contraddizione risiede in primis in un cavillo burocratico: lo stalkerware è disponibile in commercio ed è in grado di accedere a localizzazione, cronologia del browser, messaggi delle chat e contenuti multimediali. Usarla, invece, senza il consenso del proprio partner (o della vittima in generale) è punibile per legge. Secondo l’articolo 615 bis del Codice penale è prevista infatti una pena dai sei mesi a quattro anni di reclusione:

“Chiunque, mediante l’uso di strumenti di ripresa visiva o sonora, si procura indebitamente notizie o immagini attinenti alla vita privata svolgentesi nei luoghi indicati nell’articolo 614, è punito con la reclusione da sei mesi a quattro anni. Alla stessa pena soggiace […] chi rivela o diffonde, mediante qualsiasi mezzo di informazione al pubblico, le notizie o le immagini ottenute nei modi indicati […]”

La maggior parte di queste app è stata bandita da Google Play e Apple Store.

Il progetto europeo De Stalk: formazione e sensibilizzazione

Oltre alla ricerca sui dati, il progetto De Stalk come detto punta a formazione e sensibilizzazione sulla violenza di genere online. Il progetto include cinque partner europei: Regione del Veneto e Una Casa per l’Uomo di Treviso, European Network for the Work with Perpetrators of Domestic Violence, Fundación Blanquerna, e Kaspersky.

Il progetto si è mosso trasversalmente attraverso tre tappe nel 2022, concluse a novembre scorso con la campagna di sensibilizzazione video che ha coinvolto la rete dei centri antiviolenza D.i.Re. e quella dei centri per il recupero dei maltrattanti Relive. Il 25 novembre 2022 è stato infatti diffuso un reel attraverso i canali delle associazioni di tutta Italia, invitando in caso di abuso a contattare il 1522 o cercare aiuto nel centro più vicino sul sito D.i.Re. – Donne in rete contro la violenza.

Ma come navigare protette e cosa fare se sospetti che qualcuno ti stia controllando? Insieme alla divulgazione del video, è stata resa disponibile una guida pratica Navigare Protette, un vero e proprio prontuario per tutelare, aiutare e riflettere sulla cyberviolenza. Nel documento viene posto l’accento sulla differenza tra le varie forme di violenza digitale, dando quindi più consapevolezza al fruitore sul tema e sulle possibili casistiche (dal cyberbullismo al cyberstalking, dalla cybersorveglianza all’uso non consensuale di materiale intimo).

Nella prima fase del progetto, De Stalk ha fornito formazione per riconoscere e fermare l’uso della cyberviolenza e dello stalkerware: attraverso un corso di e-learning e workshop online sono stati formati circa 300 professionisti e professioniste dei servizi antiviolenza, operatrici dei centri antiviolenza, operatrici e operatori dei centri per uomini autori di violenza, forze dell’ordine e altre istituzioni interessate. I contenuti sono disponibili qui.

Cosa fare se sei vittima di cyberviolenza

Se pensi di essere vittima di cyberviolenza rivolgiti alla Polizia Postale, puoi farlo anche in anonimato e senza l’obbligo di sporgere denuncia. In alternativa, contatta un centro antiviolenza per ricevere assistenza e consigli su come muoverti, difenderti e tutelarti. Come sottolinea il vademecum di De Stalk, ricordati di utilizzare un dispositivo sicuro per chiedere aiuto, specialmente se vuoi consultare i portali online www.commissariatodips.it o www.direcontrolaviolenza.it.

Importante: non cancellare messaggi o app sospette sul tuo telefono, potresti eliminare prove utili per tutelarti a fronte di una denuncia. Molte donne cancellano messaggi o telefonate per provare a rimuovere in autonomia l’accaduto, quasi come una forma di difesa mentale da opporre al discomfort e alla vergogna di un abuso. Ma questo è un errore che solo un certo tipo di controcultura potrà insegnarci a non fare più.

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