Fare qualcosa di interessante ogni giorno, trovare una motivazione più profonda nella scuola e nel lavoro, dare un valore all’agire individuale che vada oltre la semplice routine: la GenZ, sulla felicità, ha le idee chiare.
A dirlo è il nuovo studio “Voices of Gen Z: Youth Happiness” curato da Gallup e Walton Family Foundation: circa tre quarti della generazione Z – nata tra il 1997 e il 2012 – afferma di essere molto felice (25%) o abbastanza felice (48%).
Cosa serve per esserlo? Le risposte analizzate, raccolte attraverso più di 2.000 interviste a giovani di età compresa tra 12 e 26 anni, fanno emergere dimensioni precise: la felicità, oltre a variare concezioni e definizioni in base alle culture, fluttua con l’età. Raggiunge il picco tra i giovani adulti e, a svolgere un ruolo decisivo e positivo, sono la scuola, il lavoro, la famiglia e l’amicizia.
Cosa guida la felicità della GenZ
Non è tanto l’assenza di emozioni negative o l’eventuale presenza di una relazione d’amore a rendere felice la GenZ: secondo il rapporto Gallup-Walton Family Foundation, il 60% dei ragazzi e delle ragazze “felici” lo sono perché reputano le proprie attività quotidiane “interessanti” e quindi avvertono maggiore motivazione ad andare a scuola o a lavoro (60%) e a svolgere i relativi compiti (64%). Con un divario di 26 punti rispetto a chi si dice felice, il 38% di chi si reputa infelice percepisce come importanti le attività didattiche e professionali. Per questo motivo, tra gli “infelici”, è anche minore la percentuale di chi risulta essere motivato a scuola o a lavoro (31%) e di chi reputa interessante quello che fa (28%).
I dati tracciano un nuovo orizzonte valoriale per cui, a determinare il grado di felicità e appagamento dei giovani GenZ, è la misura in cui sentono che le loro vite hanno significato e direzione. Più che viziati o poco avvezzi al sacrificio, i GenZ cercano senso nella loro quotidianità: circa la metà del campione (45%), infatti, ritiene che la propria vita sia importante e, un ulteriore 28%, lo avverte spesso.
La consapevolezza sull’importanza della propria vita, tuttavia, non si muove di pari passo con la percezione di aver trovato la direzione da seguire: solo il 28% ne è certo. Il 32% “lo pensa spesso”, ma non abbastanza per equilibrare in modo sostanzioso il 25% che raramente sente di aver indirizzato in modo proficuo e soddisfacente il proprio agire quotidiano. Un più esiguo ma comunque significativo 11% del campione, ad esempio, racconta di chi “non sente mai di avere una direzione” e dunque si sente più perso e privo di una strada da percorrere.
Il valore del tempo
Attribuire senso al tempo dedicato a scuola e lavoro è quello che appaga maggiormente la GenZ. Ma non è il solo tempo produttivo a contare: il riposo è un tempo che vale altrettanto. Il sondaggio ha rilevato che dormire a sufficienza, così come avere abbastanza periodi di relax durante la settimana, sono fattori decisivi nel determinare il grado di felicità della GenZ.
I giovani felici lo sono il doppio rispetto ai loro coetanei meno felici se avvertono di aver dormito abbastanza durante la settimana (63% contro 29%) e il 67% di loro dichiara di avere tempo per rilassarsi. Un dato che, invece, risulta essere fortemente ridimensionato nel campione infelice: solo il 35% afferma di avere tempo libero.
Nonostante l’importanza attribuita al riposo, il 46% della Gen Z afferma di non dormire adeguatamente e il 42% di non rilassarsi abbastanza durante la settimana. A denunciarlo sono soprattutto le ragazze, più stanche dei ragazzi sin da giovanissime.
Confronto sociale e preoccupazioni finanziarie
I fattori di “stanchezza” evidenziati dal rapporto, oltre che da un maggiore desiderio di tempo “improduttivo”, si collegano ad altre fonti di preoccupazione emerse nell’analisi: se circa la metà (51%) della GenZ sostiene di “avere poche preoccupazioni finanziarie”, l’altra metà è preoccupata a riguardo. Il 30% che vive con i genitori o tutori – incluso il 25% dei ragazzi tra i 12 e i 14 anni – afferma di preoccuparsi per i soldi, suggerendo che anche la parte più giovane di questa generazione è già profondamente consapevole delle finanze della propria famiglia a partire dalla scuola media.
Un’altra causa di ansia per la GenZ è il confronto con gli altri: il 44% afferma di “confrontarsi spesso con gli altri” e il 49% di “preoccuparsi di ciò che gli altri pensano”. Queste comparazioni si relazionano negativamente con la felicità: quattro persone su dieci della GenZ felice (40%) affermano di confrontarsi spesso o sempre con gli altri, contro il 55% di coloro che non sono felici. Più ci si confronta, più si è infelici: l’utilizzo non ponderato dei social media acuisce questa tendenza. A sottolinearlo – già un anno fa – è stato il surgeon feneral degli Stati Uniti Vivek Murthy, il massimo funzionario federale a occuparsi di questioni di salute pubblica: con l’avviso “Social Media and Youth Mental Health”, Murthy ha evidenziato i rischi che corrono i giovani passando troppo tempo sui social network. I ragazzi e le ragazze tra i 12 e i 15 anni che spendono più di tre ore sui social media, ad esempio, hanno il doppio delle probabilità di manifestare sintomi di depressione e ansia.
Svuotare di senso il confronto sociale con gli altri e riempire, invece, quello della propria quotidianità. Così la GenZ aggira il rischio di dipendenze e si percepisce felice. Per far sì che la “percezione” diventi una realtà accessibile a tutti e tutte, il rapporto suggerisce di iniziare aiutando gli adulti della Gen Z a trovare la soluzione migliore per i loro interessi nella scelta dei programmi universitari o delle carriere e assicurandosi che i bambini vedano il valore di ciò che stanno imparando in classe e ne siano entusiasti. Una generazione a cui vengono dati gli strumenti per realizzarsi, oltre che più felice, sarà una generazione più capace di immaginare e costruire un mondo nuovo. A beneficio di tutti e tutte.
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