Le università di tutto il mondo si sono date appuntamento a Milano, all’Università Bocconi, e hanno fatto il punto sulle richieste da avanzare ai leader del G7 in fatto di accesso agli studi: eliminare le barriere e aumentare l’accesso all’istruzione a livello globale.
Mentre il Gruppo dei 7 si prepara alla riunione di giugno in Puglia, più di 80 leader universitari provenienti da 18 Paesi si sono incontrati nell’ateneo milanese l’11 e 12 aprile per il Presidential Summit dell’Alleanza U7+.
Per l’occasione, accademici e rettori hanno chiesto ai leader del G7 di lavorare con loro per sostenere un maggiore accesso globale all’istruzione superiore e fare sì che diventi mezzo per migliorare l’inclusione, costruire la prossima generazione di leader e contribuire a società stabili.
Il gruppo di lavoro
Il Presidential Summit U7+ è l’incontro annuale dell’Alleanza U7+, coalizione di presidenti di università provenienti da Europa, Asia, Nord America, Sud America, Africa e Australia i cui membri lavorano insieme per migliorare l’accesso all’istruzione nel mondo.
Come spiega Meric Gertler, presidente dell’Università di Toronto e chair dell’Alleanza U7+: “le università svolgono un ruolo cruciale in ciascuna delle nostre comunità e in tutto il mondo per promuovere la prosperità e lo sviluppo. Abbiamo la responsabilità di ridurre le barriere all’istruzione superiore, in collaborazione con altre università e attraverso la cooperazione con organizzazioni multilaterali come il G7”.
Il summit, giunto quest’anno alla sesta edizione e intitolato Inclusive Education for Inclusive Societies, è stato dedicato alla definizione di azioni, concrete e collettive, che le università possono intraprendere per affrontare le sfide globali, in coordinamento con i leader governativi dei Paesi del G7.
L’incontro
Al vertice presidenziale dell’Alliance U7+ hanno partecipato oltre 80 leader universitari, provenienti da 18 paesi. I temi toccati sono stati, tra gli altri, la sostenibilità, l’AI e il cambiamento climatico: questioni globali critiche e in linea con i temi del vertice G7.
Durante il summit, Gertler ha sottolineato la responsabilità delle università di ridurre le barriere all’istruzione superiore, in collaborazione con i governi e le organizzazioni multilaterali. “Le università svolgono un ruolo cruciale in ciascuna delle nostre comunità e in tutto il mondo per promuovere la prosperità e lo sviluppo. Abbiamo la responsabilità di ridurre le barriere all’istruzione superiore, in collaborazione con altre università e attraverso la cooperazione con organizzazioni multilaterali come il G7”, ha dichiarato il chair.
I partecipanti hanno poi collaborato alla stesura di un documento, il 2024 U7+ Statement on Global Access to Higher Education, con raccomandazioni e proposte per un accesso equo all’istruzione superiore, che è stato poi consegnato alla ministra dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, in rappresentanza del governo italiano. Il documento sottolinea il ruolo che le università hanno, sia individualmente sia collettivamente, nell’affrontare le principali sfide globali e nel contribuire a un futuro più inclusivo e sostenibile.
Le richieste
“Crediamo che il sostegno allo sviluppo continuo di un settore dell’istruzione superiore forte, che fornisca un accesso equo a un’istruzione di qualità, debba essere fatto in collaborazione con i governi”, si legge in una dichiarazione dell’U7+. Nel documento si afferma che ciò dovrebbe essere affrontato con l’obiettivo di “trasformare le vite individuali, guidare la crescita economica e lo sviluppo globale e fornire opportunità alle comunità di tutto il mondo per raggiungere il benessere e la prosperità”.
Nella dichiarazione, i rappresentanti delle università U7+ hanno chiesto l’impegno e la collaborazione del G7 in quattro aree chiave, tra cui la continua attenzione allo sviluppo di sistemi d’istruzione di alta qualità e inclusivi, dall’istruzione primaria fino all’istruzione superiore, il sostegno agli investimenti nell’istruzione superiore nei Paesi a basso e medio reddito, la fornitura di fondi per sostenere gli studenti delle comunità emarginate a livello locale e globale e il sostegno e priorità ai visti per gli studenti e gli studiosi che fuggono da regimi oppressivi, conflitti armati o minacce di conflitto.
Queste richieste di impegno si allineano con gli obiettivi della presidenza del G7 2024, dove per il Governo italiano il rapporto con i Paesi in via di sviluppo e le economie emergenti sarà centrale.
La collaborazione con l’Africa
Dal 17 al 19 aprile Capri ospita la prima delle due riunioni dei Ministri degli Esteri del G7 che si terranno in Italia nel corso del 2024. Tra i principali temi al centro del dibattito, oltre alla situazione in Medio Oriente e nel Mar Rosso e all’aggressione russa all’Ucraina, c’è la collaborazione con l’Africa, in continuità con il piano Mattei e con il discorso che la premier Giorgia Meloni ha tenuto all’Onu nel settembre del 2023.
Il tema della collaborazione, sotto il profilo accademico, è importante anche per l’Alleanza U7+. “Le università devono collaborare a livello locale e globale per promuovere lo sviluppo dei talenti e mitigare la fuga dei cervelli”, ha detto Daya Reddy, vicerettore ad interim dell’Università di Città del Capo. “Sostenendo iniziative come l’Africa Charter, i membri dell’U7+ stanno abbracciando il quadro di riferimento di cui abbiamo bisogno per rafforzare i partenariati tra Africa e Nord del mondo nella produzione di conoscenza e per lavorare a partenariati universitari più equi”.
Nonostante sia la casa del 10% della popolazione adulta mondiale, l’Africa contribuisce solo con una piccola frazione (l’1,6% nel 2018) alle pubblicazioni scientifiche a livello globale. L’università africana con il punteggio più alto nell’ultimo QS World University Rankings è stata proprio l’Università di Cape Town al 173° posto. Solo 5 istituzioni africane, 4 delle quali in Sudafrica, rientrano nella top 500 e nessuna al di fuori di Sudafrica, Egitto e Tunisia è tra le prime 1.000.
Programmi come gli University Corridors for Refugees – UNICORE 6.0 (corridoi universitari per rifugiati) e l’Africa Charter for Transformative Research Collaborations sono quindi esempi di collaborazione per migliorare l’accesso all’istruzione delle comunità emarginate e di studenti e ricercatori a rischio.
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