Violenza sulle donne: il conflitto di coppia non c’entra, è un problema degli uomini

Serve un cambio di passo, serve un cambio di prospettiva. Affrontare il fenomeno sistemico e strutturale della violenza sulle donne nel nostro Paese richiede di alzare lo sguardo dalla cronaca e guardare in prospettiva una società che continua a mantenere le donne un passo indietro rispetto agli uomini, con il fenomeno della violenza – punta dell’iceberg di una cultura che ancora ritiene “normale” la disparità – che si mantiene costante e che, anzi, in alcuni aspetti pare peggiorare.

Negli ultimi anni la produzione di norme nel nostro Paese è stata imponente e l’attenzione sul fenomeno è aumentata, con una sempre maggiore consapevolezza che oltre alle misure – primarie e imprescindibili e ancora da migliorare – di protezione e sostegno alle donne che subiscono di violenza, al di là delle misure punitive, è necessario spingere sulla prevenzione, come si è fatto anche con gli ultimi interventi normativi. Ma non basta: va compreso che la violenza non ha nulla a che vedere con il conflitto di coppia, che è un problema dell’uomo che la agisce ed è lì che bisogna intervenire per liberare le donne. E che i figli, vittime di violenza assistita, vanno tutelati maggiormente.

La violenza sulle donne è un problema dell’uomo

Stefano Cirillo

Per proteggere le donne dalla violenza maschile è necessario accendere un faro su chi quella violenza la agisce e sul sistema che permette l’azione violenta. Stefano Cirillo, psicoterapeuta, si occupa da anni di violenza nella coppia e nella famiglia e di tutela dei minori e nel suo lavoro ha concentrato l’attenzione sulla necessità di spezzare la catena della violenza ed  è stato tra i fondatori del primo Centro pubblico in Italia dedicato alla presa in carico delle situazioni di violenza sui bambini nella famiglia. Perché non basta proteggere le donne dalla violenza per salvarle? “La prima ragione, più evidente, è che la violenza esercitata dall’uomo costituisce un problema di lui. Sarebbe molto sbagliato leggerlo come un problema della coppia: se il conflitto è un tema relazionale, la violenza invece è un disfunzionamento individuale. Se non si tratta l’autore della violenza, questi potrà con buona probabilità tentare di reiterarla contro la stessa donna, o ricorrere alle medesime modalità violente all’interno di una nuova relazione”, spiega Cirillo ad Alley Oop.

C’è poi un secondo aspetto, secondo lo psicoteraputa, che riguarda le donne che subiscono da anni la violenza maschile e non riescono a sottrarsi, che vanno aiutate a comprendere l’origine della loro difficoltà a troncare il legame. “Una lettura possibile è che si tratti di persone che di fronte alla richiesta del partner di non lasciarle, accompagnata da dichiarazioni di pentimento e da suppliche di essere perdonati, non rinuncino all’ambizione di cambiare il compagno grazie al loro amore e alla loro dedizione. Una variante del classico schema “il mio amore lo cambierà””, ragiona Cirillo.

Interventi precoci nelle coppie giovani e senza figli

Senza dubbio, la difficoltà del trattare la violenza sulle donne è che è una violenza che si rifà a una dinamica di potere, di tipo patriarcale, che si realizza all’interno della relazione tra quell’uomo e quella donna, con tutta la complessità che ciò comporta. Il sistema antiviolenza in questo momento sta cercando proprio di gestire questa complessità: “Mi sembra che, con tutte le difficoltà e i limiti, il sistema antiviolenza si sia avviato verso una lettura sempre più complessa del fenomeno. La presa in carico della donna non è più limitata alla pura protezione, indispensabile ma non sufficiente a sconfiggere l’ambivalenza di cui abbiamo parlato, né alla sola assistenza legale per la separazione, orientata alla convinzione che la donna sia davvero determinata a portarla avanti. In parallelo sono nati e si stanno diffondendo i centri per il trattamento degli uomini violenti. Le forze dell’ordine hanno messo a punto percorsi di intervento sempre più attenti e complessificati”, sottolinea Cirillo. Tuttavia, c’è un aspetto più difficile da affrontare ma fondamentale e riguarda l’intervento precoce, nelle coppie giovani, in assenza di figli, “i quali spesso rappresentano la leva motivazionale più efficace (se non addirittura l’unica) perché la donna presenti una richiesta d’aiuto. Questa madre vuole sottrarre i bambini, e non solo se stessa, alla violenza domestica. Bisognerebbe lavorare invece anche sulle ragazze, perché non accettino il primo comportamento inappropriato del compagno”.

Una dinamica di potere che sta cambiando

Nonostante le leggi più stringenti, l’inasprimento delle pene, l’attenzione mediatica, le donne continuano a essere vittime di femminicidio e i casi di violenza sessuale ad aumentare. Un elemento improtante da tenere in considerazione, secondo Cirillo, è che si tratta di una reazione a un cambiamento in atto, un profondo rimodellamento della dinamica di potere all’interno della relazione di coppia. “Le conquiste crescenti verso una maggiore equità di genere, per quanto tutt’altro che complete, mettono in crisi i maschi più fragili, insicuri, invidiosi, che non tollerano la perdita dei propri privilegi. La violenza è l’unico modo che conoscono per riaffermarli: e paradossalmente si diffondono oggi le atroci vendette di uomini che non tollerano la fine della relazione e uccidono i bambini”, mette in evidenza lo psicoterapeuta.

Tutelare di più i bambini vittime di violenza assistita

Proprio ai bambini e alla loro tutela è legata un’ampia parte del lavoro teorico e sul campo di Stefano Cirillo. Ancora troppa poca attenzione, infatti, viene dedicata ai bambini vittime di violenza assistita, che si trovano cioè a vivere in un contesto familiare in cui la violenza è presente in varie forme nella quotidianità. “È fondamentale – dice l’esperto – che i bambini ricevano un aiuto specifico. Alcuni di loro crescono come paladini della madre, sovraccaricati da un ruolo inappropriato ed esposti alla violenza del padre che li avverte come schierati contro di lui, altri sviluppano invece un’identificazione con l’aggressore, convinti delle buone ragioni di lui e delle mancanze della madre/moglie, che la rendono meritevole del maltrattamento”. Oltre all’aiuto specifico, specializzato e necessario, c’è un nodo da sciogliere che è spesso al centro del dibattito: vanno garantiti a ogni costo i rapporti col padre, seppur autore di violenza in nome del diritto dei bambini alla bigenitorialità? “A mio giudizio – afferma Cirillo – la ripresa dei rapporti con il padre (anche se in forma protetta) andrebbe subordinata al riconoscimento da parte di quest’ultimo della propria condotta dannosa per i figli, che hanno vissuto in modo drammatico il maltrattamento cui è stata sottoposta la madre, e all’accettazione di un percorso di cura centrato sulla violenza di genere”.

***

Se stai subendo stalking, violenza verbale o psicologica, violenza fisica puoi chiamare per avere aiuto o anche solo per chiedere un consiglio il 1522 (il numero è gratuito anche dai cellulari). Se preferisci, puoi chattare con le operatrici direttamente da qui.

Puoi rivolgerti a uno dei numerosi centri antiviolenza sul territorio nazionale, dove potrai trovare ascolto, consigli pratici e una rete di supporto concreto. La lista dei centri aderenti alla rete D.i.Re è qui.

***

La newsletter di Alley Oop

Ogni venerdì mattina Alley Oop arriva nella tua casella mail con le novità, le storie e le notizie della settimana. Per iscrivervi cliccate qui.

Per scrivere alla redazione di Alley Oop l’indirizzo mail è alleyoop@ilsole24ore.com

  • Gloria |

    Di violenza nella sua accezione più ampia il mondo ne è pieno.Ben vengano i corsi formativi specifici per l’uomo ma la prevenzione inizia sin dalla laicità.In una società fortemente competitiva dove le donne stanno ribaltando il proprio ruolo,la violenza di genere è la punta di un iceberg delle manifestazioni aggressive presenti in più ambiti,lavorativo,interpersonale,familiare nella sua accezione più Ampiaprevenzione, prevenzione e rispetto ed educazione non formale.Recupero dei sani valori e principi ed intervento nei momenti di crisi con la collaborazione di persone attente ai segnali di allarme invece di aumentare il gruppo delle scimmiette non vedo , non sento , non parlo, per poi puntare il dito a fatto avvenuto.la solidarietà e l’aiuto reciproco deve essere potenziato sia in famiglia, sia nell’ambito lavorativo,che nei piccoli gruppi così come c’è bisogno di.piu formazione da parte delle forze dell’ordine che ancora oggi l’iter procedurale anche per i codici rossi è lasciato all’iniziativa del singolo.I figli spettatori e anch’essi vittime di violenza debbono essere educati in modo prioritario a non sostenere emotivamente l’un o l’altro genitore in difficoltà con grave dinamica individuale e successivamente familiare ma a denunciare subito questa aggressività che si manifesta nelle pareti domestiche.Gli incendi di grandi dimensioni si evitano dallapparire di piccole scintille e raccogliendo i primi segnali di allarme

  Post Precedente
Post Successivo