Garante dell’Infanzia: “I diritti dei minori non sembrano una priorità politica”

Una materia spesso trascurata, che invece dovrebbe essere tra le priorità di tutti i governi: i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Molte sono infatti le sfide: dalla lotta alla povertà assoluta e alla dispersione scolastica, alla tutela del benessere dei ragazzi, con i riflettori sempre puntati sui reati e le violenze che continuano a crescere. Considerando, però, che inasprire le pene nei confronti dei minorenni non serve a nulla, non è un deterrente per la commissione di futuri reati e che servono maggior tutele per i minori stranieri non accompagnati. L’Autorità Garante dell’infanzia e dell’adolescenza, Carla Garlatti, tira le fila di quanto fatto finora in tema di minori e spiega cosa bisogna ancora fare per garantire a tutti le stesse opportunità.

A novembre lei ha fatto alcune proposte al governo. Tra queste: attivare centri antiviolenza specifici per i minorenni; introdurre l’obbligo per chi lavora con i minori di dimostrare di non avere precedenti per reati contro la sfera sessuale; creare una legge organica, con una definizione univoca di violenza. Avete avuto un riscontro?

Da un punto di vista personale ho ricevuto molte manifestazioni di apprezzamento, ma a livello pratico nessun riscontro. La materia dell’infanzia e dell’adolescenza non mi sembra tra le priorità della politica, è una materia spesso trascurata, ma io sono fiduciosa che prima o poi la voce dei minorenni verrà ascoltata. L’importante è non abbassare mai la guardia.

Alla fine dello scorso anno il governo ha approvato il decreto Caivano per il contrasto alla criminalità minorile. Qual è il bilancio ad oggi?

Quando è stata annunciata la normativa ho dichiarato subito che inasprire il sistema penale minorile non serve. Dopo i fatti gravissimi di cronaca degli ultimi mesi, posso ribadire che l’inasprimento delle pene non ha manifestato alcun effetto deterrente sulla commissione dei reati da parte dei minorenni, effetto deterrente che era lo scopo del legislatore. E’ giusto che ci siano le pene, ma l’inasprimento non costituisce un deterrente.

Violenze e reati sono in aumento, anche tra i giovanissimi, comprese le violenze sessuali. Cosa si può fare? Cosa pensa dell’educazione all’affettività nelle scuole?

Io ho notato una crescita dell’indifferenza nei confronti della vittima, una mancanza di empatia. E’ su questo che si deve lavorare, sull’educazione all’affettività, alla parità di genere, al rispetto dell’altro. L’ho detto tre anni fa: la Convenzione di Istanbul invita gli stati a introdurre l’educazione all’affettività nelle scuole, che dovrebbe farsene carico nell’ambito dell’educazione civica. Quest’ultima dovrebbe diventare una delle materie più importanti, con contenuti indispensabili per la crescita dei ragazzi.

Il governo ha introdotto una stretta sui minori stranieri non accompagnati, oltre 20 mila in Italia, prevendo che possano essere trattenuti nei centri per adulti. Cosa ne pensa?

Ho visitato di recente i centri di accoglienza e ho trovato situazioni impressionanti. A Brindisi, nell’area dove si trova il centro per i minori, c’è anche il cpr – centro di permanenza per i rimpatri –  con un muro altissimo, i militari armati e senza servizi specifici per i minorenni, se non qualche ora di italiano.  I ragazzi si sentono prigionieri e non sanno perché. Uno di loro mi ha detto: qui i pensieri brutti vengono. Situazioni in cui, di fatto, ci sono minorenni insieme adulti non sono nuove, ma il fatto che ora ciò sia normato è pericoloso: la normativa prevede infatti che i minorenni sopra i 16 anni possano stare con gli adulti. Questo è decisamente sbagliato sia perché i centri per adulti non hanno servizi dedicati ai minorenni sia perché questi ultimi vengono in possesso di informazioni e modus operandi non adatti a loro. E’ necessario tener separati e distinti adulti e minori.

L’altro problema sui minori stranieri è la difficoltà di alcune città nell’accoglienza, visto il numero elevato.

La questione dei minori stranieri non accompagnati è sempre stata affrontata come un’emergenza ma non lo è, è una problematica che esiste da diverso tempo e riguarda la prima accoglienza – i comuni sono in affanno – e anche  la seconda accoglienza. Quest’ultima non è mai stata trattata in maniera strutturale, ma sempre in forma emergenziale.  Bisognerebbe dare ai minori le possibilità di un inserimento che non li faccia sentire esclusi e non li faccia divenire vittime di criminalità o loro stessi persone che commettono atti illeciti. La stragrande maggioranza di loro vuole lavorare e mandare i soldi a casa, ha nostalgia della famiglia.

Quali sono le sfide del 2024 sui diritti dei minori?

Le sfide sono molte. Nella nota inviata alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ho sottolineato il problema della povertà assoluta, in cui versano 1 milione e 300mila minori, delle sfide del digitale, la dispersine scolastica e la salute mentale, il benessere dei ragazzi.

Alley Oop compie 8 anni. Quali sono le sfide che dovrà affrontare nel prossimo futuro in tema diversità e inclusione?

La sfida principale è lottare contro le disuguaglianze. L’articolo 3 della Costituzione al secondo comma introduce il principio dell’uguaglianza sostanziale. Ciò significa che tutti i bambini devono avere le stesse condizioni di partenza. In caso contrario abbiamo disparità profondissime tra le regioni e tra le periferie e i centri, ma non solo. Io credo che la sfida maggiore sia quella di mantenere alta l’attenzione su tutto ciò che riguarda le pari opportunità, tutti devono avere le stesse opportunità in partenza.

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