Da Napoli arriva un forte messaggio di impegno per contrastare la violenza economica, una delle forme più sottovalutate e pervasive della violenza maschile contro le donne, facendo leva su un nuovo strumento – il microcredito di libertà – volto a sostenere l’autoimprenditorialità femminile. Il settore della moda, che vede una notevole varietà di professioni artigiane, può essere un ambito d’eccellenza verso cui orientare le donne sostenute dai centri antiviolenza per dar vita a micro e piccole imprese con il supporto del microcredito di libertà. Tanto più in un territorio come quello campano, che si contraddistingue per una grande vivacità imprenditoriale in questo campo.
È quanto emerso nel corso della emozionante sfilata-evento “È un’impresa dire No alla violenza” organizzata il 30 gennaio al Teatro San Ferdinando di Napoli dall’Ente nazionale per il microcredito e dalla cooperativa sociale Eva, che gestisce cinque centri antiviolenza e tre case rifugio in Campania e che dal 2012 ha dato vita a diversi progetti imprenditoriali finalizzati all’inserimento lavorativo di donne in uscita dalla
violenza. Proprio EvaLab, sartoria etica avviata da Eva nel 2020 in un bene confiscato alla camorra a Casal di Principe, è stata protagonista della sfilata che ha visto per la prima volta nel ruolo di modelle le donne che in questi anni si sono lasciate alle spalle la violenza insieme ad alcune delle operatrici che le hanno accompagnate, accolta dagli applausi entusiasti del pubblico.
“La loro è una bellezza non convenzionale, che nasce dall’autostima riconquistata grazie al percorso fatto con le operatrici dei centri antiviolenza”, ha detto Lella Palladino, fondatrice della cooperativa Eva e vice presidente della Fondazione Una Nessuna Centomila. “Questo è il valore sociale di imprese come Eva, che
devono poter contare su una rete ampia e variegata di attori istituzionali, del settore imprenditoriale profit, della cultura e dell’arte, per produrre un cambiamento duraturo. E mostrare che è possibile sostenere giustizia sociale e ambientale”.
Per Daniela Brancati, capoprogetto dell’Ente nazionale per il microcredito, “occorre impegnarsi per contrastare la violenza economica, perché spesso è il primo passo per forme di violenza molto più gravi e pervasive. Il microcredito di libertà vuole dare un segnale in questo senso, e quello della moda è un settore che può offrire molte opportunità”. La conferma in tal senso è arrivata da Stefano Dominella, presidente della Maison Gattinoni e grande esperto del mercato della moda, che ha sottolineato come “il made in Italy si rivolge a una mercato medio alto, spesso fuori dai confini nazionali, che dà ampio spazio a quelle lavorazioni artigianali che, pur se svolte dietro le quinte,
ne sono una delle caratteristiche principali”.
“Il microcredito di libertà è lo strumento che lo Stato e il Dipartimento per le Pari opportunità mettono a disposizione dei centri antiviolenza e delle donne per supportare l’auto-impresa e la libertà individuale, per una autonomia e una consapevolezza che reintroducano in un circuito sociale e contributivo ogni donna che vuole realizzare se stessa”, ha detto in conclusione il segretario generale dell’Ente nazionale per il microcredito Riccardo Graziano. La serata ha visto anche l’intervento di Giovanna Sannino e Gaetano Migliaccio, attori protagonisti della serie Rai “Mare fuori”. E se a Migliaccio è stata affidata una lettura dall’ultimo libro di Michela Murgia, Giovanna Sannino ha commosso il pubblico con il monologo Lettera a mio figlio, da lei scritto e interpretato a pochi giorni di distanza dal femminicidio di Giulia Cecchettin.
Inoltre la Iuad – Accademia della moda presieduta da Michele Lettieri ha messo a disposizione una borsa di studio completa per le donne che vorranno perfezionare gli studi da modellista (info sul sito accademiamoda.it). Durante la serata hanno portato la propria testimonianza Elena Perrella, che ha rilevato lo storico marchio napoletano Emilio Schuberth, Susanna Moccia, presidente del pastificio di Gragnano e già vice-presidente dei Giovani industriali di Confindustria, Francesca Innocenti, presidente del Centro donna Lilith di Latina, che ha realizzato un progetto da cui è nata l’impresa La.B di pelletteria artigiana, Maddalena Marciano, coordinatrice del corso di Fashion Design dell’Accademia di Belle Arti di Napoli e curatrice della sfilata, Matilde De Luca, professoressa di Fashion business e marketing alla IUAD, e Mariola Grodzka, responsabile di Ciak si cuce, laboratorio della cooperativa sociale Dedalus.
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Se stai subendo stalking, violenza verbale o psicologica, violenza fisica puoi chiamare per avere aiuto o anche solo per chiedere un consiglio il 1522 (il numero è gratuito anche dai cellulari). Se preferisci, puoi chattare con le operatrici direttamente da qui.
Puoi rivolgerti a uno dei numerosi centri antiviolenza sul territorio nazionale, dove potrai trovare ascolto, consigli pratici e una rete di supporto concreto. La lista dei centri aderenti alla rete D.i.Re è qui.
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