Violenza, un “Posto occupato” nella sede di Anpal a Roma

Una sedia vuota ma sempre idealmente occupata, per ricordare le donne che avrebbero voluto o potuto essere lì e che non possono più farlo. Uccise. Nella metà dei casi per mano di chi sosteneva di amarle. Anche Anpal Servizi, l’agenzia del ministero del Lavoro in procinto di trasformarsi in Sviluppo Lavoro Italia, ha scelto di aderire alla campagna virale e gratuita “Posto occupato” partita nel 2013 da Rometta, un piccolo Comune in provincia di Messina.

E, dopo Napoli, martedì 23 gennaio ha battezzato l’iniziativa nella sede di Roma con un incontro promosso da Antonella De Iuliis, responsabile dell’area “Servizi per la parità di genere”, con la presidente della commissione bicamerale d’inchiesta sul femminicidio, Martina Semenzato, la vicequestore aggiunto Laura Bernardi, a capo della sezione violenza di genere della prima divisione del Servizio centrale Anticrimine, e il regista Pierluigi Di Lallo, produttore del cortometraggio “La preda”.

Da sinistra Pierluigi Di Lallo, Martina Semenzato, Antonella De Iuliis e Laura Bernardi

“Il lavoro protegge dalla violenza”, ha esordito De Iuliis. Lo confermano i dati snocciolati nella stessa giornata dall’Istat nell’ultima audizione davanti alla commissione sul femminicidio e gli studi secondo cui il 37% delle italiane non ha un conto corrente. Eppure l’autonomia e l’indipendenza economica sono cruciali per reagire e tagliare i ponti con i maltrattanti, che anche per questo tendono invece a escludere le donne dalla gestione del denaro familiare.

Se Di Lallo, dopo la proiezione del corto (anteprima nel Lazio), ha voluto sottolineare la necessità che gli uomini prendano la parola contro la violenza sulle donne, Bernardi ha evidenziato l’importanza degli strumenti di prevenzione introdotti nell’ordinamento per interrompere il ciclo della violenza, inclusi gli ultimi previsti dalla legge 168/2023 approvata a novembre, e la campagna “Questo non è amore” della Polizia di Stato.

Rafforzata dai protocolli con la società civile già sottoscritti, a cominciare da quello con la Fipe, che rappresenta oltre 335mila imprese della ristorazione, del turismo e dell’intrattenimento. Per fare formazione e informazione al personale, e intercettare la violenza nei pubblici esercizi. Bernardi ha anche ricordato l’app YouPol attraverso la quale si possono segnalare anche in forma anonima episodi di violenza sulle donne, oltre che di spaccio e bullismo.

“Si deve lavorare tutti per lo stesso obiettivo”, ha messo in chiaro Semenzato. “Serve un nuovo patto di corresponsabilità tra famiglia, scuola, società civile e politica”. La commissione d’inchiesta continua a lavorare sul Testo Unico per rendere più intelligibile il ricorso alle norme per il contrasto alla violenza sulle donne. E prosegue nell’intento di accendere un faro in particolare sulla violenza economica. “Il 62% delle donne che accedono ai centri antiviolenza – ha spiegato – non è economicamente indipendente, non lavora e spesso non ha mai lavorato. L’educazione economica e finanziaria è un importante fattore di prevenzione”.

Nelle conclusioni, De Iuliis ha rinnovato l’impegno dell’agenzia accanto alle donne. “Stiamo creando degli ‘spazi donna’ nei centri per l’impiego”, ha anticipato la dirigente, annunciando il passaggio di testimone alla Liguria, dove – grazie alla collaborazione con l’assessora Simona Ferro – l’iniziativa “Posto occupato” sarà replicata. Le alleanze virtuose crescono.

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Se stai subendo stalking, violenza verbale o psicologica, violenza fisica puoi chiamare per avere aiuto o anche solo per chiedere un consiglio il 1522 (il numero è gratuito anche dai cellulari). Se preferisci, puoi chattare con le operatrici direttamente da qui.

Puoi rivolgerti a uno dei numerosi centri antiviolenza sul territorio nazionale, dove potrai trovare ascolto, consigli pratici e una rete di supporto concreto. La lista dei centri aderenti alla rete D.i.Re è qui.

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