La salute mentale è un diritto umano universale

La salute mentale è un diritto universale, ma è un diritto di cui ancora in troppi non possono godere. I problemi di salute mentale colpiscono infatti circa 84 milioni di persone in tutta l’Ue e si stima che i loro costi totali ammontino a oltre il 4% del Pil (più di 600 miliardi di euro) europeo e del Regno Unito. La percentuale di giovani che riporta sintomi di depressione è più che raddoppiata negli ultimi anni, eppure quasi un giovane europeo su due riferisce di non ricevere sufficiente assistenza sanitaria in ambito psichiatrico e psicologico.

Una persona su due soffre di ansia e insonnia per motivi di lavoro

Se ci spostiamo in Italia, il quadro si conferma critico. Specialmente a lavoro. Secondo i dati 2023 dell’Osservatorio MIndwork-BVA Doxa sul benessere psicologico nelle aziende italiane, infatti, una persona su due soffre di ansia e insonnia per motivi legati al lavoro e la stessa percentuale convive con elevati livelli di stress. Ancora, il 76% ha sperimentano almeno un sintomo di burnout e il 54% del campione ha affermato di aver lasciato il lavoro a causa di un malessere emotivo ad esso correlato durante la propria carriera. Fenomeno particolarmente evidente per Gen Z e Millennials, per i quali la percentuale sale rispettivamente al 66% e al 59%.

“Le nostre menti, i nostri diritti”

Eppure, la salute mentale dovrebbe essere un diritto umano universale. Almeno così sancisce l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), che ha scelto questo slogan per la Giornata mondiale della salute mentale di quest’anno. Una ricorrenza che cade proprio oggi e che ci ricorda quanto ancora siamo distanti da questo traguardo. “Our minds, our rights” (le nostre menti, i nostri diritti) si legge sulla pagina dedicata all’iniziativa. L’obiettivo è chiaro: sensibilizzare e promuovere consapevolezza sul tema, nonché guidare azioni che favoriscano e proteggano la salute mentale di tutti e tutte.

Non solo quindi, sottolinea l’Oms, va garantito a chiunque di accedere alle cure e di veder garantito il più alto livello di salute mentale possibile, ma vanno promosse inclusione e integrazione delle differenze. Ogni persona ha infatti il diritto di sentirsi accolta e accettata. Un obiettivo a cui tendere, possibile solo combattendo attivamente lo stigma che ancora colpisce chi soffre di un disturbo mentale. Individui per i quali, in più di una circostanza, i diritti umani sono violati. Basti pensare a quante persone schizofreniche, bipolari, depresse vengono discriminate, isolate e addirittura escluse dalla vita sociale e lavorativa.

Serve un approccio globale alla salute mentale

Un ruolo importante quest’anno lo ha anche la Commissione Europea, che nella giornata del 10 ottobre presenterà “A comprehensive approach to mental health” (un approccio globale alla salute mentale), una prassi che aiuterà gli Stati membri ad agire rapidamente per affrontare le sfide legate alla salute mentale. Grazie a questa iniziativa, verranno stanziati finanziamenti agli Stati membri, nell’idea che la salute mentale vada oltre la mera sfera della salute, dal momento che coinvolge l’istruzione, la digitalizzazione, l’occupazione, la ricerca, lo sviluppo urbano, l’ambiente e il clima. Un’intuizione che può sorprendere ma che si rivela scontata se si pensa quanto il malessere psicologico e mentale incide sulla propria capacità di funzionare bene. Intesa anche come capacità di essere cittadini e cittadine responsabili, rispettosi dell’ambiente, occupati in un lavoro stabile, istruiti e così via.

La portata delle sfide attuali richiede un cambio di paradigma, che faccia della prevenzione il suo centro. E la Commissione Europea è qui che sta agendo. Intervenire è infatti doveroso e necessario, ma è necessario costruire a livello europeo e locale un sistema di azioni preventive davvero efficaci e capillari, che consentano di promuovere il benessere psicologico di ogni persona. Ogni giorno dell’anno.
Ecco allora che in questa giornata è giusto ricordarsi di fare la propria parte, perché ogni diritto, è dovere per qualcuno.

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