“Future of Rugby”, uno sport per l’inclusività e la sostenibilità

Era il 1823 quando William Webb Ellis ha inventato il rugby e nel 2023, a 200 anni di distanza, mentre in Francia si sta giocando la decima Coppa del Mondo di rugby, Mastercard ha annunciato i risultati della nuova ricerca “Future of Rugby”, che identifica cinque aree in cui lo sport dalla palla ovale sta influenzando positivamente la società, spaziando tra temi quali l’inclusività, la salute e il benessere, l’istruzione, l’esperienza dei fan e la sostenibilità.

Mastercard ha svelato, inoltre, “The Future XV”, la nuova squadra di sportivi provenienti da tutto il mondo che rivoluzioneranno il futuro di questo sport. Questo team di pionieri, selezionati con il supporto dell’Università di Bath e star internazionali dello sport, incarnano i cambiamenti positivi già in corso ma che saranno fondamentali per la futura crescita del rugby, oltre a promuovere attività per tutti i livelli di gioco, dai principianti ai professionisti, in tutto il mondo.

Tra questi, per l’Italia, troviamo Martino Corazza, fondatore dell’International Mixed Ability Rugby Tournament, dove i giocatori con e senza disabilità giocano al rugby tradizionale come compagni di squadra alla pari, senza l’utilizzo di regole create ad hoc.

Rugby sport per tutti

Secondo la ricerca, realizzata in collaborazione con l’Università di Bath nel Regno Unito, gli appassionati di rugby cresceranno del 10% a livello globale entro il 2025, in linea con un aumento del 17% della partecipazione alla Rugby World Cup già nell’edizione in corso. Per ciascuno dei trend dall’elevato impatto sociale individuati, la ricerca individua quali saranno gli sviluppi futuri. In particolare, per quanto riguarda l’inclusività, si stima che entro il 2027 i Paesi che si classificheranno nella Top 10 nel mondo del rugby organizzeranno festival o competizioni nazionali che si incentreranno sulla partecipazione e il coinvolgimento di persone con disabilità.

Contemporaneamente, i livelli di partecipazione femminile sono ai massimi storici con un totale di 2,7 milioni di giocatrici in tutto il mondo, in aumento del 28% rispetto al 2017. Inoltre, si registra una forte crescita nella partecipazione al rugby in carrozzina, sport nato meno di cinquanta anni fa e ad oggi diffuso in ben 40 Paesi.

Un impegno per la salute, anche mentale, e la sostenibilità

In tema di salute e benessere, le associazioni dei giocatori e le organizzazioni no-profit del rugby stanno promuovendo insieme la destigmatizzazione della salute mentale, soprattutto tra gli uomini, attraverso il gioco del rugby – usando lo sport come veicolo per favorire una migliore salute mentale e fisica. Rispetto al 2021, il rugby è già visto come uno sport più sicuro, con un 10% dei tifosi nei mercati emergenti che ritiene che ne sia stata incrementata la sicurezza rispetto al passato.

Per quanto concerne l’istruzione, in tutto il mondo, il rugby è utilizzato come uno strumento per migliorare i risultati scolastici e la responsabilizzazione, soprattutto tra i più giovani. Tuttavia, il report evidenzia come vi sia un maggiore bisogno di sostegno anche per i progetti minori che stanno già avendo un impatto significativo, come ad esempio l’UmRio in Brasile o l’Accademia di Rugby VUSA in Sudafrica.

Sul fronte dell’esperienza dei tifosi, l’impegno della Rugby World Cup nel far crescere l’importanza globale di questa disciplina sportiva tra gli appassionati ha portato a un aumento del 32% dell’interesse da parte dei Paesi emergenti nel rugby, con 2 fan su tre che ora reputano lo sport anche più emozionante e secondo lo studio di Mastercard, si possono mettere in campo ulteriori azioni come per esempio analisi dal vivo negli stadi, implementazione di tecnologie VR e uso di ologrammi dei giocatori. Infine, dal punto di vista della sostenibilità, il rugby può avere un impatto positivo anche nella lotta al cambiamento climatico, con World Rugby in prima linea, essendo una delle prime federazioni internazionali a firmare l’accordo dell’Onu per l’Azione Climatica nello Sport e lanciando il proprio World Rugby Environmental Sustainability Plan 2030. Secondo la ricerca, si stima che entro il 2027 il 50% dei club nelle competizioni d’élite in tutto il mondo firmeranno l’accordo dell’Onu e si impegneranno in ambiziose iniziative su questo tema.

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