Cronisti sportivi e sessismo: abbiamo un problema

È successo di nuovo. Un cronista sportivo è entrato a gamba tesa nei titoli di giornale per via della polemica suscitata da una sua frase sessista. Questa volta è toccato a Nicola Zanarini, che nel corso della radiocronaca di Reggiana-Cremonese a “Tutto il calcio minuto per minuto”, ha detto: “Un gol meraviglioso, il primo di Manolo Portanova, l’uomo più discusso dall’inizio della stagione a Reggio Emilia, che ha spaccato la tifoserie con la sua condanna in primo grado per stupro. Un gol davvero meraviglioso, che mette a tacere le polemiche, anche se poi ricordiamo che tra qualche mese ci sarà l’appello del processo a Firenze per stupro di gruppo. Ma torniamo allo sport”.

Dunque le polemiche che secondo lui sarebbero messe a tacere grazie a una prodezza calcistica, riguardano una condanna per stupro, dato che lo scorso 6 dicembre Portanova è stato condannato in primo grado a 6 anni di reclusione per aver partecipato a uno stupro di gruppo (ma ha fatto ricorso, l’appello è previsto per novembre). Già in agosto, dopo la conferma del tesseramento con la Reggiana, le rappresentanti di NonDaSola e “Non una di meno” hanno manifestato il loro dissenso davanti alla sede della squadra.

Perlomeno Zanarini si è poi scusato in un post su Facebook, dove ha scritto: “Lungi da me il voler assolvere un imputato per un gol, nell’enfasi della radiocronaca mi è scappata una grossa stupidaggine, di cui mi scuso sinceramente e profondamente con chi si è sentito offeso o indignato dalle mie parole”. Sembrano delle scuse sincere, certamente, ma anche propizie a scongiurare una possibile sospensione che potrebbe colpire il giornalista da parte dei vertici, sorte toccata nei mesi scorsi ad alcuni colleghi.

Non si tratta di sentirsi offesa – ha scritto la giovane vittima in una lettera a La Nazione – ma di realizzare ancora una volta quanto manchi il rispetto per le vittime di violenza sessuale e, in questo caso, il rispetto per tutte le donne. Si tratta di sentirsi amareggiata ed arrabbiata comprendendo che siamo ben lontani dal cambiamento. È altresì deprimente notare come il maschilismo patriarcale, di cui tutto ciò è intriso, affonda le radici in affermazioni come queste”.

La Rai, intanto ha aperto un’azione disciplinare.

Quando la Rai sospese due cronisti

Luglio 2023, Mondiali del trampolino femminile sincronizzato: su Rai Play 2, il giornalista Lorenzo Leonarduzzi e il collaboratore tecnico Massimiliano Mazzucchi si sono resi protagonisti di un siparietto che, quanto a sessismo, cameratismo, spogliatoio e via dicendo, ha fatto scuola. “Le olandesi sono grosse”, hanno detto, “Ma tanto a letto sono tutte alte uguali”. E ancora: “Questa si chiama Harper, è una suonatrice d’arpa. Come si suona l’arpa? La si…”, “La si tocca?“, “La si pizzica“, “Si la do”, “È questo il vantaggio, gli uomini devono studiare sette note, le donne sono soltanto tre”.

I due sono stati sospesi dalla Rai, e trattandosi di un mondiale, la notizia ha fatto il giro del mondo. D’altra parte Leonarduzzi, ex commentatore di rally, non era nuovo a uscite imbarazzanti: il 20 aprile del 2018 aveva scritto in tedesco sul proprio profilo Facebook “Alles Gute zum Geburtstag“, “Buon compleanno”, e il giorno era quello della nascita di Adolf Hitler; nel dicembre del 2020 era stato già accusato di sessismo per aver detto, durante la gara di Monza: “Donna nanak tutta Tänak”. Ott Tänak è il nome di un pilota di rally estone.

Si fa per ridere?

Diciamocelo, una battuta come questa non è nemmeno spiritosa: non fa ridere, al massimo può suscitare un sorriso di appartenenza e condiscendenza da parte di chi condivide quel linguaggio, quel codice e tutto il contesto entro cui ha senso. Una battuta sessista, infatti, non ha tanto lo scopo di far ridere, quanto di affermare l’appartenenza a un gruppo, delimitando un confine entro cui la battuta non solo è accettabile ma anche gradita, stabilendo anche chi dentro questo confine ha accesso. Di fatto afferma il diritto gerarchico di un gruppo su un altro, in questo caso gli uomini sulle donne.

E non è un caso se proprio l’ambiente sportivo, quello dentro cui “fare spogliatoio” è parte dell’attività, resta ancora così esposto all’esternazione sessista aperta, gongolante, complice.

Lì c’è un bel pacchetto di accessori” hanno detto Matteo Bobbi e Davide Valsecchi, telecronisti Sky, durante la diretta dopo il Gp di Barcellona, riferendosi a un’ignara ragazza che si vedeva di spalle a lato dell’inquadratura. In primo piano, in collegamento, la collega Federica Masolin, che ha cercato imbarazzata di proseguire, dicendo “Io chiedo asilo politico, non possiamo guardare qualche intervista invece di ascoltare questi due?”. I due commentatori sono stati sospesi da Sky, era il giugno 2023.

Nel 2019 il telecronista di una rete privata campana, CanaleCinque TV, Sergio Vessicchio, ottenne i suoi quindici minuti di celebrità grazie a un’uscita nel corso della partita Agropoli-Sant’Agnello: non digerendo il fatto che uno dei guardalinee fosse Annalisa Moccia, disse “Chiederei alla regia di inquadrare l’assistente donna, che è una cosa inguardabile. È uno schifo vedere le donne che vengono a fare dunque gli arbitri su un campionato dove le società spendono centinaia di migliaia di euro. Ed è una barzelletta della Federazione una cosa del genere”.

Il sessismo nello sport è trasversale

Qualcosa di molto simile accadde nel 2021 in Gran Bretagna: durante la vittoria per 3-0 del Liverpool in Premier League contro i Wolves, la guardalinee Sian Massey-Ellis prese una decisione di fuorigioco che si rivelò completamente corretta nei successivi controlli video. I commentatori Richard Keys e Andy Gray dissero: “Qualcuno farà meglio a scendere e spiegare il fuorigioco a Massey.” “Si lo so. Puoi crederci? Guardalinee femmine. Probabilmente non conoscono la regola del fuorigioco”.

In pratica hanno screditato la professionalità della guardalinee utilizzando come metro di misura il suo genere. Se non è violenza e prepotenza questa, è difficile dire cosa lo sia.

Purtroppo può capitare anche che le intrusioni sessiste superino le barriere verbali e diventino fisiche, come hanno dimostrato i recenti fatti che hanno visto coinvolta la calciatrice Jenni Hermoso in un bacio non consensuale da parte del presidente della Federazione calcistica spagnola Luis Rubiales. E a essere prese di mira da queste varie forme di sessismo e violenza, non sono solo le sportive e le altre professioniste in campo. Le giornaliste, colleghe dei telecronisti fin qui raccontati, devono spesso gestire incursioni e molestie in diretta. Ricordiamo tutti quando nel 2021 la giornalista Greta Baccaglia, durante Empoli-Fiorentina, è stata molestata sessualmente, fisicamente e verbalmente durante un collegamento in diretta, e la conduzione in studio non è riuscita a fare altro che dedicarle un maldestro “Non te la prendere”.

Ben diversa la reazione del conduttore spagnolo Nacho Abad, che vedendo la collega Isa Balado, giornalista del canale tv Cuatro, molestata da un individuo che le si è avvicinato e le ha toccato il fondoschiena, ha chiesto dallo studio di poter parlare con l’uomo. L’aggressore ha minimizzato, ma nel frattempo il canale ha allertato la polizia che da lì a poco lo ha arrestato. Certo, questo episodio non è slegato da un più ampio movimento culturale che rende la nazione di Balado molto diversa dall’Italia: la Spagna è collocata dall’Indice dell’uguaglianza di genere dell’UE al 6° posto su 27 Paesi (l’Italia è al 15°). E d’altra parte il sessismo è un problema trasversale, come mostrano i video delle giornaliste molestate in diretta tv in giro per il mondo.

Il mondo dello sport è sessista?

In uno studio del 2016 dell’Università di Cambridge, i ricercatori hanno scoperto che gli uomini vengono citati quasi 3 volte più spesso delle donne nei resoconti sportivi in ​​generale, con un linguaggio rivolto alle atlete che si concentra in modo sproporzionato sull’estetica e sulla vita personale.

Lo studio – che ha attinto a un database di parole inglesi scritte e parlate da una vasta gamma di fonti mediatiche – ha riportato che si ritiene che gli uomini abbiano un vantaggio competitivo nello sport, con gli atleti di sesso maschile associati alle parole “più veloce”, “ forte”, “battere”, “vincere” e “dominare”. Dall’altro lato, le atlete erano associate alle parole “invecchiata”, “incinta”, “sposata”, “competere”, “partecipare” e “impegnarsi”.

Gli accademici che studiano l’intersezione tra genere e sport, sempre osservando le parole anglosassoni utilizzate a livello internazionale, hanno evidenziato il fatto che i commentatori continuavano a usare la parola “girl” per descrivere le atlete professioniste, indipendentemente dalla loro età, mentre raramente si riferivano agli atleti maschi come “boy”. E come ben sanno le donne, il sessismo va quasi sempre a braccetto col paternalismo, che è un modo per screditare e minimizzare la competenza femminile.

Con le Olimpiadi di Rio del 2016 già si era osservato che alcuni linguaggi erano migliorati, con l’uso del termine neutro rispetto al genere “sportsperson”, utilizzato con maggiore frequenza rispetto al linguaggio dello sport in generale, ma gli sport maschili hanno comunque ricevuto il 20% in più di tempo di trasmissione alle Olimpiadi.

Se qualcosa va migliorando, è sicuramente da imputare alla maggiore attenzione del pubblico rispetto a questi temi, basti pensare che il caso Leonarduzzi è andato alla ribalta partendo dalla denuncia di un utente su Twitter. Eppure il lavoro da fare è ancora molto: non è accettabile che i professionisti della comunicazione si sentano autorizzati a manifestare il proprio maschilismo interiorizzato con delle battute, anche quando per giustificarsi sottolineano che le battute sono state rubate a microfoni spenti. Perché se è vero che nessuno può questionare sul nostro libero pensiero privato, è altrettanto vero che se vogliamo rendere inerte il seme della violenza di genere è proprio sul nostro pensiero privato che siamo chiamati ad agire, tutti, nessuno escluso.

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