Spagna, tutte le leggi su parità e inclusione che hanno cambiato la cultura

Lo scandalo che ha scosso il mondo del calcio e offuscato le celebrazioni per la vittoria sportiva della Spagna ai Mondiali si è concluso nella sera di domenica 10 settembre con le dimissioni di Luis Rubiales, ex presidente della Federcalcio spagnola che durante i festeggiamenti della finale di coppa del mondo a Sydney ha baciato la calciatrice⁠ Jenni Hermoso senza il suo consenso.

Nelle settimane successive all’accaduto gli spagnoli hanno fatto fronte compatto a difesa della centrocampista e le dimostrazioni di sostegno non si sono limitate ai soli campi da calcio. Il gesto del dirigente sportivo è stato condannato da esponenti politici di tutti i partiti, da sportivi e tifosi e da cittadini dando dimostrazione di come la Spagna sia un Paese progressista quando si parla di uguaglianza.

Un Paese all’avanguardia

Anche gli indici internazionali affermano lo status della Spagna come nazione femminista. L’Indice dell’uguaglianza di genere dell’UE colloca la Spagna al 6° posto su 27 Paesi. Una spinta che, ricorda il report Women Matter Spain 2023 di McKinsey, è principalmente legata a una maggiore presenza delle donne negli organi di governo e nella rappresentanza pubblica e da un miglioramento delle pari opportunità di lavoro. A livello mondiale la Spagna occupa la 18esima posizione (su 146 paesi) nel Global Gender Gap Report 2023 del World Economic Forum.

Eppure, fino a 50 anni fa, sotto il generale Francisco Franco, la vita di una donna era fortemente limitata. Durante il regime (1939-1975) una donna non poteva aprire un conto in banca, richiedere un passaporto o firmare un contratto senza il permesso del marito. La transizione verso una democrazia stimolò il movimento femminista a chiedere pari diritti e negli anni 1980 e 1990 ci furono progressi, lenti ma costanti. E’ stato però con l’arrivo dal primo ministro socialista Jose Luis Rodriguez Zapatero che, tra il 2004 e il 2011, la Spagna ha premuto l’acceleratore sui temi dell’uguaglianza di genere.

20 anni di riforme

Una delle prime iniziative di Zapatero fu una legge, del 2004, che riconosceva la violenza domestica come violenza esplicitamente basata sul genere. Nel 2007 è stata invece la volta della legge per la parità effettiva fra uomini e donne, che è considerata un vero e proprio “codice delle pari opportunità” riguardante tutti i settori della vita sociale.

Per il suo secondo mandato il premier spagnolo Zapatero scelse un esecutivo con 9 ministri donne e 8 uomini. Una promessa fatta in campagna elettorale e poi mantenuta. “L’uguaglianza effettiva fra uomini e donne deve essere una priorità della nuova legislatura“, commentò il premier all’epoca. Tra le ministre scelte c’erano Carme Chacon, che fu la prima donna ministro della Difesa spagnola (all’epoca incinta), e Bibiana Aido, non solo la più giovane ministra fino a quel momento (31 anni) ma anche prima ministra per l’Uguaglianza della Spagna.

Passano i governi e nel 2018, con l’elezione di Pedro Sanchez, le donne tornarono al centro della politica. Il premier scelse una netta maggioranza di ministre (11 su 6 uomini) e a loro decise di affidare i dicasteri considerati “chiave” (vicepremier, Giustizia, Finanze, Economia, Interni, Scuola, Lavoro). Quello del premier socialista fu l’esecutivo con più donne nella storia del Paese.

Dal 13 gennaio 2020, con il governo di coalizione, sempre a guida di Pedro Sánchez, la Spagna ha una nuova ministra dell’Uguaglianza, la seconda della sua storia: la politica e psicologa Irene Montero, che negli ultimi anni ha promosso una serie di misure per promuovere l’uguaglianza di genere. 

La questione del consenso

Nell 2020 la Camera spagnola ha approvato in via definitiva il disegno di legge del “Solo sì è sì”, che prevede una stretta contro le violenze sessuali. La norma fa leva su una nuova sensibilità nei confronti del consenso e il suo fondamento stabilisce che ogni atto che non si basi sul consenso esplicito sia da considerare una violenza. Un tentativo in più anche per proteggere le donne vittime di stupro, spesso costrette al silenzio con il timore di non essere credute, in un Paese dove, secondo i dati del governo, 1 donna su 2 ha subito una qualche forma di violenza.

Sulla base dello stesso principio, l’assistenza fornita alle survivor (cioè le persone – più spesso donne, ma anche gli uomini – che hanno subito una violenza sessuale) è stata migliorata in linea con la convenzione di Istanbul e le raccomandazioni del Consiglio europeo. Tra le altre misure, la legge prevede l’istituzione di centri di crisi aperti 24 ore al giorno e 7 giorni su 7, la creazione di un fondo per le vittime di violenza e mira a includere nelle scuole un’educazione sessuale adeguata all’età e sensibile al genere.

Tra le principali leggi approvate negli ultimi 3 anni ci sono anche la nuova legge sull’aborto e la legge sui diritti delle persone trans, che consente alle persone di dichiarare il proprio genere, piuttosto che richiedere una diagnosi di disforia. 

Le ultime iniziative

Il 16 febbraio 2023 il Parlamento spagnolo ha approvato in via definitiva la “Legge organica per la tutela dei diritti sessuali e riproduttivi e la garanzia dell’interruzione volontaria della gravidanza“. Il provvedimento ha lo scopo di garantire l’aborto “libero e sicuro” nelle strutture pubbliche, a partire dai 16 anni, e introduce un congedo mestruale di tre giorni. Quest’ultima è una misura pionieristica in Europa con la quale il governo spagnolo di sinistra ha cercato di rompere un tabù sulle questioni di genere.

Tra le altre iniziative intraprese nel segno della parità negli ultimi anni c’è anche l’aumento dei giorni di congedo parentale, che ora è di 16 settimane per ciascun genitore. Grazie a questo incremento, in tre anni, la Spagna è diventata uno degli Stati con la legislazione più progressista nel settore.

Lo scorso marzo infine è stata presentata una legge per una più equa rappresentanza di donne e uomini in politica, negli affari e in altre sfere della vita pubblica. La norma prevede l’obbligo per le aziende quotate in Borsa (con più di 250 lavoratori e un fatturato annuo di 50 milioni di euro) di avere almeno il 40% di donne nei propri consigli di amministrazione; per i partiti politici di presentare liste elettorali con un numero uguale di candidati uomini e donne e l’introduzione di una quota obbligatoria di donne nei consigli direttivi delle associazioni professionali.

Il parlamento spagnolo continua a concentrare la sua attenzione sui diritti delle donne in Spagna e per il triennio 2022-2025 hanno messo a punto la strategia Terzo piano strategico per l’effettiva uguaglianza di donne e uomini (PEIEMH) per cui è previsto un investimento di 21,319 miliardi di euro.

Prime volte

Il caso Rubiales ha acceso la miccia del #MeToo nel calcio spagnolo ma ha aperto anche nuovi fronti. Dopo avere esonerato l’allenatore della Nazionale femminile Jorge Vilda, nei giorni scorsi la federazione calcistica della Spagna, la Rfef, ha nominato al suo posto Montse Tomé. Sarà quindi una donna, per la prima volta nella storia del calcio del Paese, a ricoprire quest’incarico.

In materia di governance, a fine agosto, il presidente dell’Alto Consiglio spagnolo per lo sport, Víctor Francos, ha dichiarato che tutte le federazioni sportive del Paese dovranno rispettare le leggi spagnole sull’equilibrio di genere e il 1° gennaio 2024 è la data entro cui le donne dovranno occupare almeno il 40% dei seggi nei consigli di amministrazione. Come sottolinea Politico, attualmente solo 6 dei 140 membri della Rfef sono donne. Nessuna delle quali ha un seggio nel comitato esecutivo dell’organizzazione.

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