Mid-career Award: un bando per consolidare la ricerca a “metà carriera”

Muddle of the middle: perché gli scienziati a metà carriera si sentono trascurati”. È questo il titolo di un’inchiesta della rivista Nature, pubblicata nel settembre 2022, che ha provato a indagare cosa accade ai ricercatori e alle ricercatrici quando si trovano nella fase di mid-career. Quella fase, ovvero, che si sviluppa dopo aver ricevuto un incarico, che magari corrisponde alla fase del professore associato, un periodo di tempo in cui si è superato il blocco di partenza, c’è stata una promozione, ma non si è ancora raggiunto il grado nella gerarchia che permette di accedere alle risorse finanziarie destinate alla ricerca già consolidata.

Metà carriera

La UK Society for Behavioral Medicine afferma che “un ricercatore a metà carriera è qualcuno che ha un senso generale nello sviluppare responsabilità o autonomia per la ricerca, vale a dire un ricercatore post-dottorato esperto e senior”. E’ probabile che si tratti di qualcuno che sta iniziando a supervisionare, gestire o fare da mentore a studenti di dottorato e ricercatori, e/o ha iniziato a mostrare leadership in altri domini accademici o clinici.

Definizione piuttosto fumosa che Cara Tannenbaum, professoressa all’Università di Montreal in Canada e direttrice scientifica dell’Institute of Gender and Health per i Canadian Institutes of Health Research, ha chiosato come segue: “È il periodo vago tra quando sei ancora considerato un ricercatore all’inizio della tua carriera e quando qualcuno ti dice che sei nella parte più avanzata della tua carriera”.

La verità è che la mid-career, nella ricerca, è una grande zona grigia. Un momento di enorme vuoto nella possibilità di accedere ai finanziamenti necessari a consolidare le attività e le scoperte realizzate nei propri laboratori. D’altro canto, la ricerca scientifica di alta qualità richiede tempo, così spesso questa mancanza è causa di interruzione di una carriera avviata e promettente.

Mid-Career Award

Essere mid-career vuol dire che si è consapevoli del proprio spessore scientifico a livello nazionale e internazionale, ci si rende conto dei risultati che hanno avuto impatto a livello nazionale e internazionale negli anni precedenti, quindi ci si aspetta di avere opportunità per portare avanti le ricerche” spiega la prof.ssa Serena Carra, associata dell’università di Modena e Reggio Emilia, impegnata nella ricerca nel campo delle malattie neurodegenerative.

La prof.ssa Carra ha recentemente vinto il primo Mid-Career Award, che corrisponde a un finanziamento di 200mila $, messo a disposizione dall’associazione Airalzh (Associazione Italiana Ricerca Alzheimer) e dalla Fondazione Armenise-Harvard. Un fondo dunque istituito dal settore privato, che si propone di colmare quel vuoto istituzionale che vede disperdere talenti e risultati in questo particolare momento della vita di un ricercatore o di una ricercatrice.

Continua la prof.ssa Carra: “Con rammarico, constato che non esistono programmi strutturati che siano mirati a consolidare l’attività dei laboratori. Questo tipo di ricerca, per avere risultati tangibili, ha bisogno di tempo, anche 10-15 anni. Il problema italiano è che lo Stato finanzia con il programma PRIN (Progetti di ricerca di Rilevante Interesse Nazionale, ndr) ma senza scadenze chiare e note, con tempi di revisione lunghissimi. Manca un’agenzia di finanziamento che su scadenze note annuali eroghi una quota. Non essendoci questa programmazione da parte del Governo, è estremamente difficile per i ricercatori accedere ai finanziamenti”.

Investimenti in ricerca

Gli investimenti nella ricerca sono di fatto uno degli indicatori essenziali per valutare la competitività di una nazione, oltre che un elemento decisivo per lo sviluppo di interi comparti economici. Dei 50 milioni di euro previsti per il 2021 dal Fondo italiano per la Scienza istituito dal governo con il decreto-legge Sostegni bis, 20 milioni sono stati destinati al finanziamento di progetti di ricerca fondamentale condotti da ricercatori emergenti – Starting Grant – e 30 milioni per i progetti di ricerca fondamentale condotti da ricercatori affermati, gli Advanced Grant.

L’assegnazione delle risorse ha ricalcato le procedure dello European Research Council (ERC), che però prevede anche un bando destinato alle mid-career, i Consolidator Grant, qui completamente trascurate.

Le agenzie di finanziamento e le istituzioni pubbliche dovrebbero sostenere nel tempo i progetti di ricerca di base validi e promettenti” prosegue Carra, “perché per fare buona ricerca servono dedizione, spirito critico, lungimiranza per ottenere risultati solidi e concreti. La ricerca è fatta soprattutto di insuccessi. Nessuno di noi ha la ricetta per la torta perfetta, solo la costanza premia, non ci sono garanzie. Trascurare le ricerche avviate e promettenti vuol dire sprecare l’investimento precedentemente fatto, e a rimetterci è soprattutto la salute pubblica, perché la ricerca in fondo non si occupa d’altro che di questo”.

Il Bando Mid-Career Airalzh-Armenise Harvard, ha appena aperto le iscrizioni per il biennio 2023-2024, per sostenere i ricercatori a metà carriera che studiano le malattie neurodegenerative in Italia. La borsa messa a disposizione sarà sempre da 100mila $ all’anno, per due anni. Le iscrizioni si sono aperte il 1°marzo e il termine ultimo per proporre la propria candidatura è il 31 maggio 2023.

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