Alla manifestazione di Firenze tante donne di tutte le età nel corteo

Sono qui per non essere indefferente e per fare la differenza“. Una ragazza dai capelli variopinti riassume così la sua voglia di partecipazione alla manifestazione per la scuola e la Costituzione che ha portato in piazza 40mila persone sabato a Firenze, dopo il pestaggio del 18 febbraio davanti al liceo Michelangiolo ad opera di attivisti di destra di Azione Studentesca. “Odio gli indifferenti – scuola e università antifasciste“, si legge sullo striscione che stringe in pugno, che porta la firma dell’Udu, l’Unione degli Universitari.

Molte bandiere rosse più avanti un altro striscione. A sorreggerlo una decina di donne e un solo uomo (come a rispettare la statistica che ci parla di oltre 8 insegnanti donne su 10 in Italia). Sono le prof del liceo Leonardo Da Vinci, che sfilano in corteo accanto alla loro dirigente scolastica. Al collo cartelli con la scritta “Io non sono indifferente“. Non parlano, sfilano mute. E se provi a chiedere una dichiarazione, fanno segno di cucirsi la bocca. “La dirigente ha già detto tutto con la sua lettera“, spiega poi la vicepreside.

Alla manifestazione anche la preside della lettera

Sì, ha già detto tutto Annalisa Savino. Dopo il pestaggio al Michelangiolo, ha ricordato che il fascismo è nato ai bordi di un marciapiede qualunque, con la vittima di un pestaggio lasciata a se stessa da passanti indifferenti. E ha ricordato la citazione di Antonio Gramsci: “Odio gli indifferenti”. Quegli indifferenti contro i quali si batte da una vita la senatrice a vita Liliana Segre, che ha voluto la scritta “INDIFFERENTI” a caratteri cubitali, proprio all’ingresso del Memoriale della Shoa di Milano. Un pugno nello stomaco, subito, all’ingresso.

Una lettera aperta agli studenti giudicata “impropria” dal ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, che ha fatto esplodere la solidarietà nei confronti della preside, nel mondo e della scuola e non solo.

Elly Schlein in mezzo ali manifestanti

Non ha cartelli al collo, non stringe striscioni, Elly Schlein, che si infila nel mezzo del corteo. Non potrebbe. E’ assediata dai giornalisti a caccia di una dichiarazione, ma anche da tanta gente a caccia di un selfie, o addirittura di un autografo. E sono soprattutto donne, alcune tornate in corteo dopo tanti anni. Qualcuna scoppia in un applauso solitario al passaggio della neosegretaria del Pd. Qualcun’altra si avvicina e le si rivolge come si fa ad una nipote, la prima in famiglia che si è laureata e che promette bene: “Non ti lasciare travolgere dai mambrucchi” – le raccomanda una signora con la franchezza dei toscani.

Per tutti è Elly. Forse per un cognome troppo complicato da pronunciare. Forse per i suoi 37 anni. O forse perché con le donne, anche se ai vertici della politica, è così. Si chiamano Giorgia, Elly, Ursula. Sono certa che alzerebbe il sopracciglio come segno massimo di dissenso Draghi se lo chiamassimo confidenzialmente Mario.

Le manifestanti

Una sfilata sorridente e un po’ reverenziale. Le donne arrivano di fronte a Schlein e si presentano: sono delegate sindacali con la maglietta o il cappello rossi. Sono rappresentanti locali del partito. Sono componenti del servizio d’ordine con la pettorina d’ordinanza e il petto gonfio d’orgoglio per una manifestazione che ha portato in piazza più gente del previsto.

Schlein scansa i giornalisti. Fa segno che parlerà dopo, con le sue mani dalle dita lunghe, da pianista. Ora è tutta per il suo popolo delle primarie. Fa fermare il corteo per farsi fotografare e dedica una parola a tutti. Una fotoreporter proprio non ne vuole sapere di spostarsi: lei, protesta, se non porta a casa una buona foto, non viene pagata e la sua giornata di lavoro non le porta in tasca un soldo. Che lo senta il segretario della Cgil Maurizio Landini, a lungo al fianco di Schlein, pacche sulle spalle e abbracci.

Poi finalmente arrivano le dichiarazioni: “Questa straordinaria partecipazione è il vero antidoto a quella indifferenza che non ci può essere“, dice Schlein. Che assicura che si occuperà della scuola: perchè a tutti i bambini e alle bambine vengano assicurati gli stessi diritti, alla faccia di quel merito di cui si fregia il ministero dell’Istruzione. Perchè a tutti gli studenti e studentesse universitari “idonei, ma non beneficiari” venga assegnata la borsa di studio a cui hanno diritto. Perché a tutti gli insegnanti venga garantito uno stipendio che al momento resta fra i più bassi d’Europa. E i 40mila in piazza appaludono sulle note di “Bella ciao”.

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