Nelle scuole italiane serve l’educazione alla sessuo-affettività

Foto di Daniele Di Nicola

Sesso: se ne parla molto, se ne fa poco – l’ultimo appello lanciato dalle colonne del New York Times da Magdalene J. Taylor, esperta di relazioni, parla chiaro – e lo si conosce poco. Quasi per niente. Oggi 8 studenti su 10 (medie, superiori e università) cercano le informazioni in ambito sessuale e riproduttivo su Internet, mentre solo 1 su 4 chiede in famiglia. Di questi, la maggior parte (94%) ritiene che debba essere la scuola a dover garantire l’informazione su sessualità e riproduzione. I dati dello Studio nazionale Fertilità, presentato dal Ministero della Salute nel 2019, fanno emergere l’attualità di “Saperlo prima”, il primo e unico festival italiano sulla sessuo-affettività che si è svolto a Roma dal 17 al 19 febbraio 2023 con l’obiettivo di portare la formazione obbligatoria nelle scuole e indirizzare le nuove generazioni a scegliere consapevolmente.

“Il titolo dell’evento ha voluto ricordare che per quanto si possa reprimere il dialogo sulla sessualità e l’affettività nelle sedi collettive, prima o poi ogni individuo nella propria vita entra in contatto con questi temi. È oggettivamente impossibile vivere schermati da ogni messaggio o contenuto sessuale o dalle relazioni affettive” spiegano Isabella Borrelli, Flavia Restivo e Andrea Giorgini, le menti della dell’iniziativa insieme all’Associazione Selene APS (con il supporto di Regione Lazio, media partner Skuola.net).

“A saperlo prima si evita di fare danni, di compiere scelte non informate che possono avere conseguenze sulla propria salute mentale e fisica. E noi abbiamo in mente una società che si fondi sulle relazioni: umane, sane e costruttive, e non sulla riduzione degli individui a monadi isolate nel cosmo sociale”: l’Italia è uno degli ultimi stati membri dell’Unione europea in cui l’educazione sessuale non è obbligatoria a scuola, accanto a Bulgaria, Cipro, Lituania, Polonia e Romania. Per promuoverne l’introduzione nelle scuole del nostro Paese, “Saperlo Prima” ha dedica tre giorni a una visione di sessualità positiva e multidimensionale, capace di comprendere aspetti psicologici, relazionali, culturali e sociali fondamentali dell’esperienza umana.

Nella progettazione del festival, Borrelli, Restivo e Giorgini hanno puntaato a un obiettivo comune ben preciso: chiedere l’introduzione dell’educazione sessuo-affettiva nelle scuole italiane. Un lavoro di advocacy politica che punta a sensibilizzare su questa mancanza. “L’eredità morale di stampo cattolico ancora impedisce di parlare in maniera sana e costruttiva di questo argomento. Rimasto ancora un tabù, per l’appunto – spiega il team ad Alley – l’ultima proposta strutturata di educazione sessuale obbligatoria nelle scuole non ci scordiamo ha avuto proprio il veto da parte della frangia cattolica, che ancora popola le schiere dei partiti che si definiscono anche tra i più progressisti. A ciò si aggiunge la capacità della politica reazionaria e conservatrice di fare una propaganda di gran lunga più efficace di quella progressista. Basti vedere quanto ha fatto presa la cosiddetta teoria gender o la presunta minaccia di una dittatura del politicamente corretto all’interno dell’opinione pubblica, sostenuta anche da firme emerite della stampa tradizionale”. 

Saperlo prima, coinvolgimento e divulgazione le leve strategiche

L’educazione affettiva e sessuale è un diritto alla salute e il presupposto imprescindibile per la realizzazione di un pieno rispetto dei diritti umani e per l’uguaglianza di genere, tra gli obiettivi ONU per lo sviluppo sostenibile 2030. “Saperlo prima” lo sottolinea rivendicando spazio e partecipazione: “nell’allestimento del calendario abbiamo cercato di dare spazio a quante più persone che vivessero tutti i giorni l’assenza dell’educazione sessuale con un impatto negativo sulla propria vita privata, le proprie possibilità lavorative e sociali. Non possiamo far finta che l’articolo 3 della Costituzione valga per tutte e tutti quando ai fatti concreti le aspettative socio-economiche delle minoranze sono a tutti gli effetti decimate da una carenza sistemica di presìdi educativi atti a riconoscerne l’esistenza e di previdenze sociali apposite. Con il festival vogliamo dare uno slancio nazionale a quanto già abbiamo portato avanti in un anno di attivismo locale”.

Nel festival si è parlato della conoscenza dell’anatomia e della contraccezione, dellaa rappresentazione dei corpi, della mascolinità e dei suoi stereotipi. Dal panel “Su questo corpo: dialogo sulla rappresentazione dei corpi e dei desideri” – che ha visto protagoniste Flavia Carlini, divulgatrice; Marina Pierri, narratologa e Djarah Kan, scrittrice italo-ghanese – al laboratorio “Conosci il tuo corpo?” curato da Associazione Selene, passando per “Stereotipi di genere e politica quando si parla di affetti e sessualità” con Isabella Borrelli e Flavia Restivo, insieme a Marilena Grassadonia, attivista per i diritti civili, e Giulia Blasi, giornalista e scrittrice: “Saperlo prima” è un mosaico di momenti diversi che si incastrano e restituiscono il senso di esserci, parlarne, stimolare non solo il dibattito ma anche proposte concrete. “Ogni tavolo rappresenta un anno di spunti e di analisi frutto del contesto che abbiamo visitato personalmente” dichiarano Borrelli, Restivo e Giorgini – “L’educazione sessuale è una questione di contenuti certo – perché molte materie scolastiche hanno in sé ciascuna una chiave di lettura sessuo-affettiva – ma anche delle giuste professioni deputate all’erogazione di tale materia. Per cui la nostra scelta è stata di affiancare la nostra competenza politica con quella tecnica e accademica di chi della salute sessuo-affettiva ne ha fatto mestiere o impresa”.

Il festival è nato anche grazie al supporto della regione Lazio, a dimostrazione che l’idea dell’evento è stata efficace per portare a livello istituzionale il tema dell’educazione sessuale e affettiva: “Ogni proposta va sempre progettata in modo che abbia ricadute positive su quanti più settori possibili. Forse la nostra carta vincente è stata proprio la capacità di dimostrare la strategicità del festival e del tema trattato rispetto agli obiettivi di sviluppo già adottati dalla Regione in ambito sanitario, sociale e culturale”.

Una petizione per chiedere l’educazione sessuale e affettiva nelle scuole

“Saperlo prima” è uno strumento concreto per rilanciare e consolidare la petizione online lanciata su Change.org da Borrelli, Restivo e Giorgini con l’obiettivo di chiedere e ottenere l’introduzione dell’educazione sessuale e affettiva nelle scuole. Più di 35 mila le firme raccolta in poche settimane.

L’iniziativa congiunta vuole innovare il sistema educativo nell’ottica di risolvere integralmente le principali criticità: la poca educazione sessuale che si fa oggi risulta troppo limitata all’anatomia sessuale e alla prevenzione, con toni spesso biasimanti verso la condotta sessuale delle persone. Per il team founder del festival – così come per le numerose persone che hanno fatto sentire la loro voce durante l’evento – dovrebbe essere molto di più: un’educazione al genere, al consenso, alla diversità.

La proposta avanzata, oltre all’introduzione di una formazione obbligatoria nelle scuole superiori della città di Roma e della Regione Lazio (per cominciare), chiede l’istituzione di una Giornata dedicata all’educazione sessuale-affettiva e di uno spazio online permanente curato da psicologi, divulgatori, sessuologi e altri esperti del settore che risulti accessibile a studenti, famiglie e professori da ogni dispositivo. Per le scuole primarie, invece, la petizione prevede solo l’educazione all’affettività e al consenso, per aiutare i più piccoli nello sviluppo delle emozioni e al rispetto. Passi fondamentali per andare incontro a una generazione più consapevole del proprio sviluppo sessuale ed emotivo, così da essere capace di “recuperare un po’ di terreno sulla maturità del dibattito pubblico, portando finalmente una visione priva di pregiudizi attorno a questi temi”. D’altronde “i ragazzi di oggi saranno gli adulti di domani. Tra loro ci saranno poliziotti meno violenti, colleghi di lavoro più inclusivi e padri più genuini. Non ci dimentichiamo inoltre che nei Paesi dove è stata introdotta l’educazione sessuale obbligatoria a scuola è anche diminuito il tasso di gravidanze indesiderate, la contrazione di malattie sessuali e il bullismo”.

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