Violenza contro le donne: 5 vittime da inizio anno

Cinque donne uccise dal primo gennaio, tutte in ambito famigliare e affettivo, quattro per mano del partner/ex partner.  Sono i numeri aggiornati pubblicati dalla Direzione centrale della polizia criminale, che nel 2022 registra 124 donne uccise, contro le 119 del 2021, 102 in ambito famigliare e affettivo. La prima vittima di femminicidio del 2023 è Giulia Donato, 23 anni, uccisa con la pistola d’ordinanza da Andrea Incorvaia, 32 anni – guardia giurata – che, poi si è ucciso. L’ultima è Teresa di Tondo, 44 anni accoltellata dal marito 52enne, Massimo Petrelli, morto suicida. A lanciare l’allarme la figlia di 17 anni. È in carcere invece Costantino Bonaiuti, 61 anni, assassino di Martina Scialdone, 35 anni, morta venerdì 13 gennaio tra le braccia del fratello, uccisa da un colpo di pistola per strada a Roma.

Giovedì 19 dicembre si terrà una fiaccolata per ricordarla, dopo il presidio di lunedì. “Scendiamo di nuovo in strada per manifestare e difendere i diritti delle donne. Chiediamo alla Presidente del Consiglio che inserisca nella sua agenda la violenza di genere come una priorità”, spiega la presidente del Telefono Rosa, Maria Gabriella Carnieri Moscatelli.

“Come ci ricordano i drammatici fatti di questi giorni, il contrasto alla violenza contro le donne deve diventare una priorità assoluta di tutte le istituzioni. La Bicamerale di inchiesta serve proprio ad accendere un faro su questo fenomeno drammatico e strutturale, di natura culturale, che non accenna a flettere nonostante le leggi e le politiche. Per questo abbiamo scritto al Presidente della Camera Fontana per avere un iter il più possibile celere”. Il commento di Valeria Valente, ex presidente della Commissione di inchiesta sul femminicidio e la violenza di genere, sull’approvazione in Commissione Affari sociali alla Camera del ddl che istituirà la nuova Commissione – per la prima volta bicamerale – dopo il via libera del Senato il 24 novembre.

Stabili da novembre le chiamate al 1522

Fondamentale per evitare che azioni di ripetuta violenza domestica diventino delitti irrimediabili è la prevenzione. I primi passi da compiere per la donna per riconoscere la violenza e avviare un percorso di uscita da abusi e maltrattamenti sono: la chiamata al 1522 – il numero nazionale antiviolenza e stalking – e il contatto diretto con i centri antiviolenza.

Al momento, i numeri delle chiamate al 1522 sono in linea con quelli di novembre, con flussi che variano giornalmente, pari a circa 12mila chiamate a trimestre nel 2022, di cui oltre 7mila considerate valide (dati Istat). “In media riceviamo 140 telefonate al giorno, quasi 800 il 25 novembre – Giornata per l’eliminazione della violenza contro le donne -, con picchi registrati durante il lockdown del 2020 e i primi mesi del 2021“, spiega Vanessa Schena, coordinatrice del 1522, numero nazionale antiviolenza e stalking del Dipartimento per le pari opportunità.

Gestito dal 2020 da Differenza donna, il 1522 è un servizio attivo 24 ore su 24 tramite canale telefonico e chat . A rispondere in 11 lingue diverse ci sono le operatrici, 30 persone specializzate in violenza di genere con esperienza nei cav e nelle case rifugio, compreso un team di avvocate civiliste e penaliste e mediatrici linguistico culturali.

Il 1522 è uno strumento accessibile a tutte e tutti, nell’assoluta garanzia di anonimato – continua Schena –  I nostri obiettivi sono accogliere le donne vittime di violenza e stabilire una relazione, fare una prima valutazione del rischio, comprendere il bisogno di chi ci chiama e indirizzare le donne al centro antiviolenza del territorio di appartenenza e all’intera rete nazionale antiviolenza. Partendo da un presupposto fondamentale: credere ai racconti delle donne”.

Il ruolo dei centri antiviolenza

Essere creduta e dare un nome alla violenza subita sono dunque i primi step per le vittime di violenza, che spesso si rivolgono direttamente ai centri. Nel 2021 sono quasi 19.600 le donne interessate da un percorso di uscita dalla violenza con l’aiuto dei centri, percorsi che durano dai 3 mesi ai 2 anni.

La prima fase è fatta di ascolto sia per rassicurare la donna sia per avere tutti gli elementi, fare una corretta valutazione del rischio e capire la richiesta”, sottolinea Nadia Somma, consigliera D.i.Re – Donne in rete contro la violenza e responsabile del centro antiviolenza Demetra donne in aiuto di Lugo, in provincia di Ravenna.

Se non è in una situazione di pericolo immediato, la donna può iniziare il percorso chiedendo una consulenza legale. Se vi è invece una condizione di pericolo, può chiedere di allontanarsi subito da casa con i figli, quindi parte l’iter per l’inserimento in casa rifugio. Il rischio viene considerato estremante elevato quando ci sono stati atti aggressivi e minacce: ad esempio quando la donna viene afferrata per il collo, quando l’uomo fa uso di alcol e droga o minaccia il suicidio. Quest’ultimo caso, in particolare, è indice di pericolo perché significa che l’uomo sta ideando un’azione letale contro se stesso, azione che può essere preceduta da un atto violento nei confronti della compagna e dei figli”, precisa Somma, aggiungendo che “se la donna vuole denunciare, le avvocate dei cav la accompagnano da polizia o carabinieri”.

Spazi dedicati per l’ascolto delle vittime

La denuncia – quando c’è – spesso arriva alla fine del percorso. Anche in questo caso fondamentale è l’ascolto, inteso come accoglienza da parte di personale specializzate in locali idonei. Anche perché i maltrattamenti in famiglia sono reati abituali che ne contengono altri e spesso la donna fatica a riconoscerli e ricordarli, spiega Nunzia Brancati, dirigente divisione Anticrimine della questura di Napoli.

Le forze dell’ordine devono mettere a proprio agio la vittima, in modo da far emergere un vissuto quotidiano che spesso si stratifica in anni di violenza, con il coinvolgimento dei figli anche minori. Denunciare è un’esperienza molto dolorosa e gli ascolti a volte durano ore, per questo devono essere realizzati in ambienti adeguati. In questura  a Napoli c’è uno spazio dedicato”, sottolinea Brancati.

Anche in alcune procure, come a Benevento, ci sono spazi di ascolto per le vittime vulnerabili, insieme a una sezione specializzata sulla violenza domestica, frutto di un’esperienza di rete e di formazione sul territorio. Le donne vengono accolte dalle operatrici dei centri. “Si tratta di uno spazio di prima accoglienza, in cui ascoltiamo i racconti delle donne e le loro richieste. In quella cornice possiamo essere affiancate da polizia giudiziaria e avvocati specializzati e dare una risposta in più”, spiega Carmen Festa, Psicologa della Cooperativa Eva.

L’indipendenza economica per programmare il futuro

I percorsi nei centri passano anche e soprattutto dall’indipendenza economica della donna. Per Nicoletta Cosentino, 50 anni, il trampolino verso la nuova vita è stato proprio il tirocinio offerto dal Centro antiviolenza Le Onde Onlus, grazie al quale ha dato vita al laboratorio artigianale di prodotti da forno “Cuoche combattenti”. Nicoletta Cosentino nel 2020 ha ricevuto dal Capo dello Stato, Sergio Mattarella, il titolo di cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica italiana “per il suo esempio di reazione e per il contributo offerto nella promozione di una cultura di contrasto alla violenza sulle donne e di recupero delle vittime di abusi”.

L’opportunità è arrivata dopo un percorso di assistenza legale e psicologica nei centri antiviolenza: mi sono aggrappata alla passione per la cucina per riuscire  a remare in avanti, aiutando anche le altre donne vittime di violenza. Quando ho ripreso ad avere un reddito ho capito che stavo ricominciando a programmare il mio futuro”, racconta Cosentino.

Perché programmare il proprio futuro significa sognare: e il sogno, nel caso delle vittime di abusi, è la libertà.

***

Per ascoltare il reportage “Eroi della pace – La guerra in casa” su Radio 24 clicca qui.

***

La newsletter di Alley Oop

Ogni venerdì mattina Alley Oop arriva nella tua casella mail con le novità, le storie e le notizie della settimana. Per iscrivervi cliccate qui.

Per scrivere alla redazione di Alley Oop l’indirizzo mail è alleyoop@ilsole24ore.com

  Post Precedente
Post Successivo