Certificazione parità di genere: in pochi mesi già 42 “promossi”

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Diventata operativa a luglio di quest’anno, sono ad oggi già 42 i siti aziendali che hanno ottenuto la certificazione della parità di genere, misurando il proprio grado di maturità rispetto a sei aree definite dalla Prassi UNI/PdP 125:2022.  Il processo “parla” il linguaggio aziendale: 10 milioni di euro per concedere sgravi contributivi dell’1% (fino ad un massimo di  50mila euro per azienda) e punteggi più alti nella partecipazione ad appalti pubblici.

Entro fine anno potrebbero essere più di 100 le aziende – spiega Giuseppe Rossi, presidente di UNI, l’Ente Italiano di Normazionegrazie ad una prassi di riferimento nata dalla collaborazione tra pubblico e privato, con un’ottica multi-stakeholder di lungo termine, che potrebbe fare scuola anche in Europa“.

UN IMPEGNO AL MIGLIORAMENTO ORGANIZZATIVO

La certificazione é volontaria ed è pensata “come un impegno al miglioramento continuo – spiega Claudia Strasserra chief reputation officer di Bureau Veritas – e non come un premio per i primi della classe. Difatti un’azienda può arrivare al punteggio per ottenere la certificazione, 60 su 100, senza necessariamente rispettare tutti i Kpi  (indicatori di performance, ndr) quantitativi all’inizio“.

Un processo di maturazione organizzativa che avvicina peraltro il mondo delle risorse umane a quello dei sistemi di gestione, per “mettere ordine” nelle politiche aziendali e nei piani strategici, partendo dalla presa di consapevolezza della situazione attuale. “Analizzare la disparità salariale o quella dei percorsi di carriera – spiega Daniela Asaro, head of health & well-being certification strategic center di RINA – è un primo passo fondamentale per progettare misure correttive. In questo la certificazione è un’opportunità di miglioramento concreto, misurabile e che va a beneficio dell’intera organizzazione“.

ANCHE LE PMI SI METTONO ALLA PROVA   

Una piccola rivoluzione quindi. “Per la prima volta, l’impegno verso il raggiungimento di una più equa parità di genere e i risultati ottenuti potranno essere misurati e certificati – spiega Massimo Alvaro, ad di DNV Business Assurance Italia – tenendo presente le specificità di ogni azienda e del suo settore di riferimento. I KPI quantitativi richiedono infatti un confronto rispetto ai valori medi delle aziende con lo stesso codice Ateco” per la certificazione della parità di genere. 

Un processo di maturazione aziendale che non tocca solo le grandi aziende. “Noi abbiamo certificato finora sopratutto piccole e medie aziende – spiega Natascia Masi, responsabile tecnico di UNITER – e l’incentivo fiscale ha avuto senz’altro un peso. Ma qualcuno lo ha fatto anche per qualificare la propria azienda nei confronti dei clienti, committenti o per appartenenza ad una filiera più amplia“.

La certificazione della parità di genere infatti sarà agevolata fino a dicembre 2026 per le PMI (da 10 a 49 addetti) e le micro-imprese (da 1 a 9 addetti), che saranno inoltre monitorate solo rispetto ad alcuni obiettivi, più in linea con le loro dimensioni.

LO SNODO DELLA CORRETTA MISURAZIONE DEI KPI 

Sia grandi che piccole quindi, ciascuna misurata attraverso indicatori qualitativi e quantitativi rispetto a sei aree: propria cultura e strategia, governance, processi HR, opportunità di crescita ed inclusione delle donne in azienda, equità remunerativa per genere, tutela della genitorialità e conciliazione vita-lavoro. Nell’applicazione di quanto indicato nella UNI PdR 125, una difficoltà di applicazione – spiega Angelo Freni di Certification – consiste nel fornire evidenza nella corretta misurazione dei Kpi che danno il livello di applicazione dei requisiti per la parità di genere”.

La certificazione è quindi un’occasione per mettere a sistema tante iniziative intraprese dall’azienda, di formalizzarle dandole senso e coerenza e di valutarne l’impatto e l’efficacia a supporto dell’occupazione femminile. A questo link è possibile cercare attraverso la parola “parità di genere” gli organismi accreditati per rilasciare la certificazione di genere, mentre selezionando la norma UNI/PdR 125:2022  a questo link sul sito di Accredia è possibile avere in tempo reale l’elenco delle aziende certificate.

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