“Vergogna”: è questo il significato della parola “skam”, in norvegese, ed è il titolo scelto per una delle serie più riuscite e risolutive sull’adolescenza. La vergogna è un sentimento che esprime la mortificazione di una parte di sè, e “Skam” indaga come l’identità in costruzione dell’adolescenza si può scontrare con tutti quei fattori che contribuiscono a questa mortificazione. Bullismo, abusi, le difficoltà di un coming out: ci sono tutti i temi che ci si aspetterebbe in una serie su questa età della vita magnifica e terribile, ma anche amicizia, condivisione, supporto. Il tutto senza l’edulcorazione dei teen drama a cui eravamo abituati prima di “Skam”.
“Skam – Italia” racconta le storie degli studenti di un liceo romano, soffermandosi in ogni stagione su un personaggio in particolare. Dei tanti remake, quello italiano è considerato tra i migliori, grazie a diversi elementi che ne hanno fatto una formula molto ben riuscita: la bravura degli interpreti, su tutti, mai sopra le righe, impegnati a restituire una realtà emotiva senza paura di scontrarsi anche con i momenti di vuoto apparente della quotidianità. Momenti in cui il non detto e il non agito hanno la stessa valenza emotiva dell’azione vera e propria. Le scelte visive e ritmiche accompagnano con cautela nel mondo fragile e talvolta claustrofobico dell’adolescenza, in alcuni momenti si sente quasi il pudore che si proverebbe spiando dalla serratura la vita di qualcuno.
Arriva la quinta stagione
La quinta stagione (dal 1 settembre su Netflix) è la prima a discostarsi dalle trame dell’originale norvegese. Attraverso il protagonista Elia (Francesco Centorame), la storia offre una decostruzione dei valori tradizionalmente associati alla mascolinità e alla virilità, un’indagine all’interno della sensibilità maschile, con un’attenzione alla complessità delle emozioni che fugge dai luoghi comuni e dai risolini facili. Accanto a lui, un altro personaggio prende coscienza delle proprie fragilità e le affronta con determinazione e coraggio: si tratta di Viola, interpretata da Lea Gavino, romana, ex studentessa di Psicologia, formata alla scuola di recitazione Gian Maria Volontè.
Viola è un personaggio che vive un disagio a cui inizialmente non sembra riuscire a dare un nome. Quando comincia a unire i puntini e a capire cosa le è successo, si rivolge a un’avvocata che, con lo sguardo dell’adulto, le spiega che di fatto è stata manipolata. Non ce lo saremmo aspettato, Viola sembrava una ragazza determinata e consapevole. Chiediamo a Lea Gavino: forse non era forte come sembrava?
Viola è una ragazza espansiva, positiva, fiduciosa. Fino a un certo punto è convinta di avere semplicemente avuto una relazione con un uomo più grande, per lei era una cosa molto semplice. Non è che fosse troppo ingenua o immatura per accorgersene. È che evidentemente il manipolatore era molto bravo, e lo dimostra il fatto che tutti i personaggi avevano creduto dal primo giorno che fosse una figura adulta positiva. Se Viola è debole lo è tutto il pubblico di Skam che si è affidato a questa figura. La forza di Viola poi è la positività, la sua capacità di uscire dalle situazioni.
Quando pone fine alla relazione, per prima cosa ricostruisce un rapporto con le sue amiche. L’amicizia è un altro tema fondamentale nella serie (e nell’adolescenza). Quanto hanno inciso le amiche nella presa di coscienza di Viola?
Viola nella relazione con quest’uomo si è isolata da tutto il resto. Probabilmente è questo che l’ha messa in pericolo: le è mancata la fiducia di raccontare, infatti a un certo punto dice chiaramente “forse mi vergognavo”. È stata così manipolata che pensava di vivere una relazione un po’ segreta e ci si è gettata dentro con l’intensità dei primi amori. Non si è mai accorta del pericolo, prima di scoprire che anche altre ragazze erano state come lei indotte a credere di essere amate dallo stesso uomo.
In questo percorso l’amicizia fra adolescenti fa da ponte tra l’emotività e la realtà. Sia Viola che Elia emergono dal loro disagio nel momento in cui lo raccontano agli amici, ma sono poi delle figure adulte ad aiutarli ad affrontare le circostanze e le conseguenze. Gli adulti in Skam sono presenti spesso come antagonisti, ma in alcuni momenti drammatici sono effettivamente risolutivi. Come descriveresti un rapporto sano tra adolescenti e adulti?
C’è una modalità giusta di comunicare con i ragazzi. Se ci si mette su un piano superiore per insegnare, questo fa andare gli adolescenti sulla difensiva. Si può avere invece una conversazione in cui si impara gli uni dagli altri. La chiave del rapporto forse è una curiosità reciproca.
È la stessa curiosità con cui ti avvicini ai tuoi personaggi per costruirli?
Per ruoli molto complessi mi sono anche confrontata con i miei manuali di psicologia. È interessante guardare dal punto di vista clinico quello che si va a interpretare, osservare come si manifestano le sintomatologie offre degli strumenti per dare tridimensionalità e verità. Con Tiziano (Russo, il regista, ndr) abbiamo fatto un grande lavoro. Inizialmente ho fatto fatica a esplorare la tenerezza di Viola, che è molto sottile, si manifesta con forza. Ci abbiamo lavorato molto e la sua direzione mi ha aiutata a costruire la differenza abissale tra i miei primi provini e il lavoro finale.
Skam è una serie con una fanbase molto forte, molto presente. Immagino ti siano arrivati messaggi, magari anche da ragazze che si sono riviste nell’arco narrativo di Viola.
Assolutamente sì. Qualcuna mi ha scritto cose come “grazie a te mi sono liberata”. Ho capito che questa storia, raccontata con la delicatezza con cui è raccontata, aiuta a separarsi dal senso di colpa. Quando ci si fa del male senza accorgersi, come fa Viola che si mette in una situazione pericolosa senza capirlo, è difficile non aggredirsi colpevolizzandosi. Skam forse ha aiutato alcune persone a eliminare il processo del senso di colpa. Purtroppo non sono riuscita a leggere e rispondere a tutti i messaggi che mi arrivano, ma vorrei davvero ringraziare tutti per il modo in cui hanno raccolto la storia di Viola.
Possiamo ringraziarli attraverso Alley Oop?
Mi riempirebbe il cuore.
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