Il libro, si sa, non va più di moda. Si trascorre sempre più tempo a chattare, postare immagini, fotografare e farsi selfie. Tablet, cellulari e serie tv catturano l’interesse ed è sempre più raro vedere qualcuno immerso nella lettura dell’ormai obsoleto libro. Nei luoghi dove fino a qualche anno fa si incontravano persone con libri, giornali e riviste in mano – pensiamo ad esempio alle sale d’attesa, in treno, in aereo, dal parrucchiere, in spiaggia o in piscina – oggi vediamo tutti chini sui cellulari. La scarsa propensione degli italiani alla lettura si riscontra anche nell’impoverimento sempre più grave del lessico, soprattutto nelle giovani generazioni. Ma i rischi per i ragazzi sono anche altri. Quello principale è che per i ‘nativi digitali’ non ci sia neanche il senso della perdita, perché per loro, se non incoraggiati a conoscere altro, è naturale che sia così.
La famiglia si conferma avere un ruolo decisivo nella propensione degli adolescenti alla lettura. Nel 2020 più di 8 giovani lettori su 10 sono ragazzi che provengono da contesti familiari in cui vedono leggere i genitori (dati Aie). Numeri che fanno capire l’importanza dell’esempio in famiglia dove però il tempo per leggere è sempre meno rispetto alle ore dedicate a smartphone e tablet. La tecnologia sempre più ammaliante offre stimoli e mezzi di evasione sicuramente più attraenti del caro vecchio libro. Si può trascorrere il tempo a leggere notizie e curiosare sui social. Ed i figli, che vedono la mamma e il papà distratti e catturati dalla velocità di questi strumenti, non comprendono perché mai loro dovrebbero rimanere fermi a leggere un libro invece che maneggiare uno schermo.
Certamente, ricavare del tempo per leggere è importante prima di tutto per sé stessi. Ma considerando l’influenza che i nostri comportamenti hanno sulle nuove generazioni, occorre fare una seria riflessione su quanto e come correggere i propri atteggiamenti, in previsione di quelli saranno gli adulti di domani. Leggere è un’attività che richiede impegno, ma la fatica viene ripagata dai risultati: un cervello che legge è attento e allenato. Empatia e immaginazione arricchiscono le nostre esperienze e i nostri sentimenti. La lettura su smartphone e tablet è rapida, frammentata, nervosa, lascia poco spazio ai tempi lunghi necessari a immergersi in un romanzo e un saggio. Gli strumenti digitali sono utili e necessari, ma dobbiamo imparare a governarli, esercitando attenzione e concentrazione.
Tenere un libro in mano è quindi importante nel rapporto genitori-figli sin dai primi mesi di vita, quando ancora si cantano e raccontano filastrocche. Sia quando il bambino cresce, perché attraverso albi illustrati, storie semplici e via via più articolate si contribuisce a migliorare lo sviluppo della mente e stimolare la predisposizione alla lettura. Anche se non sa ancora leggere, quando teniamo tra le mani un libro, il bambino comprende che le parole e le storie arrivano da quell’oggetto e inizia a capire il significato della narrazione. Per questa ragione, chi ha intorno genitori o adulti che leggono avrà più facilità ad avvicinarsi alla lettura. Ed essere abituati a leggere serve non solo per il piacere di farlo, ma per selezionare, concentrarsi e decodificare la complessità della vita.
Secondo la scrittrice, ricercatrice e docente di francese, Emanuela Esposito Amato, il ruolo della famiglia è “imprescindibile” perché “sin dalla nascita, si impara per imitazione. Dalla parola, al gesto, al comportamento e persino alla scelta dei gusti. Se il libro circola in famiglia, se uno dei genitori legge al bambino una storia, una favola, mentre scivola nel sonno si creerà quella sana abitudine e aspettativa che durerà nel tempo. Il bambino prenderà dimestichezza con la parola. Prima in versione orale, e poi, in seguito, in modalità scritta”.
Recuperare il piacere della lettura
Distratti da una molteplicità di stimoli e rapiti dagli schermi, gli adolescenti rischiano di dimenticare il piacere della lettura. Eppure, osserva la docente, “l’attrazione per le storie, le relazioni intricate, i personaggi in cui riconoscersi o da contrastare, la natura e l’avventura, è insita in ogni persona. Basta trovare le chiavi giuste per accenderla. Come sostiene Rachele Bindi, autrice del libro Leggere per leggere – La libertà di scegliere il libro che più ci somiglia noi facciamo sempre i conti con l’io lettore che siamo o vorremmo allevare nei nostri figli, ma dobbiamo tenere presente l’individualità della persona in crescita che abbiamo davanti”. Quindi, spiega, più che proporre il libro, è utile presentare la storia. Un racconto che deve rientrare nei canoni che i ragazzi e le ragazze oggi apprezzano, rispondere alle loro più profonde istanze o comunque riuscire a catturarne l’interesse con temi attuali. Ciò non significa che la letteratura classica vada disdegnata, ma che il primo passo è quello di cercare di avvincere il lettore. Dobbiamo affascinare i ragazzi, e se passare da una serie tv può servire a far convergere il loro interesse su alcuni contenuti, perché non utilizzare questo escamotage?”.
Non demonizzare la tecnologia, ma attenzione all’uso improprio
Tuttavia, spiega la docente, la tecnologia digitale non deve essere considerata “il male della società”. Infatti, in quest’epoca moderna, “essa è utilizzata come strumento di didattica nelle nostre scuole; lim, computer, tablet, ecc. vengono adoperati quotidianamente da parte degli insegnanti durante le lezioni. Ma bisogna prestare attenzione nel loro utilizzo e soprattutto non abusarne, in quanto la macchina non deve sostituirsi all’uomo, bensì essere un supporto per l’insegnante. Se utilizzata nel miglior modo possibile, può rappresentare un metodo efficacie per accrescere l’apprendimento. In caso contrario, purtroppo, come è già stato messo in evidenza da recenti studi, il lessico dell’adolescente sarà molto povero, la comprensione di un argomento frammentaria, a tratti indecifrabile, la capacità critica gravemente compromessa”.
Secondo Esposito Amato il rischio maggiore di un uso improprio della tecnologia da parte degli adolescenti risiede nel fatto che potenzialmente può portare il ragazzo a isolarsi dal gruppo sociale. “La dipendenza da internet fa proprio questo: l’adolescente preferisce rifugiarsi nel suo mondo virtuale piuttosto che affrontare quello reale”. La conseguenza, prosegue la scrittrice, “è il mancato sviluppo di competenze cognitive, emotive, sociali e affettive fondamentali per vivere una vita adulta serena”. Dunque, “l’uso della tecnologia deve sempre inserirsi in un contesto sociale e relazionale ricco e sano”. E allora cosa si può fare per evitare che l’adolescente ne subisca gli effetti negativi? “Innanzitutto cerchiamo di garantirgli interazioni reali, che possa frequentare coetanei e interagire in contesti sociali differenti. Non esiste solo la scuola: aiutiamolo a costruire contatti nella vita reale, non solo su internet. Non è questione di quanto tempo l’adolescente passa al computer o con lo smartphone in mano, ma anche di cosa fa in quel tempo: bisogna educarlo riguardo ai rischi e all’uso corretto di device e tecnologie”.
Come incoraggiare i più piccoli a familiarizzare con la lettura
Per invogliare i bambini alla lettura, secondo la scrittrice, è necessario svolgere tre semplici azioni quotidiane: innanzitutto leggere in famiglia per dare il buon esempio; cominciare a leggere ai e con i propri figli; lasciare che scelgano liberamente.
Nei primi anni di vita tutti i bambini tendono a imitare ciò che fanno gli adulti. “Questo spirito emulativo – sottolinea Esposito Amato – va sfruttato in maniera astuta: giù telefonini e tablet e su i libri! Un bambino che vede un adulto leggere sarà automaticamente incuriosito: vorrà capire cos’è un libro e cosa si prova a leggere proprio per via di questo spirito di emulazione. Se auspichiamo che i bambini diventino dei lettori, quindi, dobbiamo esserlo noi innanzitutto. O almeno non stare troppo tempo con gli smartphone in mano. Devono diventare degli oggetti come gli altri. Si usano se ce n’è bisogno. È bene anche tenere tanti libri sparsi per casa, così che i bimbi simpatizzino e siano abituati ad esserne in contatto”.
Poi, leggere insieme ai bambini. “Fin da quando sono piccoli è fondamentale per stimolare la loro voglia di farlo quando cominceranno ad andare a scuola e saranno in grado da soli. Leggendo con loro, anche quando non ne sono capaci, si invoglia il loro cervello a imparare nuovi vocaboli e, di conseguenza, ad aumentare le sue capacità di comprensione”. Ad esempio, suggerisce Esposito Amato, “potrebbe essere piacevole e utile accompagnare i bambini in quelle librerie che offrono spazi interamente dedicati alla lettura per l’infanzia. Lì, non solo possono sfogliare libri, fumetti, materiale cartaceo vario, ma possono anche socializzare con altri coetanei, e incrementare la visione della lettura come piacere condiviso”.
E se nonostante tutti questi accorgimenti il bambino non sviluppasse passione per la lettura? “Non bisogna farne un dramma – dice la docente – se il libro è un oggetto che sta in casa e con cui il bambino ha contatti regolari può essere che la voglia di leggere arrivi col tempo, quando sarà più grande. Occorre inoltre non dimenticare mai la famosa frase dello scrittore Gianni Rodari che sintetizza magistralmente la questione, poi ripresa e ribadita dallo scrittore francese Daniel Pennac: il verbo leggere non sopporta l’imperativo!”.
Più avidi i figli di genitori lettori, ma in altri Paesi l’approccio è diverso
La stretta correlazione tra le abitudini di lettura dei genitori e quella dei propri figli emerge chiaramente dall’indagine condotta dalla piattaforma di apprendimento online GoStudent. Il 43% dei genitori italiani intervistati ha detto di leggere almeno una volta alla settimana. Un dato più alto rispetto a quanto dichiarato dai genitori olandesi (40%), spagnoli (38%), greci (38%) e tedeschi (13%). Leggono, invece, più assiduamente i genitori dei Paesi extra-europei presi in esame: il 66% dei turchi e il 46% dei messicani dice, infatti, di leggere una volta a settimana o più.
I giovani dei Paesi analizzati i cui genitori hanno dichiarato di leggere almeno una volta alla settimana sono a loro volta lettori più avidi. I figli di coloro che leggono assiduamente hanno letto tre libri in più a testa (17) durante il 2021 rispetto alla media di tutti i bambini e ragazzi coinvolti nel sondaggio (14). I ragazzi i cui genitori dicono di leggere meno di una volta al mese, invece, si attestano a loro volta su una media più bassa, con soli 8 libri letti nel corso dello scorso anno.
Tuttavia, negli altri Paesi europei l’approccio alla lettura è molto diverso. Ad esempio, in Francia, racconta Esposito Amato che è stata ricercatrice presso l’Université de la Sorbonne-Paris e la Bibliothèque Nationale de France, “code di centinaia di metri si formano davanti a centri culturali o librerie solo per un firma copie di autori neanche particolarmente conosciuti. E prima del Lockdown c’erano file di fronte ai negozi delle Librerie Fnac per fare provvista di libri. Mi è capitato, viaggiando, di trovarmi in contesti pubblici, come piscine d’albergo o centri termali. Molti stranieri, di diversa provenienza, avevano sempre il libro a portata di mano”.
E se leggere diventasse una moda?
Per invertire la tendenza in Italia, bisogna allora correre ai ripari: “E se leggere diventasse una moda, come farsi il ritocchino, avere il cellulare di ultima generazione, l’outfit di tendenza?”, lancia la provocazione la scrittrice che propone una ricetta utile per grandi e piccini: “coinvolgere influencer, personaggi dello spettacolo, del cinema e dello sport, e tutti i mezzi di comunicazione, anche la pubblicità”. E perché no, utilizzare anche la fantasia: “dall’organizzazione di aperitivi letterari e cene con l’autore fino a flash mob in spiaggia, sui treni, nelle sale d’attesa, in cui tutti hanno un libro tra le mani e lo leggono”.
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