Cosa è più efficace nell’orientare una scelta? Una proibizione evidente, un ordine o una “spintarella fornita in modo gentile” verso il risultato voluto? Quando allenavo i ragazzi della pallanuoto un grande orgoglio per loro era poter partecipare in modo attivo alle partite della prima squadra. Gli allenamenti erano in quattro giorni settimanali: due di questi, il martedì e il venerdì, erano i meno frequentati. Decidemmo allora che in quei due allenamenti sarebbero stati scelti i quattro “raccattapalle” della partita della prima squadra del sabato e le presenze così aumentarono. Notammo che il miglioramento della partecipazione dei ragazzi agli allenamenti normalmente meno frequentati crebbe molto di più con questo stratagemma che minacciando la non convocazione alla partita della domenica. Una spinta motivazionale, non così evidente, aveva motivato e coinvolto ad una maggior partecipazione molto di più che una minaccia o un ordine.
Era il 2017 l’anno in cui l’economista Richard H. Thaler vinse il Nobel per il contributo fornito all’economia comportamentale con la sua teoria dei nudge, definibile in italiano anche come “teoria della spintarella gentile”. Già nel 2008, insieme al professore di legge della Harvard Law School Cass R. Sunstein, avevano spiegato l’idea alla base del nudge secondo la quale si può riuscire a cambiare in una direzione prevedibile il modo di agire delle persone conducendole verso i comportamenti desiderati. L’idea è quella di spingere “con gentilezza” un individuo in direzione della scelta reputata “più opportuna” (per quella persona o per la società) evitando che opzioni differenti vengano esplicitamente escluse e senza far sentire nessuno limitato nella propria libertà.
Alcuni scienziati dell’Università di Cambridge hanno sfruttato proprio questa idea durante una ricerca volta a diminuire l’impatto ambientale derivante dalle tipologie di alimenti che venivano offerti nei bar e nelle mense dell’università stessa. Per motivare studenti e studentesse a ridurre il consumo di carne non è stato necessario ricorrere a comunicazioni particolari, incentivi economici o divieti e imposizioni, ma è bastato incrementare le opzioni vegane e vegetariane all’interno dei menu. La “spinta gentile” e apparentemente invisibile ha consentito di raggiungere i risultati sperati dagli studiosi.
La teoria di Thaler è frequentemente usata anche nel marketing e nella politica. E in questi due anni di pandemia ne abbiamo avuto alcuni esempi. Moltissimi Paesi sono ricorsi all’uso di “spinte gentili” per indurre, ad esempio, i cittadini nella direzione ritenuta migliore dalla scienza sanitaria mondiale. Per tutelare e lasciare la libertà di scelta alle persone, si è fatto ricorso a spiegazioni e interventi, piccoli o grandi che fossero, tesi a spronare tutti verso comportamenti che potessero essere virtuosi e agiti nell’interesse della comunità di appartenenza e globale.
La risposta della comunità è stata variegata: c’è chi ha assecondato la spinta credendo nella verità alla base delle proposte che venivano fatte sotto forma di “nudge” e chi ha combattuto schierandosi contro alle proposte sostenute dalla maggior parte delle comunità scientifiche.
Ad oggi, quindi, non si è arrivati ad un coinvolgimento complessivo della popolazione nella direzione indicata dai governi. Si potrebbe pensare che la teoria della “spintarella gentile” abbia fallito. Ma se non fosse la teoria del nudge ad aver fallito? Forse a fallire è stata la scelta di ricorrere a questo tipo di motivazione per ottenere un risultato che dovrebbe essere globale. Il nudge consente infatti di spronare alcune persone in una direzione, ma non è detto che influisca positivamente sull’intera popolazione a cui viene proposto.
Se riprendiamo ad esempio il caso delle mense di Cambridge, la scelta ha sì migliorato i risultati globali, ma non ha portato tutti ad una scelta vegetariana o ad annullare il consumo di carne. Forse allora la spintarella non può essere considerata come uno dei principali strumenti per motivare una popolazione molto ampia verso una scelta che deve essere totale e globale. Il nudge può essere d’aiuto, come nel caso degli allenamenti di cui parlavo, ma per arrivare ad una soluzione mondiale, probabilmente la posizione politica deve appoggiarsi a strategie differenti.
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