E chi se lo dimentica un anno così azzurro? Più grande del numero di aggettivi che, vittoria dopo vittoria, venivano appiccicati al 2021 dello sport italiano. Non è stato un anno di successi, ma semplicemente un poema epico perché fatto da uomini e donne come noi più che da eroi.
La Nazionale di Roberto Mancini ha elargito notti magiche a piene mani coronate da quell’abbraccio fra il ct e l’amico Gianluca Vialli, che dice molto di più di una coppa al cielo. È amicizia eterna, è il succo della vita, è essersi presi per mano per andare oltre il buio, da uomini prima che da sportivi. Come hanno fatto Gianmarco Tamberi e Mutaz Barshim: stesso infortunio al tendine, stessa fame di gloria, stessa misura nell’alto – 2,37m – nello Stadio di Tokyo. Stesso oro, condiviso perché condividere significa raddoppiare la vittoria.
Il Team Italia ai Giochi di Tokyo ha vinto 40 medaglie e 69 ai Giochi paralimpici. Siamo la storia dello sport: sono italiani gli uomini e le donne più veloci del mondo. Perché sono azzurre la staffetta 4×100 di Jacobs, Tortu, Desalu e Patta, con Filippo Tortu che confessa ancor oggi, dopo mesi, che prima di addormentarsi sente ancora l’urlo di Faustino Desalu dopo avergli passato il testimone, e le Italian girls dei 100 metri T63 che, sotto il diluvio di Tokyo, hanno scritto la storia.
Come dimenticare Matteo Berrettini in finale a Wimbledon o la vittoria di Sonny Colbrelli, eroico fantasma di fango sul traguardo della Parigi-Roubaix. Anche gli addii della Divina Federica Pellegrini e di Valentino Rossi sono trionfi azzurri, storie infinite oltre ogni età e ogni luogo comune.
L’Italvolley maschile e quella femminile si sono arrampicate sul tetto d’Europa, le Farfalle della ritmica e la ginnastica artistica sul tetto del mondo con l’oro di Nicola Bartolini nel corpo libero. E il record di successi di Federica Brignone e le vittorie di Sofia Goggia, una in fila all’altra come le ciliegie più dolci, già ci portano ai Giochi invernali di Pechino al via il 4 febbraio 2022.
Poteva essere un anno a ostacoli per lo sport. Il Covid che mordeva, gli stadi vuoti, l’impossibilità di confrontarsi con gli avversari prima dei grandi appuntamenti internazionali: l’Italia, come sempre, nelle grandi difficoltà, ha saputo dare il meglio. I ct hanno ricalibrato gli allenamenti, anche nei periodi del lockdown più duro gli sportivi si sono ingegnati con palestre di fortuna. L’arte di arrangiarsi assurta a preghiera quotidiana, a mantra per primeggiare.
Di questo 2021 resteranno medaglie, abbracci, cadute, fughe e vittorie, lacrime di gioia e terremoti del cuore. Ogni successo una storia, una vita da raccontare ma ne scegliamo due, iconiche di un anno irripetibile di sport e di una capacità di dribblare le difficoltà che tutti ci dovrebbe accomunare proprio per l’amore che abbiamo verso lo sport. Vanessa Ferrari ai Giochi di Tokyo ha vinto l’argento nel corpo libero. Era arrivata quarta a Londra, quarta a Rio, la maledizione olimpica aleggiava sui suoi volteggi e gli infortuni completavano l’opera lenta e indefessa di distruzione. La lezione di Vanessa resta per sempre, raccontatela come una storia della buonanotte ai vostri bimbi in questi giorni magici delle feste. Non ha mai mollato, neppure a 30 anni suonati, che per una ginnasta, sono quasi due vite, ha deciso di operarsi al tendine d’Achille per provare a tornare. E, dopo l’operazione, misurare tutto, il cibo, gli allenamenti, la forza dei salti, gli sforzi per quell’argento che è un inno alla vita e all’amore per lo sport.
Un’altra donna da Tokyo con il suo oro al collo ha parlato la lingua eterna della vita, prima ancora di quella dei trionfi. Ambra Sabatini, amputata nel 2019 dopo un incidente in motorino, ha vinto i 100 metri T63 e ha detto «Faccio con quello che ho». La sua medaglia impone a ognuno di noi di fare con quello che abbiamo, di lamentarci di meno e correre di più perché il mondo possa essere migliore. Anche a questo servono sport, fatica, competizione, qualche centimetro in più, qualche secondo in me. Perché l’insegnamento è di quella straordinaria atleta che è Jessica Long, siberiana, adottata da piccola da una famiglia americana di Baltimora e buttata in acqua a pochi mesi nonostante avesse subito l’amputazione di entrambe le gambe: «Non sarà facile ma sarà fantastico». E se lo dice lei con 26 medaglie paralimpiche al collo (di cui 15 d’oro) possiamo crederle.
Il 2021 azzurro come mai di podi e trionfi è la certezza che nulla è facile ma può diventare un sogno.
Buon 2022 a tutti, sportivi e non.
***
La newsletter di Alley Oop
Ogni venerdì mattina Alley Oop arriva nella tua casella mail con le novità, le storie e le notizie della settimana. Per iscrivervi cliccate qui.
Per scrivere alla redazione di Alley Oop l’indirizzo è: alleyoop@ilsole24ore.com