Perché Harvard ha eliminato i test di ingresso

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Anche Harvard non terrà conto dei punteggi dei test internazionali (SAT o ACT) per l’ammissione nei prossimi quattro anni privilegiando il potenziale dei ragazzi misurato con elaborati che i ragazzi possono produrre in fase di ammissione.

La decisione ha un forte valore simbolico perché già da molti anni è stato dimostrato come i test non sono predittivi delle performance future degli studenti e solo i ragazzi provenienti da famiglie ricche possono permettersi di prepararsi a questi test attraverso servizi a pagamento. L’università americana ha deciso quindi di dare l’opportunità a tutti i ragazzi, anche quelli provenienti da famiglie meno abbienti, premiando di più il talento che la preparazione ai test.

C’è anche un altro fattore: questi test sono costruiti su una base di cultura costruita e consolidata soprattutto in America e chi proviene da nazioni differenti risulta sempre penalizzato. I test sembrano essere discriminatori non solo da un punto di vista di background (economico e culturale) ma anche rispetto al genere e provenienza, come ha dimostrato l’Associazione FairTest, che da anni si batte contro questi criteri selettivi di ammissione.

Le ragazze, ad esempio, hanno una valutazione solitamente più bassa rispetto ai ragazzi nonostante le performance durante il college siano sempre migliori dei ragazzi. Questo accade perché è stato dimostrato che le ragazze non sono propense alle risposte multiple perché sono più inclini a risposte aperte oppure a scrivere dei testi. Nelle domande a risposta multipla, se fornisci una risposta sbagliata ricevi una diminuzione del punteggio, se salti la domanda e non rispondi, invece il punteggio non viene intaccato (vale zero). In quest’ottica conviene sempre rischiare e dare una risposta che può sembrare “probabilmente vera”. I ragazzi hanno più propensione a prendersi questo rischio, mentre le ragazze rispondono solo quando sono sicure che la risposta sia corretta. Anche il fattore tempo influisce negativamente sulle performance delle ragazze perché le ragazze sono più propense a leggere con attenzione il testo impiegando più tempo rispetto ai ragazzi.

Questo cambio di rotta è stato adottato durante la pandemia a seguito di un vero movimento che ha visto molte università americane interrompere l’utilizzo di questi test per avere un approccio più inclusivo e permettere al talento di tutti di emergere.

La percentuale di università che non richiedono i punteggi dei test è aumentata da circa il 45% prima della pandemia a quasi l’80% ora, secondo FairTest, ovvero 1.815 delle 2.330 scuole contate dall’organizzazione.

E in Italia?

In Italia fino al 1994 non vigeva alcun limite d’accesso, con l’eccezione di alcune università (ad esempio medicina). Ora la normativa contempla la possibilità per le singole istituzioni di adottare il numero chiuso adottando il criterio dei test. “Se nel resto del mondo i test vengono messi in discussione, in Italia sembrano essere ineluttabili a partire dalle elementari con i test Invalsi che fornisce un dato “oggettivo” all’insegnante per la valutazione dello studente”.

Aggiunta del 23/12/2021:

L’uso dei test invalsi come dato “oggettivo” da usare per la selezione e le graduatorie delle scuole a numero chiuso è stato paventanto fin dal 2008 in documenti del ministero dell’Istruzione (a firma D.Checchi, A.Ichino, G. Vittadini), in cui si legge ad esempio: “In prospettiva, qualora venisse liberalizzata la possibilità di introdurre numeri programmati nelle immatricolazioni ai corsi triennali gli stessi risultati dei test potrebbero essere utilizzati per determinare l’ammissione alle diverse sedi universitarie, come ad esempio accade in Inghilterra e Spagna, dove ogni ateneo stabilisce autonomamente il punteggio minimo necessario per l’ammissione“.

L’idea è stata proposta a più riprese anche da diversi esperti, tra cui ad esempio Roger Abramaval, che proponeva: “Eliminare i test di ingresso alle facoltà, utilizzando i test Invalsi. Una sperimentazione effettuata al Politecnico di Milano dimostra che è fattibile. Ci vogliono però esiti delle prove Invalsi della quarta superiore e non della quinta che arriverebbero troppo tardi per le iscrizioni all’università. Anche questo è fattibile perché già oggi un numero crescente di studenti ammessi al Politecnico di Milano e alla Bocconi sono stati selezionati con test preliminari in quarta superioreChi scrive sostiene da tempo che la «autovalutazione» non porta da nessuna parte; il numero di studenti di successo secondo test standard è invece un criterio obbiettivo per valutare la qualità di una scuola. Non solo, ma il previsto inserimento di Invalsi in inglese permette finalmente di valutare la qualità dell’insegnamento dell’inglese che in Italia ha una spaventosa variabilità (molti insegnanti di inglese non lo parlano affatto)”.

I test invalsi vengono tenuti in considerazione già oggi per le valutazioni, ad esempio, per il voto di licenza di terza, che viene preso in considerazione per l’ingresso in alcune scuole superiori. Per questo gli insegnanti fanno acquistare libri ad hoc per la preparazione agli invalsi.

Tornando a parlare dei test d’ingresso delle università, esiste già un’industria che produce libri o corsi per prepararsi. Investimento che, ovviamente, possono permettersi solo i ragazzi che hanno disponibilità economiche. Le ricerche citate in precedenza hanno una valenza internazionale quindi anche il sistema italiano è messo in discussione su questo punto e non manca il dibattito nel nostro Paese, proprio sulla validità di determinate selezioni.

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  • Diego |

    Poiché oggi il tema delle differenze di genere è molto sentito, quali sono le fonti che provano queste diversità sostanziali nell’approccio maschile o femminile ai test? Grazie

  • Francesca Devescovi |

    Ciao Gloria, grazie per il tuo contributo. Il grande limite di ogni test è che non valorizzano i “talenti diversi”.

  • giancarlo chiari |

    scrivo da da 26 anni, quasi ogni giorno, alle elementari negli anni 80/90 ho sperimentato l’impiego di test specifici (Giunti OS) sull’apprendimento della lettura in collaborazione con l’università di Padova, e nelle classi del Tempo Pieno ho seguito l’impiego del test Invalsi, assolutamente folli

  • gloria |

    Via i Test.Discriminatori per cultura , per genere e status sociale.Auspico che questa iniziativa ben presto verrà attuata anche in Italia basando la preparazione su elaborati che possono esprimere le potenzialità di ciascuno in base al proprio stile di comunicativo più appropriato e non solo verbale .
    Questa iniziativa pone le basi per evidenziare nuovi e più svariati talenti e di vari tipi di intelligenze che possono includere anche le “intelligenze minori” che comunque a proprio modo danno ricchezza e contributo

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