La casa metaforicamente rappresenta la famiglia, il luogo che racchiude la nostra storia, i ricordi, gli affetti, in cui “ogni oggetto è un simbolo ed una promessa di cose incredibili e di caffellatte in cucina”, parafrasando una canzone di Francesco Guccini.
Un giorno però arriva il momento di andare via e per molti ragazzi questo momento coincide con la scelta di frequentare l’università in una città lontano dalla propria famiglia. Chi l’ha fatto sa quanto il passaggio possa essere delicato, perché non si cambia solo città, amici e abitudini, ma si cambia anche status, si passa da studenti a ‘studenti fuori sede’. Una parola dalle mille sfaccettature che presuppone un grande investimento emotivo ed un impegno evolutivo importante. Una condizione di perenne ricerca tra il desiderio di emanciparsi dalla propria famiglia e l’incertezza verso un luogo sconosciuto. E se da una parte il desiderio di libertà è forte e dirompente, dall’altra lasciare il proprio ‘habitat naturale’ può dar vita ad un grande senso di insicurezza. Una condizione che pone le ragazze e i ragazzi in una continua altalena emotiva, tra il bisogno di trovare una propria autonomia e la paura di vivere lontani da un contesto familiare e sicuro.
La ricerca della casa, cosa è cambiato con la pandemia?
L’altalena emotiva tra questi due poli accomuna molti dei giovani che hanno deciso di frequentare l’università lontano da casa. E proprio la ricerca di una nuova casa, è tra le maggiori fonti di stress e frustrazione che vive uno studente fuori sede. Soprattutto se la scelta è rivolta verso grandi poli universitari, dove i prezzi delle stanze sono tutto tranne che accessibili, ed il budget dello studente, come avviene nella maggior parte dei casi, è piuttosto limitato.
Inoltre, se fino a qualche tempo fa trovare una stanza in affitto era un’impresa più facile ed economicamente non troppo dispendiosa, oggi non è più così. Nei mesi scorsi infatti, complice l’effetto della pandemia che aveva ridotto all’osso la domanda a causa dell’esodo degli studenti dai centri universitari alle case di origine, l’offerta era nettamente superiore alla richiesta. Quindi i proprietari degli immobili rimasti vuoti si sono visti costretti ad affittarli, non più frazionati, a intere famiglie. Ma non appena sono riprese le lezioni in presenza, il numero di appartamenti disponibili era drasticamente diminuito rispetto agli anni precedenti, o non collimava con i criteri di scelta degli stessi studenti.
Con il ritorno in aula, le città a vocazione universitaria hanno ripreso la fisionomia che avevano in epoca pre-pandemia. Eppure, l’effetto della crisi sanitaria, ha cambiato drasticamente sia l’offerta sia il tipo di domanda. Tant’è che oggi trovare una sistemazione per gli studenti universitari, che siano della Capitale o di altri capoluoghi come Milano, Bologna, Padova e Venezia, è diventata un’impresa quasi impossibile.
Uno studente su due non trova la stanza in affitto
Secondo la fotografia che emerge dal sondaggio effettuato su oltre 10.000 mila studenti di 28 città italiane, realizzato in un arco temporale di 3 mesi dall’osservatorio ‘Stanza Semplice’ (società che si occupa del recupero e rimessa in funzione di immobili da destinare agli studenti fuori sede) 1 studente universitario fuori sede su 2 (41% del campione intervistato) non trova una stanza in affitto ed 1 su 3 (29%), ha paura del Covid e ricerca esclusivamente una camera singola con bagno privato.
Dal sondaggio è inoltre emerso che il 15% degli studenti fuori sede vuole spendere nei limiti del proprio budget senza lasciarsi strozzare dall’aumento dei prezzi, il 10% ricerca una sistemazione in una posizione strategica rispetto alla sede universitario o i mezzi pubblici mentre il restante 5% desidera una camera arredata in modo dignitoso. Ma più la stanza è vicina, più alto è il prezzo. Si è registrato un aumento dei prezzi, in tutte le città universitarie, dal 6% con picchi del 12% nelle città più importanti come Milano, Roma, Firenze, Bologna, Venezia, Padova. Questo succede perché solamente il 3% dell’offerta è in mano a strutture organizzate che svolgono questa attività in maniera strutturata e professionale, mentre il restante 97% prova a soddisfare una domanda in costante crescita, senza avere adeguati strumenti organizzativi.
D’altro canto, gli studenti non sono più disposti ad accontentarsi, chiedono comfort, appartamenti nuovi e non sono più tanto inclini a trascurare l’arredamento, accontentandosi degli arredi della nonna. Vivere in un appartamento e in una stanza bella, confortevole e dignitosa, è un elemento sempre più sentito.
Secondo Francesco Zeni, fondatore di ‘Stanza Semplice’, gli ultimi due anni hanno segnato un’importante accelerazione rispetto a quelli che erano i segnali in atto, quindi “nessuna sorpresa, se non una conferma della tendenza dell’ultimo decennio”. Zeni ha illustrato i principali fattori che influenzano le scelte nella ricerca della stanza. In primis “la location, ovvero dove è situato l’appartamento. Molto ambiti i centri storici, dove vi è la possibilità di frequentare la ‘movida universitaria’. Ricordiamoci sempre – ha detto – che l’aspetto accademico è solo un tassello, seppur importante, di quella che è considerata l’esperienza di vita universitaria, in tutti i suoi aspetti. Molto apprezzate anche le location nelle immediate vicinanze dei poli universitari”.
Poi appartamenti ben ristrutturati, arredati a nuovo e con stanze singole. “Il mercato delle stanze doppie e triple è ormai morto – ha riferito Zeni – la totalità degli studenti (anche quelli meno abbienti, che ricordiamolo sono spesso supportati dai genitori) ambiscono a una stanza singola, vuoi per una questione igienico-sanitaria, vuoi di privacy. Inoltre, gli appartamenti più apprezzati sono belli, arredati ad hoc per lo studente con una chiara identità. Per capirci, il modello caserma/camerata è l’antitesi di quello che i nostri studenti vanno ricercando”. Anche il contratto ha un ruolo importante nei fattori di scelta: contratto individuale, ‘all inclusive’ comprese le manutenzioni. “Gli studenti universitari, compresi gli Erasmus, apprezzano enormemente la formula ‘all inclusive’. Sanno quanto spendono e non devono intestarsi le utenze con il rischio di brutte sorprese”, ha spiegato l’esperto. Inoltre, “rispondono esclusivamente per la propria stanza, con un contratto individuale molto snello e trasparente. I contratti di solidarietà, molto spesso co-intestati, allontanano sempre di più i ragazzi, che invece apprezzano un servizio dedicato omni comprensivo e personalizzato”.
La pandemia ha quindi accelerato alcuni comportamenti già in atto facendo emergere nuove esigenze sia di carattere fisico che emotivo. Secondo Zeni “quello che doveva accadere nei prossimi 4/5 anni, è già avvenuto. I ragazzi sono ora molto attenti all’igiene negli appartamenti. Ecco quindi che prediligono di gran lunga soluzioni nuove, laddove viene talvolta offerta nel canone mensile la sanificazione degli spazi in comune. Continua a esserci la tendenza a voler vivere in appartamenti condivisi, misti, anche molto grandi, purché vi siano sufficienti servizi igienici e ampi spazi per cucinare e scambiare quattro chiacchere”.
Appartamenti pensati per gli studenti dove vivere, studiare e socializzare
Occorre quindi mettere in campo politiche adeguate e adottare gli strumenti necessari per aiutare i giovani che vivono lontano da casa a superare i disagi e il comune senso di ‘non appartenenza’ aggravato il più delle volte dal fatto di abitare in una casa poco accogliente, scomoda, magari anche fatiscente, con affitti che nelle grandi città raggiungono cifre esorbitanti. “Purtroppo il 97% del mercato – ha osservato Zeni – è ancora ad oggi in mano a piccoli proprietari che dispongono di 1-2 appartamenti che mettono a disposizione di studenti universitari. Vista la grande domanda hanno capito che si riesce facilmente ad affittare anche soluzioni al limite della vivibilità, in condizioni igieniche e di sicurezza al limite della legalità. Questo porta i ragazzi a vedere la casa come un mero punto di appoggio, o al massimo un ritrovo per fare qualche festa tra amici. Tutto questo con dei prezzi molto elevati e poco chiari”. Secondo l’esperto, quindi, “è arrivato il momento di pensare ad un nuovo concept, dedicato esclusivamente allo studente universitario: appartamenti dedicati, completamente ristrutturati e pensati per gli studenti. Un luogo dove poter socializzare, studiare e vivere la quotidianità all’interno di un contesto gradevole e pulito”.
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