Cambio vita: da autrice televisiva a formatrice e artista: il cambio vita di Tiziana Argeri

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Un giorno Tiziana Argeri chiude gli occhi, e cambia vita. Nata a Santo Spirito, una città di mare in provincia di Bari il 20 febbraio 1975, a vent’anni si è trasferita a Milano. Da giornalista, autrice televisiva per dieci anni in Mediaset, nel 2006 molla tutto e inizia a studiare ceramica Raku, avviando contemporaneamente un percorso in psicologia (si iscrive a “Scienze della formazione nelle organizzazioni con indirizzo psicologico) e coaching a Verona, dove ora risiede.

“Pur non essendo laureata – racconta ad Alley Oop – all’ epoca avevo dimostrato di saper realizzare rubriche e speciali. Scrivevo, utilizzavo la telecamera, facevo interviste, poi ho imparato anche il montaggio video. Sono cresciuta professionalmente in redazione”. Tiziana Argeri ha iniziato a lavorare come autrice nella redazione del programma “Beauty-Case”, magazine quotidiano dedicato interamente alle donne, fino al praticantato giornalistico.

“Ho sempre viaggiato con un quaderno, matita e una telecamera – descrive – La mia curiosità mi portava a conoscere, raccontare, e contemporaneamente seguire corsi sul benessere, sulla crescita personale. Ero felice, la mia vita era ricca di conoscenze. La mia gavetta è stata lunga, ho lavorato con contratti a tempo per dieci anni, ma sentivo di aver concretizzato il mio sogno di bambina, perché facevo quello che mi piaceva”.

Quando è rimasta incinta ha partorito a Verona. “Il parto è stato difficile – confida – ll padre viveva lì, e mi ha chiesto di rimanere, perché mio figlio aveva problemi di salute, bisogno di cure e tranquillità. Non sono più tornata a Milano. Ho convogliato le mie energie nel comprendere quale passo poteva risolvere la sofferenza di mio figlio. Nel 2008 sono andata in giro con il mio CV, ma ho trovato tante porte chiuse, ed era come se tutto quello che avevo fatto precedentemente non valesse”.

Il suo primo incarico di lavoro fu con il Mercato Equo e solidale di Verona, un progetto di alternanza scuola e lavoro, nel quale ha accompagnato alcune classi di quarta superiore di un istituto grafico nella realizzazione di contenuti. “Lavorare con i ragazzi fu un’esperienza intensa e ricca – spiega Tiziana Argeri ad Alley Oop – Avevo trasformato il gruppo in una redazione. Nel 2009 è arrivato il secondogenito. Anche lui ha avuto problemi di salute. Contemporaneamente ho cominciato a lavorare nel settore dell’’orientamento scolastico e professionale con il Cosp. Inizialmente il mio ruolo era di informare gli studenti, presentare i percorsi di formazione che offriva il territorio, le opportunità, come poter fare scelte consapevoli con un approccio giornalistico di indagine. Mentre lavoravo in aula capivo quanto era importante che l’orientamento cominciasse da un percorso di consapevolezza del sé: chi erano i giovani, cosa stavano vivendo, quale complesso e critico periodo era l’adolescenza, come funzionava il loro sistema e quale strada poteva contribuire ad ampliare conoscenze teoriche e pratiche, spendibili poi nel mondo del lavoro”.

A Verona Tiziana Argeri aveva frequentato “I Filo di Arianna”, uno storico gruppo di donne che rifletteva su tematiche sociali, di relazione, sul processo di emancipazione femminile. Ha poi iniziato a coltivare la sua passione per la ceramica Raku, che ora si sta rivelando la sua principale occupazione. È un’antica tecnica giapponese di creazione e cottura dell’argilla: raku significa “gioia di vivere in relax e comodità”, porta in sé un senso di equilibrio e resilienza. Ha esposto in diverse mostre, e il prossimo 18 dicembre presenterà alcune opere intitolate “Radici di femminilità” nell’ambito dell’evento “Verona Magica”. Si tratta di donne ritratte in aspetti sofferenti, che si aprono verso una liberazione totale: esprimono concetti di trasformazione, creazione e maternità. Sono sculture rappresentate spesso senza il volto, non hanno braccia ma ali di farfalla, suscitano sensazioni che si provano verso la gravidanza. Esprimono un concetto radicato nel matriarcato.

statua“La donna – racconta Tiziana Argeri – cresce e si ramifica, e se vive delle situazioni che la mettono in difficoltà, perde il contatto con le radici sotterranee. Penso alla gestione della casa, dei figli, tra separati, traumi che spesso distaccano dalla terraManipolare l’argilla significa riconnettermi all’abbondanza, alla ricchezza, alla potenza creativa, alla sacralità della donna, così come madre terra, madre natura. Penso alle comunità matriarcali anche nei ritrovamenti archeologici. Non c’è nessun segno di guerra. La donna non è guerrafondaia, pensa a fare stare bene il gruppo, ed è un concetto da esprimere nella società. La nostra natura non è quella di subire, ma mantenere, accudire, è la nostra storia”.

La compassione verso la condizione di tante donne, segnate dalle cicatrici proprie e della stessa Tiziana Argeri, si sono trasformate in sculture emotive, che esprimono un vissuto intenso. “Voglio incontrare e accompagnare le donne a togliere quel velo nero che cinge il volto anche in Occidente, quei volti di donne che hanno vissuto il sopruso, la svalutazione, la discriminazione, la violenza: è una missione e una cura per la sofferenza e la rabbia”.

Oggi oltre a esprimere il suo vissuto con l’arte, Tiziana fa il “coach”, e accompagna adulti e adolescenti in percorsi di crescita personale e professionale. Ha scritto un libro, che si intitola “Generazione ZCG. Il pandemonio della nuova generazione”, pubblicato su Amazon, in cui racconta un pezzo della sua esperienza con gli adolescenti durante il lockdown.

“Erano studenti che avevo già seguito negli anni precedenti – afferma – e ho accompagnato nel trascorrere quel periodo complesso. La nuova generazione ha un grande potenziale, sono cresciuti con una porta aperta sul mondo, ma vanno accompagnati a usare la tecnologia e a dedicare il giusto tempo a ogni cosa. È necessario che imparino anche a rallentare quando è necessario. Hanno bisogno di scoprire dove nasce il proprio desiderio e di esempi che possano testimoniare che la vita può avere un senso. Hanno bisogno di una scuola strutturata e umanamente preparata, e di sperare nel futuro anche perché le previsioni sono catastrofiche e loro lo sanno. Per questo ci vogliono adulti coerenti, consapevoli e in ascolto”.

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