Influencer che si raccontano: tre libri per rivendicare il diritto a ispirare

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Dove la fama o l’essere semplicemente un “personaggio pubblico” non basta, arriva in soccorso un modo per dialogare a tu per tu con le paure di chi sta dall’altra parte: i libri. È quello che hanno fatto Giulia Accardi, Camilla Boniardi e Julia Elle. Tre narrazioni distinte, accomunate dalla fama mediatica. Sfondare la quarta parete impallidisce di fronte a una scorciatoia intima che arriva dritta al cuore, e che funziona solo ed esclusivamente quando gli ingredienti sono genuini. Essere influencer non è sufficiente, e non è nemmeno una definizione esaustiva. Lo stesso Treccani lo definisce come la capacità di influenzare i comportamenti e le scelte di un determinato gruppo di utenti (nel bene e nel male).

La buona notizia è che esistono donne determinate a ispirare, raccontare quali ossessioni abbiano lacerato il proprio corpo, quali sogni abbiano reso pericolose le loro ambizioni, quali problemi culturali abbiano creato lacune incolmabili partendo proprio dalle pareti casalinghe. Tema sempre caldo: in Italia i Dca (Disturbi del Comportamento Alimentare) riguardano più di tre milioni di persone, di cui il 95,9% donne. Insieme ad anoressia e bulimia, le testimonianze delle fitness model influencer hanno portato alla luce altri fenomeni come il binge eating. Fino a quando non lo vedi su Instagram, il problema non esiste.

Le donne sono esposte, più degli uomini, alla gara del miglioramento, a un obbligo quasi nauseante di fare parodie su loro stesse. Essere magre, essere single, essere madri o non esserlo. La moda delle foto “Instagram vs. Real Life” è l’ennesima dimostrazione di ambiguità, indorata da un’impeccabile ironia. Una perenne giustificazione con tanto di caption, così tutte potranno commentare. Ma davvero tutte potranno sentirsi comprese? Un luogo dove i like non contano esiste, e si trova nelle parole incise nere su bianco, dove la pagina stampata sa parlare altrettanto efficacemente di inclusione e amore. No filter.

Giulia Accardi porta a testa alta lo stendardo del suo progetto #perfectlyimperfect fondato del 2017. Parole chiave: inclusività, valorizzazione delle differenziazioni culturali, no bullismo, no razzismo, no sessismo. Ambizioso ma onesto, frutto di un passato che non traspare dalle foto glam e felici sul suo profilo pubblico. Quello che è accaduto prima, Giulia lo ha racchiuso nel suo libro “Il Potere dell’imperfezione” (HarperCollins): una biografia essenziale nuda e cruda, arricchita da consigli su alimentazione, benessere ed empowerment. Racconta i suoi primi e inconsapevoli approcci al concetto di body shaming, spettatrice sin da bambina di una farsa culturale che l’avrebbe portata all’ossessione. Essere magra come simbolo di perfezione, ovvero l’unico modo per farsi amare davvero.

Senza abbandonare lo spirito energico e ottimista che anima la sua penna, va a fondo dei suoi errori con facilità, racconta dei suoi ricoveri in ospedale e delle trappole nel mondo della moda. E sì, anche di uomini, perché i mostri esistono pure fuori dagli armadi, e parlarne è l’unico modo per combattere l’etichetta impropria del vittimismo. Una ragazza piena di sogni può arrivare a pesare 90 chili, poi tanti di meno, fino a distruggere il proprio corpo. Con il coraggio di chi semplicemente si è messa a nudo senza pretendere medaglie, Giulia ci dice che “l’amore, quello vero, è una carezza dell’anima che non ti abbandona mai”.

Dal web alla carta stampata, “Per tutto il resto dei miei sbagli” (Mondadori) è il primo romanzo della content creator Camilla Boniardi, una ragazza dalle 200k visualizzazioni e un milione di follower su Instagram. Camilla parla di sé con un’autoironia che da anni conquista il web. Più che una storia, il suo libro sembra un monologo, specchio del suo talento mediatico e di un’autoanalisi costante. Marta è il suo alter ego narrativo, laureanda di venticinque anni in giurisprudenza, amante della musica, che cura gli animi e fertile di cambiamento. “Far parte di qualcosa, per quanto lontano dal mio sentire, mi sembrava comunque meglio di non appartenere a niente”. 

La storia che sceglie di raccontare Camilla è caratterizzata dalla difficoltà di accettarsi, un topic quanto letterario quanto social. Dal modo di parlare, al modo di vestire, l’unica risoluzione all’inadeguatezza di Marta è la storia d’amore con Leandro, un musicista romantico e sincero. Tra ricordi d’infanzia e scambi epistolari dal sapore vintage, per Camilla l’amore sembra la danza che fa da collante alle proprie incertezze, dandole un senso e uno scopo.

Disperatamente mamma. È il nickname fortunato di Julia Elle, il volto della webserie omonima che ha fatto innamorare davvero tutti, anche le non mamme. Al suo quinto libro, “Le parole che vorrei saperti dire” (Mondadori), Julia fa una pausa dalle precedenti pubblicazioni dal genere psicologico/autobiografico. Lontana da Facebook, propone un piccolo vademecum illustrato su cosa dire ai propri figli per farli sentire amati. Un brevissimo manuale che mette nero su bianco il potere del perdono, la vicinanza necessaria di un genitore, la dolcezza dell’amore incondizionato. Da leggere ad alta voce, magari più di una volta, come una favola prima di andare a dormire. Ottimo per cacciare gli incubi e dare valore a una semplicità troppe volte data per scontata.

Titolo: “Il potere dell’imperfezione”
Autrice: Giulia Accardi
Editore: HarperCollins
Prezzo: € 16,90

Titolo: “Per tutto il resto dei miei sbagli”
Autrice: Camilla Boniardi
Editore: Mondadori
Prezzo: € 18,00

Titolo: “Le parole che vorrei saperti dire”
Autrice: Julia Elle
Editore: Mondadori
Prezzo: € 15,90

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