Re/sister, a Parma il festival femminista

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Un fitto programma di incontri, spettacoli, musica, mostre e momenti di condivisione con importanti ospiti come Michela Murgia, Vera Gheno, Giulia Blasi, Giulia Zollino, Lorenzo Gasparrini, Giorgia Serughetti. Le “parole difficili” come Shecession, Gender Gap, Sex Work, Femonazionalismo – legate ad argomenti complessi e attuali che spesso rischiano di essere divisivi – saranno Il filo conduttore del festival. Un’occasione per ascoltare una pluralità di voci, opinioni ed esperienze di chi si occupa di temi di genere in diversi ambiti: lavoro, linguaggio, violenza, transfemminismo.

La Casa delle donne di Parma – che organizza il Festival insieme al Comune di Parma il 17-18-19 settembre – crede fermamente che ci sia bisogno di femminismo nelle relazioni, per dare dignità alle differenze, per abbattere gerarchie e dinamiche di forza. Nell’incontro di apertura del festival Feminology. Perché il femminismo ci fa bene, Giulia Blasi, Michela Murgia e Lorenzo Gasparrini esporranno i loro punti di vista su come il femminismo sia in grado di rendere le persone più libere e autentiche.

C’è bisogno di femminismo nel mondo del lavoro: smart working, a domicilio, a cottimo, finto autonomo, con contratti a termine, sono le odiose forme di sfruttamento del lavoro femminile, insidiato da ricattabilità e licenziabilità. Ne parleranno Marcella Corsi e Nadia Toffanin nell’incontro Shecession. Lavoro tra precarietà e cura.

Il Neutro è Maschio. Per una critica del linguaggio sarà l’occasione per approfondire con Vera Gheno e Graziella Priulla il tema del linguaggio univoco e stereotipato che esclude e trascura la parte femminile e quella delle minoranze.

Anche il modo nocivo di narrare la violenza di genere da parte dei media (con vittime, orchi, bravi ragazzi colti da raptus improvvisi) può essere ribaltato parlando di percorsi di fuoriuscita, di costruzioni di autonomia e di empowerment, realizzati anche attraverso il sostegno di realtà collettive. Nell’incontro Oltre la violenza, Nicoletta Cosentino, Barbara Tarantino e Lella Palladino, ideatrici di progetti di imprenditoria sociale, dimostreranno come la forza singola e collettiva delle donne possa essere più potente della violenza. Si discuterà sulla strumentalizzazione dei temi femministi da parte di partiti nazionalisti nell’ambito di campagne contro i migranti, durante l’incontro: Il razzismo nel nome delle Donne con Marta Panighel e Marisa Iannucci.

Di femminismo intersezionale, antirazzista e decoloniale si parlerà durante l’incontro Attivismo e migrazione: per un femminismo antirazzista e decoloniale con le ricercatrici e attiviste Marie Moise, Mackda Ghebremariam Tesfau, Rahel Sereke.

Il tema dell’identità di genere, divenuto negli ultimi mesi un argomento caldo nei dibattiti sul Ddl Zan, sarà affrontato nell’incontro Liberǝ Tuttǝ – con Ethan Bonani, Antonia Caruso, Majid Capovani – in cui si parlerà di ricerca identitaria, soggettività fluide, queer e trans.

Il lavoro sessuale è da molto tempo al centro del dibattito femminista. Nell’incontro Sex Work is Work? Emanuela Abbattecola, Tina Marinari e Giulia Zollinoi parleranno dello stigma sociale legato a queste storie di vita e di cosa racchiuda il termine-ombrello sex work.

Re/sister! darà spazio anche a produzioni e creazioni culturali e artistiche, infatti il programma prevede otto concerti di musica live di vari generi, dal reggae al coro polifonico, fino alle melodie folk. Sette spettacoli teatrali con reading e perfomance su tematiche femminili. Due serate del festival ospiteranno anche proiezioni: Butterflies in Berlin. Diary of a soul split in two un film di animazione sull’identità di genere durante gli anni della dittatura nazista e Lunàdigas un documentario sulla scelta della non maternità, entrambe seguite da momenti di dibattito con le registe. Sotto la tettoia Liberty del Parco verranno allestite due mostre con disegni e installazioni, una del collettivo Cheap e una del fumettista Fogliazza; sugli autobus della città saranno esposti invece sette manifesti, una campagna di public gender history del Centro studi movimenti che ripercorre le battaglie e le conquiste sociali e politiche delle donne nella seconda metà del Novecento.

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  • gloria |

    Con tutto il rispetto per le femministe non ritengo che l’inclusione e la parità di gnere debba avere forme estreme.La cosiddetta rivoluzione deve partire dal basso e a più liveeli Naturalmente gran parte occupa l’educazione alla diversità e al rispetto fra i diversi ruoli.Certamente la lotta sarà più dura nelle zone dovo sono radicati stereotipi di genere ma anche là qualcosa sta cambiando.L’estremismo non è mai la forma migliore di cambiamento e di innovazione , la lotta alla diseguaglianza di genere si fa insieme ,.uomo e donna.

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