“Non è facile diventare un mostro. Non è divertente scivolare via dalla condizione di essere umano per entrare in quella di donna.”
Sirene, vampire, assassine, seduttrici, esseri zoomorfi, madri malvagie, mogli ingannatrici, fate demoniache e questo elenco potrebbe andare avanti a lungo. Non solo streghe, dunque: osservando anche superficialmente le culture e le narrazioni che compongono il mosaico umano, troviamo moltissimi simbolismi terrificanti che accompagnano la donna e la radice femminile. Anche fuori dal mito, l’eccentricità femminile è stata percepita come una menomazione, un discostamento dalla norma, persino da grandi menti come Aristotele, Tommaso d’Aquino, Freud. Ma se davvero c’è una norma, qual è?
Jude Ellison Sady Doyle, giornalista e attivista, parte da questa domanda, a cui risponde con un libro che non è soltanto un saggio femminista: è un campionario di crimini, un bestiario antropologico, un incontenibile strumento di consapevolezza che non può essere raccolto in una recensione. Tante e varie sono le angolazioni da cui Doyle seziona e decostruisce i ruoli che una donna può ricoprire all’interno del patriarcato, figlia, moglie, madre, e i meccanismi di violenza attuati per tenerla inchiodata a questi ruoli.
“Gatte morte e madri cattive”, così sarebbe suonato il titolo in italiano di questo saggio pop, che Tlon sceglie di presentare con una scelta editoriale inequivocabile: “Il mostruoso femminile. Il patriarcato e la paura delle donne”, tradotto brillantemente da Laura Fantoni e con la copertina capolavoro illustrata da Caterina Ferrante. Un libro che risponde a molte domande inespresse e dà voce a disagi e intuizioni che difficilmente le donne riescono a portare a consapevolezza nel corso di vite continuamente plasmate e poste nei ranghi di ruoli e identità preconfezionate.
Dai miti antichi alla cronaca nera, dalla moglie troppo indipendente uccisa dal marito perché convinto che fosse stata sostituita da una fata malvagia, alla donna accusata di aver cresciuto un serial killer con una pirotecnica traslazione della colpa, Doyle compie un assemblaggio di aberrazioni in cui la costante della mostruosità sembra avere sempre a che fare con la sessualità e la differenza rispetto alla norma costituita dall’uomo. Lo spiega benissimo in queste righe: “La premessa alla base di ogni sessismo è che gli uomini hanno un corpo e un’anima perfetti. Be’, s’intende gli uomini bianchi cisgender senza disabilità, e che non hanno mai fatto sesso con altri uomini. […] L’umanità è definita dagli uomini, perciò le donne, che non sono uomini, non sono umane”.
In quest’orizzonte diventa evidente come tutto ciò che si discosti da questa presunta norma divenga oggetto non solo di discriminazione, ma, in quanto mostruoso, legittimamente perseguitabile e annientabile. Così, in tempi di dibattito parlamentare su un tema delicato e complesso come l’identità di genere, il parallelo tra discriminazioni nasce spontaneo. Ed è infatti proprio Doyle a dedicare due paragrafi alla realtà transgender: “Oggi c’è un altro gruppo di donne marginalizzate che subisce più di altri le nostre paure e su cui grava il peso delle nostre idee su femminilità ingannevole e killer mutaforma. Le donne transgender sono sempre esistite, ma di rado nella letteratura sono state altro che mostri”.
Sarebbe un buon momento, questo, per interrogarsi seriamente, fuori dai confini giuridici, sulla relazione complessa tra sesso e genere, percorrere i binari delle discriminazioni, anziché porle gerarchicamente su una piramide o erroneamente in una linea temporale. Serve conoscere la storia del genere, dell’identità di genere, della fluidità di genere, per fare scoperte che ci insegnano quanto poco sappiamo della nostra stessa storia. “Il genere è fluido?” è un libro pop e divulgativo, ma per niente semplicistico, che viene in soccorso a chi desidera scendere in profondità su questi temi. Di Sally Hines, tradotta da Martina Rinaldi per Nutrimenti, sfrutta il potenziale del visuale per veicolare concetti che attraversano la storia, la sociologia, l’antropologia, la psicologia, l’arte e la letteratura.
Per fare un esempio, sotto a un’immagine di George W. Bush che passeggia tenendo per mano il principe ereditario Abdullah, secondo un’usanza saudita, leggiamo: “Nonostante le differenze culturali e storiche nei ruoli di genere maschile e femminile, oggi le aspettative sociali per uomini e donne continuano a strutturare le disuguaglianze”. E ancora non ci siamo addentrati nei meandri concettuali, che l’autrice, professoressa associata di Sociologia e studi di genere all’Università di Leeds, attraversa con la capacità sintetica della competenza, dipanando la confusione tra sesso, genere, identità di genere, orientamento sessuale, espressione di genere.
Dato, dunque, che il significato attribuito al genere e ai generi cambia in base al periodo storico e al luogo in cui viviamo, la grande domanda che sorge è naturalmente questa: e se il sesso e il genere non fossero sistemi binari? Se fossero spettri di possibilità? In un sistema binario che tradizionalmente ha visto la supremazia di un genere sull’altro, si potrebbe pensare che dall’abbattimento del binarismo forse proprio il genere discriminato potrebbe trarre beneficio, uscendo dalle gabbie della mostruosità fuori norma cui è relegato, per trovare finalmente una libertà di espressione e autodeterminazione. Porpora Marcasciano, presidente del Movimento Identità Trans, attivista e riferimento intellettuale del movimento, in una recente intervista ha dichiarato: “Dare a noi non significa togliere ad altri, significa dare a noi e a una società più bella”.
Si può essere d’accordo oppure no, ma a questo punto del ragionamento bisogna sollevare una questione: l’esperienza. Le opinioni, senza esperienza, possono essere pericolose. Il rischio è di non riconoscere i propri privilegi sventolando la bandiera della discriminazione e perpetuando un sistema di potere a svantaggio di altri, dei quali non siamo in grado di comprendere l’esperienza. Non basta avere tanti amici gender fluid per esprimere un’opinione a riguardo. Dovremmo quantomeno entrare nelle loro vite, esperire la loro quotidianità, scoprire le angherie burocratiche e la difficoltà di mettersi in coda in un ufficio pubblico che divide le file in maschi e femmine.
Ma anche allora non è detto che capiremmo queste vite, finché resteranno “le loro vite”. Ogni vita è una persona, una storia da raccontare. Le categorie sono utili per riconoscersi, ma le storie restano il mezzo più efficace per comprendere, nel senso etimologico, prendere con sé. “Queerfobia” è un’antologia di racconti, poesie, illustrazioni, testimonianze, interviste che mostra l’odio quotidiano, le piccole paure e il grande orrore dell’omobitransfobia. Un progetto editoriale di D Editore a cura di Giorgio Gribaudo e Gianluca Polastri, di cui parte del ricavato delle vendite sarà devoluta ad “Accogliamoci”, iniziativa promossa da Arcigay Torino e rivolta alle persone richiedenti asilo e migranti (ma non solo) vittime di queerfobia.
Una delle autrici, Gabriella Romano, scrive nel racconto “Caro Mejdi Karim”: “…migliaia di piccoli incidenti che presi uno per uno sembrano insignificanti, ma che, sommati, hanno invece un peso schiacciante. Il vicino di casa che commenta al telefono che ti trova strana (‘sta povera disgraziata non ha un uomo, non si sa perché’), il pizzaiolo all’angolo che ti racconta di aver servito la pizza cruda a un gruppo di trans per evitare che tornassero a mangiare da lui (‘il mio è un locale rispettabile’), il commerciante che commenta sulla cliente che aveva un marito e ora vive con una donna (‘dice che è bisessuale: ai miei tempi quelle come lei si chiamavano mignotte’). Questa miriade di episodi a prima vista irrisori, sono la vita di tutti i giorni, la colonna sonora che fa da sfondo alle nostre esistenze”.
Dove finisce l’opinione e dove comincia l’istigazione all’odio? I confini sono molto meno netti di quello che ci raccontiamo, e se il livello giuridico è difficile da disegnare è anche perché la cultura è intrisa di eteronormatività. Non è mai troppo presto per cominciare ad agire su questo livello culturale, e senza far attivare le sirene dell’allarme gender nelle scuole, volgiamo lo sguardo verso una collana per ragazzi raffinata e colta come Jeunesse Ottopiù della casa editrice RueBallu. L’ultima pubblicazione è dedicata a Saffo, la poetessa macchiettizzata nell’aggettivo orgiastico e ammiccante che poco ha a che vedere con la delicatezza della sua esistenza. “Io sono la mela” è la sua storia raccontata da Beatrice Masini, e splendidamente illustrata da Pia Valentinis.
Il pregio di questa collana è di scavare nella storia per fare dono ai ragazzi di biografie per nulla scontate e vite estremamente complesse, dipinte con delicatezza, meraviglia e gratitudine. Masini nel raccontare la storia di Saffo ce ne restituisce la poesia, i turbamenti e i disagi, ma anche la vitalità libera e vibrante, che l’ha resa simbolo dell’amore libero tra donne. “In verità – scrive Masini – Saffo ha scritto d’amore senza fare distinzioni: per le sue ragazze, per i ragazzi, per gli uomini, per la figlia, per la vita. Amore e basta. L’amore è sempre e basta”.
Una forma di amore vitale che esonda dai confini del genere, non solo come desiderio sessuale, ma come forza istintiva che fatica a stare chiusa in ruoli e gabbie, un potere sì femminile e specifico, che disintegra le narrazioni costruite per contenerlo o celarlo, portandosi alla luce. Il cerchio si chiude per tornare a Doyle e a quel mostruoso femminile che tanto fa paura alla norma patriarcale: “Alla radice di tutte le teorie riguardo la natura maligna delle donne risiede una primordiale forza matriarcale, vasta, oscura e antica come l’oceano. […] La mostruosità femminile fa paura perché può davvero mettere fine al mondo, o almeno a quello in cui viviamo”.
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Titolo: “Il mostruoso femminile”
Autrice: Jude Ellison Sady Doyle
Traduttrice: Laura Fantoni
Editore: Tlon, 2021
Prezzo: 18€
Titolo: “Il genere è fluido?”
Autori: Sally Hines
Traduttrice: Martina Rinaldi
Editore: Nutrimenti, 2021
Prezzo: 15€
Titolo: “Queerfobia”
AA VV, a cura di Giorgio Ghibaudo, Gianluca Polastri
Editore: D Editore, 2021
Prezzo: 19,90€
Titolo: “Io sono la mela”
Autrice: Beatrice Masini
Illustrazioni: Pia Valentinis
Editore: RueBallu, 2021
Prezzo: 19€
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