Biennale di street art a Padova: 15 artiste da conoscere

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Cosa succede quando gli spazi pubblici di una città intera vengono messi a disposizione dell’arte? “Super Walls” è la Biennale di street art che ha coinvolto 39 artisti internazionali nella realizzazione di 35 grandi opere d’arte pubblica a Padova. Artisti e artiste chiamati a interpretare con il loro filtro creativo un tema preciso: la rinascita. Argomento quantomai interessante da indagare in giorni che sembrano portarci alle porte di un’era post-pandemica.

jdl_ospedale-s-antonio_padovaLa Biennale è alla sua seconda edizione, e tra le 35 opere realizzate su grandi superfici dislocate nel tessuto urbano di Padova, spicca il murale più grande d’Italia, esteso per quasi 4.000 metri quadri e comparso sull’acquedotto per mano del collettivo francese La Crémerie. Non che le altre opere non siano da annotare: forse meno monumentali ma certamente non meno intense per qualità e profondità dei messaggi che portano. Come il commovente murale dell’artista olandese JDL, un abbraccio alto più di 20 metri sull’ospedale Sant’Antonio, commovente regalo di nozze per il fratello adottivo e la moglie malata di cancro al seno. L’opera raffigura un uomo e una donna, nudi, che si abbracciano andandosi a dissolvere dalla vita in giù. L’autrice ha raccontato che si tratta del momento in cui lei ha raccontato della sua malattia e lui, in tutta risposta, le ha chiesto di sposarlo. Un racconto non tanto di rinascita, quanto di forza e condivisione in un abbraccio che tiene saldi mentre tutto intorno si sgretola e cede.

ale-senso_-impianto-idrico-acegasapsamga_abano-terme-pdEd è solo una delle tante sfumature raccontate in queste opere, che utilizzano gli stili e le differenze che compongono il grande contenitore che chiamiamo street art, mostrandone tutta la potenzialità e l’intensità. La francesce Anna Conda, sul muro dell’Azienda ospedale dell’Università di Padova, ha scelto di rappresentare il mito della fenice, per raccontare proprio in uno di quei luoghi simbolo dell’emergenza pandemica, i cicli di morte e resurrezione, come se la rinascita fosse una nuova tappa nel ciclo della vita. Oppure l’opera dell’italiana Ale Senso, che sull’impianto idrico di Abano Terme ha realizzato un racconto allegorico in cui l’acqua diventa simbolo di una rivoluzione che porta l’uomo a riconoscere la propria connessione con le altre forme di vita, quindi con l’ambiente e, infine, con sé stesso. La figura attorno la quale si svolge questo processo è una giovane donna, a simboleggiare la necessità che nell’umanità “rinata” prevalga il carattere femminile, la tendenza a un atteggiamento di collaborazione e di cura nei confronti dell’altro.

capo-bianco_palazzetto-dello-sport_abano-terme-pdE la presenza femminile si fa notare nel parterre di questa manifestazione: sono 13 le artiste, di cui 3 italiane. Oltre alla bergamasca Ale Senso, segnaliamo la presenza della romana Alessandra Carloni; con la sua cicogna della rinascita sul muro di un supermercato, di Pamela Randon ed Elena Meneghetti, in coppia RA.MEN, su un muro della sede di Antenore Energia con l’opera “Femminile singolare”; e Capo Bianco, che con il suo inconfondibile stile geometrico ha decorato il palazzetto dello sport di Abano Terme, raccontando la storia di un essere umano che fluisce tra passato e presente, frammentandosi ma anche accogliendo quell’armonia cosmica in cui tutto ha un suo ordine.

La kermesse è stata curata dalla critica d’arte Dominique Stella e dal gallerista Carlo Silvestrin, e ha posto l’accento sulla presenza delle 13 artiste in una branca dell’arte che nell’immaginario collettivo è appannaggio maschile. Ma se si chiede a Dominique Stella se la street art realizzata da donne sia utile a supportare l’inclusione e la parità di genere, è così che risponde: “Quello che conta è la bravura dell’artista. Se l’artista dimostra un reale talento, il fatto particolare di essere donna non aggiunge e non toglie niente, è soltanto un antagonismo determinato dalla società. Quello che si giudica è la qualità dell’opera. È una domanda che si farebbe a un uomo? Il fatto di porre la domanda crea l’esclusione e implica disuguaglianza”.

Una visione che speriamo di realizzare quanto prima, allora non serviranno più gli spin-off per sottolineare e proteggere la presenza femminile, ma si sarà capaci semplicemente di riconoscere il talento e la bravura. Non solo nell’arte.

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  • Elena |

    Ho partecipato come duo RA.MEN a superwall realizzando l’opera della parete di Antenore energia. Siamo donne e italiane e non ci avete citato!

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