Lgbt+, in 69 Paesi essere gay è illegale. In Italia la legge Zan è bloccata

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In Croazia, un tribunale ha stabilito che le coppie dello stesso sesso non dovrebbero essere discriminate quando cercano di adottare bambini. A Taiwan, un tribunale si è pronunciato a favore del riconoscimento del matrimonio di una coppia gay transnazionale, in un primo passo verso il pieno riconoscimento di queste unioni. Un uomo trans in Argentina è stato prosciolto dall’accusa di tentato omicidio, riconoscendo di aver tentato invece di difendersi dai suoi aggressori.

Sono solo alcune delle notizie delle ultime settimane che riguardano il mondo Lgbti. Notizie che spesso arrivano dai tribunali, dove singoli fanno di battaglie personali gli avamposti di conquiste più ampie per l’intera società. Conquiste che poi vengono sancite dal legislatore. Sempre nelle ultime settimane, ad esempio, negli Stati Uniti, il New York City Council ha approvato un disegno di legge che impone una campagna di sensibilizzazione per educare il pubblico sui danni di interventi medici non necessari sui bambini intersessuali. Ma per ogni passo avanti, ci sono diversi passi indietro. Basti pensare che nel frattempo, in Uganda, il Parlamento ha approvato un disegno di legge che vieta “atti sessuali consensuali tra persone dello stesso sesso“, rafforzando la criminalizzazione di tali atti che è già codificata nel codice penale del Paese. Per non parlare di quanti ancora muoiono per le loro scelte private e il loro attivismo pubblico, come nel caso di Polikalepo Kefu, difensore dei diritti umani LGBTI di Tonga.

La mappa dei Paesi in cui essere gay è illegale

Basterebbe questo a far capire perché sia ancora necessaria una giornata contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia. Ma proprio in questo 17 maggio forse è necessario anche ricordare qualche dato in più. In questo ci viene in aiuto la mappa che ogni anno disegna Ilga World – the International Lesbian, Gay, Bisexual, Trans and Intersex Association, una federazione di 1600 associazioni di 150 Paesi al mondo.

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Nella fotografia scattata a fine 2020, risultavano essere 69 gli Stati membri delle Nazioni Unite, che continuano a criminalizzare atti sessuali omosessuali consensuali tra adulti (67 per esplicite disposizioni di legge, 2 de facto). Inoltre, questi atti sono criminalizzati in un territorio non indipendente (Isole Cook, Nuova Zelanda) e in alcune giurisdizioni all’interno di due Stati membri delle Nazioni Unite (Gaza in Palestina e alcune province in Indonesia)

In 6 Stati membri delle Nazioni Unite, poi, la pena di morte è la pena legalmente prescritta per atti sessuali omosessuali consensuali: Brunei, Iran, Mauritania, Nigeria (solo 12 Stati del nord), Arabia Saudita e Yemen. In altri 5 Stati membri delle Nazioni Unite – Afghanistan, Pakistan, Qatar, Somalia (compreso il Somaliland) e gli Emirati Arabi Uniti – alcune fonti indicano che la pena di morte potrebbe essere potenzialmente imposta per condotta omosessuale consensuale, ma a riguardo mancano prove certe.

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Italia, che fine ha fatto il disegno di legge Zan?

Nel report di Ilga, naturalmente, non può mancare l’Italia che per il 2020 finisce nella lista delle buone notizie:

In Italy a bill that, if approved, would offer broad protections against discrimination based on sexual orientation was passed in November at the Chamber of Deputies and is to be discussed by the Senate in due course.

Si tratta del disegno di legge Zan (dal cognome del parlamentare primo firmatario), approvata alla Camera il 20 novembre 2020, che si riallaccia alla legge Mancino che contrasta i reati di razzismo e prevede il carcere da uno ai quattro anni per chi istiga alla violenza omofobica intervenendo sull’articolo 604 bis del codice penale.

Ma a che punto siamo ora? Di fatto si è scatenato uno scontro per i correttivi che andrebbero apportati (che non vada affossata è stato riconosciuto ieri anche dalla Cei). Il disegno di legge contro l’omotransfobia tornerà martedì all’esame della commissione Giustizia del Senato. Il suo iter a palazzo Madama si annuncia lungo e ricco di ostacoli. Il dibattito della politica resta acceso, con il centrodestra che annuncia battaglia e l’ex maggioranza del Governo Conte 2 determinata (anche se non mancano i distinguo) a portare a casa il provvedimento entro la fine di questa legislatura.

Sono oltre 120 le richieste di audizione presentate dai partiti in commissione Giustizia (70 dalla Lega, 30 da FI, 10 da Iv, 9 dal Pd e 5 dal M5S) e c’è già chi è pronto a scommettere che il presidente, il leghista Andrea Ostellari, che è anche relatore del ddl, concederà ascolto ad ogni associazione che si ‘autocandida’ per esporre le proprie ragioni in Parlamento. Non c’è per altro una linea unica neanche all’interno della sinistra. Nel Pd, ad esempio, non mancano le voci critiche e i distinguo, tanto che il segretario Enrico Letta ha dovuto porre una personale questione di fiducia chiedendo ai suoi di “votare il testo così com’è” per riuscire a raggiungere il traguardo dell’approvazione.
A questo si aggiunga che si stanno moltiplicando le proposte “alternative. Il 4 maggio la senatrice di Forza Italia Licia Ronzulli ha presentato un disegno di legge per modificare l’articolo 61 del codice penale che si occupa delle circostanze aggravanti comuni di un reato. Il disegno di legge Ronzulli vorrebbe introdurre, tra le aggravanti comuni, gli atti discriminatori e violenti per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere o sulla disabilità, intervenendo dunque sulla questione da un punto di vista punitivo generico.
Nella stessa direzione si muove la lega. Lo stesso Ostellari ha annunciato: «È pronto un testo della Lega che mira a tutelare tutte le persone più vulnerabili, ampliando la sfera rispetto al ddl Zan».
Nel frattempo, il Movimento 5 Stelle ha fatto sapere che, applicando l’articolo 77 del regolamento del Senato, ha raccolto le firme necessarie (un decimo dei componenti del Senato, quindi minimo 33) per richiedere la calendarizzazione d’urgenza in aula del ddl Zan e abbinati. Si andrebbe dunque direttamente all’esame del Senato, senza relatore e saltando l’ostruzionismo in commissione. Ma la cosa non sembra così semplice, perché la senatrice Monica Cirinnà ha comunque sottolineato come sia necessario prima far approvare il testo dalla commissione Giustizia, in modo da non trovarsi in aula con diverse proposte di legge.
Una legge sulla omotransfobia in Italia è necessaria e attesa da tempo. E’ una risposta che aspettano lo studente Henry Gomez Simón Andre, insultato e poi preso a calci e pugni da un gruppo di giovani a Torino in aprile, e l’attivista Jean Pierre Moreno, aggredito a Roma con il suo compagno a marzo. E noi con loro.
  • gloria |

    ben venga la legge Zan come anche la tutela delle persone più vulnerabili che ancor oggi , alla soglia del 2030, sono discriminati ed emarginati.Atal riguardo sono a favore delle telecamere poste negli asili nido, scuole d’infanzia e RSA.Pene più dure rispetto coloro che presentano comportamenti discriminatori o di violenza anche psicologica.

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