Camera, 8 marzo: l’impatto di genere entra nei dossier del Servizio studi

Valutazione dell’impatto sulle donne delle proposte di legge e vaglio degli interventi del Recovery Plan con attenzione alla questione di genere.  Sono due linee di azione che si stanno sviluppando a Montecitorio per fronteggiare il divario di genere, come riferisce la vicepresidente della Camera Maria Edera Spadoni (M5S).

La prima iniziativa è l’introduzione, nei dossier sulle iniziative legislative realizzati dal Servizio Studi, dell’analisi dell’impatto sulle donne delle misure proposte. Spadoni ricorda che il tema della valutazione dell’impatto di genere delle norme è nato con l’approvazione di un ordine del giorno trasversale a sua prima firma al Bilancio interno di Montecitorio per il 2020. E lunedì 8 marzo in occasione dell’iniziativa “È sempre 8 marzo”, questo ordine del giorno vede la sua concretizzazione con l’avvio da parte del Servizio Studi dell’inserimento di un paragrafo ad hoc con la “valutazione di impatto di genere” nei dossier di documentazione che illustrano e analizzano le proposte di legge.

Una analisi di questo tipo, rileva Spadoni, “c’è già in alcuni Paesi e nel Parlamento europeo perché dunque non farla anche in Italia?”. Si parte con una sperimentazione nei dossier relativi alle proposte di iniziativa parlamentare che terrà conto dei criteri e della metodologia utilizzati da organismi internazionali e anche dal Mef per la redazione del “bilancio di genere” ma, a differenza di quest’ultimo, la valutazione, sottolinea la vicepresidente della Camera sarà “ex ante e più articolata: potrà essere neutra, positiva o negativa. Nel concreto vuol dire che qualsiasi proposta di legge avrà una valutazione sull’impatto che potrà avere sulle donne. Ad esempio – spiega – se viene presentata una proposta per aumentare i fondi per il trasporto pubblico e se i dati Istat dicono che per nucleo familiare c’è solo un’automobile a disposizione e sono le donne a usare generalmente il trasporto pubblico, l’implementazione di questa misura avrà un impatto di genere estremamente positivo”.

L’altro versante di azione riguarda la valutazione delle politiche del Recovery Plan e assume una valenza ancora più rilevante in una situazione come quella creata dalla pandemia Covid che, ricorda la parlamentare M5S, ha penalizzato in misura maggiore le donne: dall’aumento delle attività di cura di bambini, anziani e disabili che pesa per lo più su di loro, all’impatto sull’occupazione. Da qui, riferisce Spadoni, la decisione dell’Intergruppo donne di Montecitorio di tenere nei giorni scorsi una riunione con tutti i capigruppo “per dire loro che nel Pnrr è necessario ci sia un forte focus sulla questione femminile”.

L’obiettivo è che ogni singola commissione produca nel parere sul Recovery anche una valutazione sulla parità di genere, ognuna per la parte di propria competenza, che poi sarà riflessa nel parere che la commissione Bilancio sarà chiamata a dare sul documento. “I capigruppo si sono resi disponibili – afferma Spadoni – a riprova che la questione femminile è trasversale, non ci sono battaglie ideologiche o partitiche”. L’iniziativa potrebbe coinvolgere anche il Senato, visto che la questione è stata affrontata anche nel gruppo Pari opportunità del M5S cui partecipano sia deputati che senatori.

A livello parlamentare, assicura ancora la vicepresidente della Camera, sarà posta attenzione anche sull’aspetto delicato del vincolo del 57% fissato dalla Ue per l’impiego dei fondi del Recovery nei settori della transizione ecologica e digitale, in cui tradizionalmente la presenza femminile è più debole in Italia. Un “rischio boomerang” per la parità di genere, come sottolineato di recente da Linda Laura Sabbadini, presidente dell’Engagement group Women20.

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