Confida nell’intelligenza e nella sensibilità delle donne. E si affida molto al principio della “sorellanza”, giacché “unite si è più forti”. Anche quando cerca di sostenere chi vuole intraprendere il cammino della genitorialità. Con questo stato d’animo 24anni fa, Laura Pisano, ha fondato L’altra cicogna, associazione nata a Cagliari per dare supporto alle donne o famiglie che ricorrevano alla fecondazione assistita e che col tempo è diventata punto di riferimento per numerose altre organizzazioni di volontariato sparse per l’Italia.
“Possiamo dire di essere state le pioniere di un sistema che oggi si è trasformato in una vera e propria rete nazionale”. Laurea in filosofia e master in pubbliche relazioni, Laura Pisano racconta la storia di un gruppo di donne, il suo, che ogni giorno cerca di regalare un sorriso e dare sostegno a chi vuole percorrere un percorso non sempre scontato perché “non sempre si riesce ad avare un figlio”.
“Siamo partite da Cagliari, dato che al Microcitemico c’era già un centro di diagnosi prenatale e preimpianto e che offriva anche il percorso di fecondazione assistita, come associazione di pazienti. Quindi abbiamo aperto Casa cicogna. Uno spazio per sostenere coloro che arrivavano da altre zone della Sardegna o dalla penisola per sottoporsi al trattamento in ospedale”. Poi la crescita e l’espansione, e il dialogo con le altre regioni. “Con la Puglia 15 anni fa abbiamo fatto un progetto che nel 2018 è stato riconosciuto dalla Regione. E questo grazie anche alla volontà e alla tenacia della presidente dell’associazione che, a distanza, lavora con noi in regime di sorellanza”.
Nel viaggio dell’associazione le “battaglie e l’impegno civile”, come quella “finita in tribunale”, per “smontare la legge 40” del 2004 in materia di procreazione medicalmente assistita. “Quella la sentenza è stata fondamentale per vincere successivamente la nostra battaglia. Una battaglia di civiltà ed emancipazione”.
E non manca neppure l’impegno costante e quotidiano a sostegno di donne o coppie. “La nostra associazione è una sorta di sindacato di pazienti. A chi bussa alla nostra porta non diciamo di andare in un centro o in un altro. Diamo però tutte le informazioni per intraprendere un viaggio che è però caratterizzato da un’incognita. Informiamo senza giudicare”.
Senza dimenticare poi il sostegno a chi, giusto per fare un esempio, è costretto a stare in ospedale. “Ci sono giorni in cui il telefono squilla in continuazione – dice Laura – e magari è una giovane donna che deve stare in ospedale, capita in questo periodo con l’emergenza Covid e no può andare a trovarla nessuno, e quella telefonata diventa valvola di sfogo ma anche motivo di incoraggiamento”.
Quanto alla felicità: “E’ la telefonata che ti arriva da chi hai sostenuto e ti fa sentire il tracciato oppure il messaggio con la foto del neonato”.