“Sono nata a Taranto, 500 milioni di debiti e 90,3% della diossina che uccide l’Italia”.
Parla Martina, diciassette anni. Comincia così la sua storia. Comincia così anche la mia, di storia. Una città, tante vite diverse e tutte partono da lì, da quel luogo affacciato su un golfo della Puglia, quella Taranto meravigliosa, dimenticata, viva e morta allo stesso tempo.
Mai come adesso, ci si è resi conto, di quanto sia dilaniante la scelta tra salute e lavoro, tra chiudere e aprire, tra fermarsi e andare avanti, accettando i rischi che ciò comporta. Taranto vive da sempre così, in mezzo al guado, né di qua, né di là. Una posizione scomoda, in mezzo a due mari, sotto un cielo azzurro terso, sporco, meraviglioso e perfido.
Vivere e morire, restare o scappare. Come si fonde la morte con la vita? Come ci si riesce? Eppure Taranto è ancora lì, ferma e in bilico ancora e ancora. Non sa spostarsi, non conosce tregua. Muoiono madri e figli e continua a respirare, ad essere quella di sempre, a fare innamorare, a far crescere altri figli, altre madri, altri padri.
Da Taranto non sfuggi, puoi scappare ma ti rimane come un tatuaggio sulla pelle. Chi ha vissuto il dilemma, dalla nascita, chi ha visto la morte e la vita, sa che nessun altro posto sarà mai così terribilmente bello, così maledettamente brutto. Martina lo sa, tutti i tarantini lo sanno: “il padre di Giulia ha avuto il trasferimento e dall’Ilva andrà a fare l’ingegnere in qualsiasi altro posto d’Italia…Si lascerà alle spalle, come decine e decine di tarantini, quello che è la città. Si lascerà alle spalle le urla, la rabbia, l’incapacità di reagire, la voce grossa che non serve a niente, i soldi contati, i telegiornali che dipingono Taranto come un bozzetto al bivio tra salute e lavoro. Si lascerà alle spalle il mare che scorre sotto al ponte Girevole, sempre azzurro, sempre uguale, il naso che brucia, le nuvole rosse e quei tramonti che nessuna città al mondo possiede: quando il cielo viene squarciato dal rosso e poi il sole viene inghiottito nel nulla”.
La sua amica Giulia parte e Martina resta. E in questa città si consuma il suo tormento personale, privato, indicibile. Si consuma il suo peccato meraviglioso e imperdonabile.
La ferita incurabile degli amori impossibili la racconta Flavia Piccinni, giovane autrice, anche lei tarantina nel suo libro “Adesso tienimi”.
Esplora l’adolescenza nella sua assolutezza, nei suoi estremi, nelle sue espressioni più acute e drammatiche. Tra le pagine si avvertono le sensazioni che attraversano Martina e che la sferzano come pugnalate. E’ questa l’età dove tutto è vissuto per intero, senza sconti, nemmeno a se stessi. Perfino il dolore.
Eppure Martina non lo nomina mai, non parla a nessuno della sua perdita incolmabile, della malinconia che la sfianca, perché questo sentimento è intraducibile e non si può raccontare, solo vivere. L’amore totalizzante la paralizza. Martina e il suo professore. Nessuno può comprendere. Eppure, si mastica, leggendo, quell’amarezza intensa di questa giovanissima ragazza e ti vin voglia di abbracciarla e metterla in guardia, metterla al riparo da se stessa e da lui.
“Adesso Tienimi”, si, “ti tengo io Martina”, perché lei è ognuno di noi, le nostre colpe, le nostre debolezze, le nostre paure che dovremmo abbracciare, più che scacciare.
Bellissima e disperata, Martina come Taranto. Un binomio di veleno e quiete, un’altalena continua tra restare e scappare, dove sembra impossibile salvarsi.
Fuggire sarebbe salvifico, eppure Martina resta, accartocciata e malconcia, ad annusare l’odore di un baratro che non sembra avere fondo, quell’abisso da cui sembra non poter risalire.
L’amore può trasformarsi in ferita incurabile? Può un sentimento così bello, diventare ossessione senza rimedio? Piccinni scava nel profondo dell’animo della protagonista raccontando la storia di amori che si intrecciano e feriscono come spine aguzze; ci accompagna nella vita di Martina, facendo emergere i luoghi oscuri, le dinamiche irrazionali delle realzioni.
“Hai voluto far parte di tre vite. Le hai volute distruggere tutte e tre. Prima prendendo due donne e consumandole, poi uccidendo me. Mi hai preso, anche se non ti ho voluto. Se entrato dentro di me e, dall’interno, hai iniziato a scardinarmi. Hai dilaniato la mia vita e mi hai fatto impazzire. Mi hai costretta ad essere tua”.
Martina, la giovane e bellissima donna e la sua storia. Sullo sfondo Taranto, bella, dannata, sul bordo di un baratro, anche lei.
Una storia da leggere. Martina siamo noi, con le nostre fragilità nascoste e i nostri desideri mai sopiti.
Flavia Piccinni
Adesso Tienimi
Ed. Terrarossa
Prezzo di copertina 13 euro