Bene l’intervento del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ma occorre una legge per assicurare il principio dell’equilibrio di genere nella composizione delle task force governative. Lo rimarca la senatrice ed ex-ministro della Difesa, Roberta Pinotti (Pd), firmataria di un disegno di legge che prevede l’introduzione di una ‘quota rosa’ del 40% per i consulenti e le commissioni nominate da presidenza del Consiglio e ministeri. E’ “positivo l’impegno del presidente del Consiglio” che ha annunciato una maggiore presenza delle donne nelle task force che stanno affiancando il Governo nella gestione dell’emergenza coronavirus e nella fase due, “però una previsione del genere non può essere per ‘gentile concessione’, deve diventare strutturalmente un obbligo di legge” afferma la senatrice Dem.
La questione non nasce oggi ma è finita sotto i riflettori in questi giorni per la scarsa presenza femminile nelle task force che affiancano l’Esecutivo nella elaborazione delle strategie per affrontare l’emergenza coronavirus. La proposta presentata lo scorso 29 aprile modifica la legge 400 del ‘98 sull’ordinamento della presidenza del Consiglio e prevede che nella scelta dei consulenti, il presidente del Consiglio, i Commissari straordinari, le strutture della presidenza del Consiglio e i Ministeri rispettino il principio di equilibrio di genere, con una quota di almeno due quinti delle designazioni fatte in corso d’anno. Una riserva, in attuazione del principio della parità di genere, che dovrà essere rispettata anche nella composizione di comitati di consulenza. Si prevede inoltre che le novità dovranno valere, attraverso l’emanazione di un apposito regolamento, anche per gli organismi già esistenti.
D’altronde, ricorda Pinotti, già dal 2011 il Parlamento ha approvato una legge, la Golfo-Mosca, che “impone alle aziende private, quotate, la presenza di almeno il 30% di donne nei Consigli di amministrazione. Mi sembra assurdo che poi questa regola per lo Stato, per il Governo, non esista. Avrebbe dovuto essere spontanea ma il dato ha dimostrato che con la buona volontà non viene”.
La senatrice aggiunge di guardare “con una certa prudenza e anche un po’ di preoccupazione al proliferare eccessivo di task force e forse in questa fase ce ne sono un numero un po’ debordante. Il mio – ci tiene a sottolinearlo – non è un invito a moltiplicarle, tutt’altro, ma a prevedere che devono essere composte da uomini e donne”. In particolare, in questa fase occorre “ripensare la ripartenza in un modo nuovo e pensare di farlo senza un pezzo d’Italia, cioè senza un ruolo delle donne è limitante”. Quindi il riequilibrio annunciato, dopo appelli giunti dalla società civile e la mozione di un gruppo di senatrici, tra cui anche Pinotti, “è una notizia molto positiva ma questo non elimina l’esigenza di un disegno di legge. Anche la presentazione della mozione e degli appelli – spiega la senatrice – hanno reso evidente al presidente del Consiglio che non è accettabile una ricostruzione senza donne, quindi bene Conte ma si va avanti”.
Anche perché più in generale, come dimostrano i risultati positivi della legge Golfo-Mosca che è stata recentemente prorogata, uno sguardo “con occhi diversi e a 360 gradi, non solo è giusto ma è anche utile”. Quella legge, ricorda la senatrice, fu approvata in maniera trasversale dal Parlamento, anche se dopo una battaglia non facile: “Mi auguro – sottolinea – che anche questa proposta sia approvata da tutte le parti politiche: con una alleanza, le donne in primis, di tutti. Non deve essere una legge di parte ma realizzare una larga convergenza”. Al momento, riferisce, “c’è una adesione praticamente unanime di tutto il gruppo del Pd, a partire dal capogruppo, ma lavoro per ampliarla ad altri gruppi politici, possibilmente non solo di maggioranza”.