Nei beni confiscati agli Schiavone si producono mascherine per i centri anti-violenza

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Metti un bene confiscato alla camorra, una delle ville della famiglia Schiavone, a Casal Di Principe. Metti la trasformazione del bene confiscato al clan in un centro di accoglienza, Casa Lorena, per le donne che escono dal percorso della violenza. Metti anche l’avvio di attività economiche, per dare un futuro a queste donne, a partire dalla cucina, con il laboratorio di catering e pasticceria “Le Ghiottonerie di Casa Lorena”, al tessile, con il progetto “Seta e moda” per creare accessori destinati alle donne ammalate di cancro al seno.

Sembra andare tutto per il verso giusto quando arriva l’evento imprevidibile, il Covid19, a ostacolare, improvvisamente, tutti i progetti. Sembrerebbe una situazione difficile da superare, con le donne costrette a interrompere gran parte delle attività che le rendevano indipendenti economicamente, e quindi le affrancavano definitivamente, e le strutture anti-violenza in panne perché senza mascherine non riescono a lavorare. Ma Casa Lorena ha reagito immediatamente. L’iniziativa di creare accessori di moda, per cui aveva ricevuto un finanziamento dalla Regione Campania e che era pronta per partire, è stata riconvertita in attività di produzione di mascherine, da destinare a tutti centri anti violenza italiani mappati dall’Istat. E proprio ieri è partita la prima spedizione di 270 mascherine dirette a strutture sparse in tutta Italia.

dscn2864Dietro questo progetto c’è la Cooperativa sociale E.V.A. che gestisce cinque centri anti-violenza e tre case rifugio, tra cui Casa Lorena, centro caratterizzato proprio dall’opportunità offerta alle vittime di violenza di autodeterminarsi da un punto di vista lavorativo. La Casa aveva recentemente deciso di compiere un passo in più e insieme alle associazioni Co2 Crisis Opportunity Onlus, daSud APS, la Rete San Leucio Textile e il Consorzio Agrorinasce, con un finanziamento della Regione Campania per il buon utilizzo dei beni confiscati, era pronta ad avviare il laboratorio per produrre accessori di alta moda. Attività che, a causa della pandemia di coronavirus, è stata temporaneamente rimodulata, impegnando le donne fuoriuscite da situazioni di violenza nella produzione di mascherine contro il virus.

“Le mascherine – racconta Giusi Arrichiello, una delle donne vittime di violenza che sono state accolte da Casa Lorena – le facciamo noi, dalla A alla Z, le cuciamo, mettiamo l’elastico, le stiriamo. Siamo in quattro ad occuparcene, tre donne del centro, e la cuoca della casa. All’inizio non è stato facile, ma ci siamo adeguate, ci stiamo riuscendo, stiamo anche diventando più veloci”. Giusi che, dopo un lungo percorso di violenza, dice di esser rinata proprio nella Terra dei Fuochi grazie all’accoglienza ricevuta a Casa Lorena, inizialmente si occupava dei progetti legati alla cucina, e stava partecipando all’avvio di una produzione di taralli in programma per marzo scorso. Poi l’arrivo del coronavirus che ha sospeso ogni piano. Di fronte alla possibilità di occuparsi delle mascherine, la donna era piuttosto spaventata, temendo di non averne le capacità. “Come hai imparato a fare taralli, mi ha detto Lella Palladino della società cooperativa E.V.A., imparerai anche a fare mascherine. E così è stato”, racconta ancora Giusi.

dscn2931Palladino, che è stata anche presidente dell’Associazione nazionale D.i.Re, sottolinea che “viviamo tutti settimane molto difficili, ma ci sono territori nel nostro Paese in cui le difficoltà diventano drammatiche: le diseguaglianze sociali preesistenti durante la quarantena si acuiscono. È quindi oggi più che mai indispensabile sostenere l’autonomia economica delle donne più in difficoltà reagendo alla crisi con azioni concrete che promuovano occupazione ed empowerment”.

I presidi di protezione confezionati dalla Cooperativa E.V.A. saranno destinati alle operatrici dei Centri anti-violenza in maniera gratuita e l’iniziativa che ha ricevuto il plauso della ministra per le Pari opportunità, Elena Bonetti. Il finanziamento ottenuto dalla Regione Campania potrebbe però non rivelarsi sufficiente. Come spiegano le organizzazioni promotrici dell’iniziativa, “c’è bisogno del sostegno e del supporto delle tante e dei tanti che credono nelle potenzialità e nella forza di questo progetto per dimostrare da subito che l’esperienza negativa che stiamo vivendo porta con sé qualcosa di straordinario e cioè la costruzione di una società migliore che non lascia indietro nessuna”. Presto sarà dunque avviata una campagna di raccolta fondi a sostegno delle mascherine contro la violenza sulle donne, contro le mafie, contro il Covid19.