Lavorare in video: sai come essere efficace?

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“Save the date”, “free webinar”, “partecipa anche tu”. Un numero sempre crescente di proposte oggi intasa la nostra posta: tutte fanno leva sulla necessità sempre più evidente di dover essere “Comunicatori efficaci”, soprattutto in tempi di lockdown e di smart working forzato.

Niente di più vero. Nell’era dell’esposizione continua, la rete è straripante di informazioni riguardanti persone, fatti ed eventi, come un archivio in continuo aggiornamento. Praticamente è diventato impossibile cercare di disperdere le eventuali prove di una nostra “pessima figura” in ambito comunicativo: rimangono lì, implacabili, a testimoniare la nostra performance. Ma se fino a qualche settimana fa il cruccio principale poteva essere l’immediata diffusione online a imperitura memoria dei nostri speech e dei nostri interventi (magari postati anche a nostra insaputa) ora le cose si sono ulteriormente complicate poiché videochiamatevideoconferenzewebinar sono diventati i nostri principali strumenti di business. 

Diventa così necessario comprendere rapidamente come massimizzare la nostra competenza comunicativa, sia in presenza che sul web, e apprendere le tecniche più appropriate che ci possano sostenere e valorizzare. Bisogna imparare a lavorare in modo ancora più accurato su ogni piccolo dettaglio. Questo perché, online, non disponendo del “calore” dato dalla possibilità di contatto, è necessario imparare a connettesii profondamente con quello che siamo e che vogliamo comunicare. Lo schermo e l’obiettivo non mentono mai.

La giusta formazione è fondamentale. Ma può essere anche utile rubare qualche trucchetto osservando i grandi comunicatori all’opera. Osservandoli, sarà più facile comprendere come non sono le parole a veicolare la potenza del messaggio, o perlomeno non da sole. I gesti, le pause, il tono della voce, l’autenticità, sono solo alcuni degli elementi che non devono sfuggirci di mano se vogliamo comunicare in modo efficace. Facciamo qualche esempio.

“Frankly my Dear; I don’t give a Damn

Si tratta del celebre “Francamente me ne infischio” di Via col vento? Un classico. Ma sarebbe mai entrata nella storia del cinema se Clark Gable l’avesse pronunciata con uno sguardo vago e farfugliando le parole in modo incomprensibile? La formula vincente in questo caso è: 

messaggio potente (le parole) + autenticità/gestione emozioni + Body Language consapevole + tecniche di Comunicazione efficace (incluse tecniche di articolazione e dizione)

Il buon Clark ha dovuto lavorare su tutto questo, preparandosi senza trascurare alcun aspetto e imparando a stabilire una chiara relazione con la macchina da presa.

Ich bin ein Berliner

Un altro “Classico”, questa volta in abito politico. Prendiamo  J.F. Kennedy, che ha dato un fortissimo contributo al tema della gestione della Leadership e della comunicazione strategica attraverso la gestione consapevole del proprio Body Language, sia di persona che davanti alle telecamere. La sua è una comunicazione assolutamente naturale eppure studiata nei particolari. Nelle parole che pronuncia a Rudolph Wilde Platz- Belino ovest il 26 giugno 1963 possiamo notare che la forza del suo messaggio è sostenuta da una breve pausa ad effetto unita ad un cambio nella direzione dello sguardo: da basso sui fogli, si fa diretto e frontale. Qui la formula è:

messaggio potente (le parole) + autenticità/gestione emozioni + Body Language consapevole+ tecniche di Public Speaking e Comunicazione efficace

E tutto questo è stato colto dalle telecamere di tutto il mondo. Negli Stati Uniti i leader e i loro staff studiano puntualmente la comunicazione efficace e il body language, sia per le situazioni in presenza che per quelle online, avendo ormai da tempo compreso che in questo modo il messaggio da veicolare potrà essere potenziato o contraddetto, con conseguente oscillazione di voti. In Italia alcuni hanno cominciato a porsi seriamente la questione, anche se siamo ben lontani dalla meticolosità che si può ritrovare nei colleghi stranieri ed è rara una piena consapevolezza di sé anche di fronte all’obiettivo. Con qualche eccezione. 

Lo show di Silvio Berlusconi al Quirinale

Tutti ricordiamo l’episodio in cui davanti alle telecamere, con pochi e – a mio parere – studiatissimi gesti, il capo di Forza Italia ha letteralmente rubato la scena a un ignaro Matteo Salvini.

Osserviamolo in questi due momenti, “l’elenco” e “la conclusione”:

Nel primo video inevitabilmente l’attenzione si sposta sulle mani di Berlusconi e non più sui contenuti espressi dal collega; nel secondo, invece, Berlusconi utilizza un gesto quasi “paterno” che, se può sembrare di primo impatto semplicemente “bonario” ha invece il non poco importante effetto di trasmettere e ricordare all’audience la sua maggiore esperienza e familiarità con il luogo e con il ruolo: non a caso infatti è lui ad accompagnare gli altri due verso l’uscita, come farebbe un perfetto padrone di casa. In entrambi questi due esempi abbiamo quindi:

Controllo e gestione delle emozioni (proprie e dell’audience) + gestione del proprio Body Language per una Comunicazione efficace

Il tutto a favore di telecamera.

Parlando di Comunicazione efficace ci sono poi dei veri e propri “capolavori” che vanno a testimoniare l’utilizzo davvero consapevole di queste tecniche, oltre all’ uso sapiente dell’emotività e delle proprie energie.

La risata di Joker


Prendiamo il lavoro sulla “risata” proposto dal recente premio Oscar Joaquin Phoenix per la costruzione del personaggio di Arthur Fleck nel film Joker. In questo esempio non c’è neppure bisogno di un messaggio verbale, tutto si basa sulla straordinaria capacità dell’attore di creare emozione anche tramite un’accuratissima gestione delle tecniche di Body Language.

Phoenix- Arthur riesce a “dividere” il proprio volto in due macro-aree, la parte superiore atteggiata al pianto, quella inferiore al riso, scivolando anche a livello sonoro dall’uno all’altro piano, così da suscitare un incredibile effetto di spaesamento nello spettatore. L’inquadratura ravvicinata esalta tutto questo lavoro.

Ci son cascato di nuovo

Infine, fresco di partecipazione all’ultimo Festival di Sanremo, guardiamo Achille Lauro nell’interpretazione della cover “gli uomini non cambiano” di Mia Martini, insieme ad Annalisa.

Mentre lei si esibisce in primo piano, la nostra attenzione viene improvvisamente focalizzata da Achille Lauro che, con uno sguardo intenso e un lento gesto del braccio, crea “un fatto” che ci seduce, nel senso letterale di “condurci a sé”. In quel momento performativo, evidenziato dallo spostamento della camera da presa che va lentamente dalla cantante al performer- non ha meno valore della voce.

Certo gli esempi fatti sono di veri professionisti della comunicazione, ma la situazione attuale richiede a tutti uno sforzo maggiore. Anche nella comunicazione.