Bambini e adolescenti confinati in casa, tra scuola virtuale, regole da ricreare, routine da recuperare, giornate da inventare, interrogativi a cui rispondere. Nella gestione delle 24 ore in casa in tempi di coronavirus, con giornate dilatate e impegni saltati, molte delle nostre attenzioni sono impegnate dalla risoluzione di problemi di natura pratica, in una quotidianità totalmente nuova. Questo vale anche per i nostri figli, alle prese con le lezioni virtuali e non solo. Ma non basta.
Se per la gestione dell’emergenza sanitaria la Cina è diventata il nostro faro, qualche indicazione ce la può dare anche sulla gestione della quarantena. In Cina, la chiusura delle scuole ha chiuso in casa oltre 220 milioni di bambini e adolescenti, 180 milioni di scuola primaria e secondaria e 46 milioni di scuola dell’infanzia. L’home schooling è stato una garanzia immediata, grazie alla capillare amministrazione cinese e all’enorme sforzo di scuole e insegnanti. Ma non basta. E questo vale anche per noi.
In un articolo pubblicato su Lancet, infatti, medici e del Children’s Medical Center di Shanghai, hanno messo in evidenza che oltre all’istruzione e garantire il percorso scolastico – questione ovviamente fondamentale – ci sono altri aspetti che non vanno trascurati nel prolungato confinamento domestico. Citando una serie di ricerche sul tema, lo studio mette in evidenza gli effetti psichici e fisici negativi che possono derivare dall’isolamento di bambini e adolescenti.
Quando sono in vacanza o nei week end i ragazzi e i bambini sono in genere fisicamente meno attivi, passano più tempo davanti agli schermi, hanno orari di sonno irregolari e una dieta meno accurata, il che porta in genere all’aumento del peso e a un minore benessere cardiorespiratorio. Ovviamente, questi effetti si amplificano se la vita è concentrata tra le quattro mura di casa, senza interazioni sociali e attività all’aperto.
Dal punto di vista psicologico, poi, vanno presi in considerazioni gli elementi stressanti (che riguardano anche gli adulti): la durata prolungata dell’isolamento, la paura dell’infezione, la frustrazione, la noia, la mancanza di contatti personali e di relazioni con amici, compagni di classe, insegnanti, la mancanza di spazi privati in casa, sono tutti elementi che pesano sul tono dell’umore e sul livello di ansia, così come sulla percezione della realtà. In una ricerca, è stato mostrato come i livelli di stress post-traumatico dei bambini che hanno vissuto la quarantena sono quattro volte maggiori rispetto agli altri. Inoltre, l’interazione tra stili di vita e stress psicologico causati dal confinamento in casa possono ulteriormente aggravare gli effetti sulla salute, in un circolo che diventa presto vizioso.
In questo quadro, la buona notizia è che tutto – o quasi – dipende da noi. Un ruolo importante, ovviamente, per veicolare messaggi sull’importanza dell’attività fisica anche in casa, di una dieta sana, di una buona igiene personale e di ritmi di vita adeguati, ce l’hanno le istituzioni, la scuola, gli insegnanti. Ma c’è anche da dire che sono i genitori le risorse più vicine e migliori in questo caso. E’ a loro che i bambini e i ragazzi si possono rivolgere, sono loro – siamo noi – il loro ‘role model’ nell’adottare innanzi tutto comportamenti salutari. Da una buona salute fisica, da una quotidianità con confini sicuri e garantiti, passa anche un adeguato benessere psichico. Cominciamo da noi, quindi, per fare da modello positivo.
Non solo: parliamo, comunichiamo, con un linguaggio e con messaggi adeguati all’età dei nostri figli. Non fingiamo di non essere preoccupati, ma cerchiamo allo stesso tempo momenti di allegria, leggerezza e condivisione. Non neghiamo le nostre – e le loro – paure, cerchiamo di ascoltarle, condividerle, ma senza amplificarle. Bambini e adolescenti sono costantemente esposti al flusso di notizie sulla pandemia, parliamone con loro, spieghiamo, rispondiamo alle loro domande: questo li può aiutare a gestire ansia e ad evitare il panico.
Monitoriamo i loro comportamenti, insieme ai nostri, e allo stesso tempo rispettiamo le loro caratteristiche, le loro identità, i loro spazi. Insieme ai nostri. La vicinanza in casa, non mette solo a dura prova i nervi della famiglia, può rappresentare un buon momento per aiutare bambini e ragazzi a sviluppare strumenti di auto-disciplina, a migliorare la comunicazione. Con il giusto approccio da parte dei genitori, i legami familiari seppur messi alla prova, possono addirittura uscire rafforzati da questa esperienza. Vale la pena tentare.